Hollywood, l’arte nascosta dietro i film cult: Lauri Gaffin, la donna che costruisce i set e poi li distrugge

  • Postato il 29 novembre 2025
  • Di Panorama
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La mission del mio lavoro è costruire installazioni temporanee, mondi e ambienti che durano il tempo di un ciak» racconta la scenografa Lauri Gaffin, una leggenda del cinema americano che gli ultimi 35 anni di vita li ha trascorsi più sul set che a casa sua.

«Una volta realizzato» continua «il set è un’opera d’arte che viaggia con il racconto cinematografico e che viene smantellato e distrutto nel mezzo delle riprese, specie nei film di azione, a nel migliore dei casi alla fine. L’unica testimonianza che resta di un lavoro pazzesco durato settimane, a volte mesi, sono le immagini catturate dai cameraman durante la sua breve esistenza».

Oppure le fotografie scattate da lei stessa sui set dove ha lavorato e ora raccolte nel libro Moving Still. A Cinematic Life Frame-by-Frame (Damiani Books) realizzato con la complice e collaboratrice di lunga data, Florence Fellman. 

«Una volta comprese le intenzioni del regista e del direttore della fotografia e chi sono gli attori, metto in pista un team di professionisti che mi aiuta a definire il budget, scegliere le location e a reperire gli oggetti che servono» racconta da Parigi seduta a fianco dell’inseparabile Florence.

«Non c’è niente di impossibile in questo lavoro, anche trasformare uno studio di registrazione di Manhattan Beach, in California, in Asgard, la dimora mitologica degli dèi nordici per una scena di Thor» racconta miss Fellman.

Lauri e Florence non lo dicono esplicitamente, ma senza il loro lavoro preliminare molti film non sarebbero mai arrivati nelle sale: «I registi e le case di produzione hanno assolutamente bisogno di sapere quando costa mostrare sul grande schermo quello che hanno immaginato. E noi gli forniamo queste informazioni».

Temperature glaciali, deserti bollenti, isole paradisiache e lande desolate nel mezzo del nulla: non ci sono condizioni luoghi e temperature che possano essere d’impedimento per chi di mestiere fa il set decorator: «Per l’episodio pilota della serie tv Fargo ci siamo perfettamente allineate allo stile dei fratelli Cohen. Il concept di look che vogliono comunicare è quello di non avere un look, ma in realtà tutto quello che si vede è stato diretto artisticamente, pensato e pianificato per far credere che sia completamente naturale e che sia sempre stato lì. Anche la leggendaria gelateria, piazzata in un campo spettrale nel gelo desertico di Edmonton, in Canada, e chiamata Babe’s non a caso. Il nome è infatti ispirato a un personaggio inventato del folklore americano dell’Ottocento: Paul Bunyan, un taglialegna gigante, accompagnato nelle sue imprese boschive da un bue blu soprannominato Babe. Ecco perché la statua dell’animale compare sul tetto della gelateria» raccontano intrecciando i rispettivi ricordi. 

«Per le riprese di Iron Man II siamo siamo stati i primi a girare nella sede di Space X (la company aerospaziale fondata da Elon Musk che nel film interpreta se stesso in un cameo di dieci secondi, ndr) a Hawthorne, in California. La scena di Sam Rockwell che costringe Mickey Rourke a costruire un esercito di soldati malvagi in stile Iron Man è stata girata in mezzo agli scienziati informali di Space X: capelloni tatuati che ascoltano hard rock a tutto volume mentre progettano di mandare persone e cose nello spazio. Alla fine del film la produzione ha regalato a Elon una statua ad altezza reale di Iron Man da mettere negli uffici di Space X. Sempre in quei giorni mi sono trovata nella cabina di pilotaggio di un gigantesco cargo militare sulla infinita pista della Edwards Air Force Base tra Los Angeles e San Bernardino» rivela Lauri (è la foto in apetura di articolo, ndr).

I set di Hollywood hanno il potere di aprire le porte di location accessibili a pochi o di aree private chiuse al pubblico come lo spettacolare e sterminato Cerro Pelon Ranch dello stilista Tom Ford nato dal nulla nel deserto del New Mexico: «È un luogo talmente grande che abbiamo costruito lungo una strada immaginaria di diverse miglia decine di facciate di negozi e poi negozi interi per le scene di Thor in cui il Destroyer della Marvel fa irruzione e fa a pezzi qualsiasi cosa incontri. Peccato che il giorno prima di montare i tetti sui negozi si sia messo a nevicare…» ricorda Florence.

«Sempre in Thor, la scena del banchetto delle divinità nordiche dura un minuto ma per realizzarla ci sono volute settimane: abbiamo chiesto a diversi panifici di realizzare decine di pagnotte tre volte più grandi del normale, acquistato zucche giganti, barattoli enormi di miele, decine e decine di cosciotti di carne al sangue, cornucopie e coltelli con il manico fatto di corna di cervo finte. Un delirio» aggiunge Lauri.

«Vedere Harrison Ford volteggiare per piacere nei cieli sopra Kauai, l’isola giardino delle Hawaii è stato uno dei momenti cult della mia carriera. Si era accordato con la produzione e con una compagnia di assicurazioni per utilizzare anche nei momenti di pausa delle riprese il piccolo aereo monomotore De Havilland Beaver. E mentre si divertiva come un matto, entrava nel personaggio del protagonista che nel film sopravvive a un atterraggio di fortuna nell’oceano dopo una tempesta. In quella sequenza una copia dell’aereo è stata trainata in acqua con dei cavi d’acciaio» spiega.

La storia di uno scienziato imprigionato in un mondo parallelo tra piante, dinosauri e alieni che vogliono dominare il mondo è il filo conduttore di Land of the Lost: «Quando siamo arrivati a Trona Pinnacles, in California, abbiamo pensato di essere finiti in un buco nero spazio-temporale. Silenzio assoluto, caldo insopportabile, blocchi di pietre che si stagliano nel bacino di un lago prosciugato, niente acqua, né vegetazione. Abbiamo dovuto caricare camion su camion di cibo, bevande, benzina, servizi igienici, medicine e quant’altro per far fronte a ogni evenienza. Abbiamo avuto la sensazione di prepararci per una missione di guerra» racconta Florence.

«I set dei film possono anche essere luoghi pericolosi» conferma Lauri Gaffin nelle pagine di Moving Still. A Cinematic Life Frame-by-Frame: «Un giorno, durante una perlustrazione a Trona Pinnacle, ho raschiato il fondo dell’auto sopra un cumulo di rocce frastagliate. Ero bloccata nel nulla sotto il sole e senza punti di riferimento. Un carro attrezzi ha faticato parecchio a localizzarmi, anche utilizzando il Gps. Dopo, per cercare di stemperare la tensione, la troupe mi ha accolto con un enorme cartello piantato nella sabbia. Diceva “Lauri, rallenta!”»

Autore
Panorama

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