“I biglietti dei concerti a 10 euro? Pratica scorretta per il pubblico. Gli artisti non sono burattini, ma teste pensanti”: parla Salzano di Friends & Partners

  • Postato il 21 giugno 2025
  • Musica
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Si fa un gran parlare in queste ore dei concerti, soprattutto dei sold out veri o presunti. Selvaggia Lucarelli con la sua newsletter Vale Tutto ha acceso i riflettori su un sistema consolidato da anni. Si è partito dal riempimento degli stadi di Elodie di Milano e Napoli. A pochi giorni dagli eventi, sarebbero spuntati biglietti scontatissimi, a 10 euro. Il link d’acquisto rimandava, infatti, a un form che consentiva di acquistare il tagliando in maniera del tutto regolare.

I fan hanno diffuso gli screenshot sui social dei prezzi stracciati, lamentandosi del fatto che molti avevano acquistato il biglietto a prezzo pieno. Su Ticketone i biglietti erano disponibili a partire da circa 42.90 euro per il settore più economico, fino a superare i 74.75 euro per i settori più vicini al palco. Quindi, cos’è accaduto? La pratica non è nuova. Esistono convenzioni aziendali e universitarie che consentono di acquistare diversi prodotti a prezzi scontati, tra questi ci sono anche i biglietti dei concerti.

Il Codacons è sul piede di guerra: “Una condotta che potrebbe realizzare la fattispecie di pratica commerciale sia scorretta che ingannevole, vietata dal Codice del Consumo, a danno dei consumatori, e su cui l’Antitrust deve intervenire”.

Sul caso è intervenuto anche Ferdinando Salzano fondatore di Friends & Partners, una delle agenzie live italiane più importanti e grosse d’Italia. L’occasione per palarne è stata la presentazione alla stampa, ieri giovedì 19 giugno, a Campovolo di “La Notte di Certe Notti”, l’evento live con il quale il rocker di Correggio celebrerà stasera 21 giugno i 30 anni di “Certe Notti”.

I biglietti da dieci euro sono una pratica scorretta nei confronti del pubblico. Se i biglietti escono a determinati prezzi devono mantenerli. C’è stato un gigantismo su quello che è avvenuto, il meccanismo non è quello che stanno disegnando e su quello che viene ricamato intorno rispetto agli accordi degli artisti (al fatto che gli artisti lavorino ‘gratis’, quando sono in perdita rispetto al mancato riempimento degli spazi dei concerti, ndr). Gli artisti non sono pupazzi né burattini, sono in moltissimi casi teste pensanti che in molte occasioni sono autonomi nelle loro decisioni. Esistono modalità di distribuzione che contemplano i tagliandi omaggio, ma non sono quelle dei 10 euro. I prezzi speciali sono sempre esistiti, ma con numeri limitatissimi: se c’è uno sponsor che dà una mano a organizzare lo show in uno stadio, se dai 100 biglietti non vai a inficiare il rapporto con lo spettatore. Non la facciamo diventare una caccia alle streghe”.

E infine: “È stato disegnato il mercato dei live, come un mercato orrendo, oscuro e malato. In questo senso c’è stato del gigantismo. Io vedo un mercato florido, che sta funzionando. Non abbattiamolo con nubi esagerate, il che non vuol dire non fare chiarezza. Sto molto attento a pronunciare la parola sold out, perché credo che anche quando si parla di 15mila o 25mila persone è comunque una montagna di gente. Noi continuiamo ad aprire date dei tour e continuano ad andare benissimo. Andiamo via dalla ricerca del gigantismo, dalla parola sold out e dall’altra parte impariamo a vivere questi numeri come importanti”.

Una nota a margine: “La politica della famiglia Ligabue è sempre stata ‘no omaggi’, abbiamo lottato per tantissimi anni, non facciamo neanche i biglietti omaggio per le radio. Siamo integerrimi, nessun tipo di privilegio. Non ci sono scheletri nel caso di Luciano. Questa cosa una lezione ce l’ha data, però: da adesso in avanti sto molto attento a usare la parola ‘sold out’ (sorride, ndr)”.

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Il Fatto Quotidiano

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