“Ho visto l’Inferno, c’era una pira di fiamme rotante con anime appese che urlavano chiedendo aiuto. Poi ho visto l’Arcangelo Raffaele in trench”: la storia d Yoga

Un’esperienza di pre-morte tanto dettagliata quanto surreale, con un viaggio che l’ha portata prima nelle profondità di un Inferno dantesco e poi in una sorta di “sala d’attesa” celestiale, gestita da un Arcangelo dall’aspetto di un detective noir. È l’incredibile racconto di Yoga Premananda, una guaritrice olistica di 51 anni, che sostiene di essere “morta” per alcuni minuti dopo un grave incidente stradale.

Tutto è iniziato, racconta, mentre guidava da sola per raggiungere un’amica a una festa. Ricorda di essersi sentita “euforica” e di aver perso il controllo della velocità e della direzione, finendo fuori strada con l’auto. In quel momento, afferma di aver percepito che stava lasciando il suo corpo. La sua prima destinazione non è stata un luogo di pace: “Sono entrata in una stanza fredda e buia”, ha dichiarato, prima di atterrare in una fossa “terrificante”. La sua descrizione al Mirror è vivida: “C’era un forte odore di fumo. C’era una pira di fiamme rotante, con anime appese ad essa, che urlavano e chiedevano aiuto. Le figure d’ombra intorno a me si chiedevano chi fossi. E le dimensioni dell’intera stanza erano strane; le pareti erano ombre e si sentivano fredde, ma calde; asciutte, ma umide”. Nonostante lo scenario, dice: “Non ero spaventata, ma non sapevo cosa stessi facendo nel regno dell’Inferno“.

La svolta nel suo racconto arriva con l’apparizione di una figura che lei identifica come l’Arcangelo Raffaele, noto in molte religioni come una figura di guarigione. Il suo aspetto, però, era tutt’altro che tradizionale: “Indossava occhiali da sole scuri, un lungo trench scuro e un cappello nero“. Dopo essere stata “sfidata” dall’Arcangelo, racconta di essere stata “proiettata in una sala d’attesa per il Paradiso in una frazione di secondo. Mi sentivo molto normale e abbastanza a mio agio. Quando ho raggiunto l’altro lato, mi sono sentita sollevata – era come essere a casa”.

La sua descrizione di questo limbo celeste è quasi burocratica. Ha visto un lungo tunnel bianco con altre anime che andavano e venivano, ma l’Arcangelo Raffaele era il centro dell’attività: “Era seduto a una scrivania, esaminando e timbrando carte con le informazioni delle anime”. La comunicazione, spiega, avveniva senza parole. In quel luogo, ha capito di essere diversa: “Io avevo ancora il mio corpo fisico, mentre le altre anime erano solo sfere di luce che passavano”. Una sensazione familiare le ha fatto capire che non era ancora il suo momento, che non doveva andare fino in fondo a quel tunnel. E infatti poi si è risvegliata.

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Il Fatto Quotidiano

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