“Ho l’autismo ad alto funzionamento, ho provato anche ad uccidermi. Ho la recitazione nei geni e così sono nel cast di La vita da grandi”: la storia di Yuri Tuci
- Postato il 11 aprile 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Il 41enne Yuri Tuci è un autistico ad alto funzionamento con nel cuore l’amore per la recitazione. L’attore è nelle sale cinematografiche con “La vita da grandi” di Greta Scarano con Matilda De Angelis. È un film sull’autismo tratto dalla storia vera dei fratelli Damiano e Margherita Tercon, racchiusa nel libro “Mia sorella mi rompe le balle“.
Tutto nasce “dalle recite delle elementari. Da lì, ho scoperto di avere la recitazione nei geni. – ha detto Yuri a Il Corriere della Sera – Alle medie, ho recitato in Mary Poppins e nel Giardino segreto, poi, non è successo niente fino al 2018, quando, in un locale, ballavo ininterrottamente da tre ore e un ragazzo mi chiede: ma di che ti fai? Gli ho risposto: non mi drogo, è solo adrenalina e autismo. Quel ragazzo si chiamava Lorenzo Clemente e mi ha convinto a scrivere a sei mani, con lui e Francesco Gori, Out is me“.
Nello spettacolo si racconta tutto dell’autismo e di cosa comporti nella vita quotidiana con atteggiamenti ripetuti ed ossessivi: “Il primo è stato strizzarmi di continuo il naso sull’orsacchiotto, finché ho avuto un’emorragia e ne sono rimasto talmente scioccato che ho smesso di botto. Poi, picchiavo la testa contro il muro, i pugni contro il muro. Quello è stato uno dei periodi più brutti. E sono stato manesco, prima di avere consapevolezza e diagnosi. Me ne vergogno tantissimo, ma l’autismo era ai massimi e, non sapendolo, non prendevo psicofarmaci. Ho provato a uccidermi anche. Per fortuna, non sono morto: se no, come avrei fatto a fare tutte le cose belle che ho fatto nella vita?”.
Le prime avvisaglie a 18 mesi e poi la diagnosi definitiva è arrivata a 18 anni: “A 18 mesi ho iniziato a esplodere in crisi incredibili di pianto, non andavo in braccio alle altre persone, mi prendevano tremolii, avevo paura di entrare nei negozi”.
Un consiglio ai genitori di figli autistici: “Di non vergognarsi e di aiutarli a tirare fuori i loro talenti. Di non smettere di so- gnare con loro”.
Cos’è l’autismo ad alto funzionamento –Il Disturbo dello Spettro Autistico (ASD) secondo il DSM-5 comprende disturbi che precedentemente erano classificati come autismo infantile precoce, autismo infantile, autismo di Kanner, autismo ad alto funzionamento, autismo atipico, disturbo pervasivo dello sviluppo non altrimenti specificato, disturbo di Asperger e disturbo disintegrativo dell’infanzia. Dividiamo le manifestazioni dello spettro autistico in: autismo ad alto funzionamento. Si tratta di una condizione in cui non vi è presenza di disabilità intellettiva, ossia il quoziente intellettivo, valutato con test standardizzati, rientra nella norma statistica, quindi uguale o superiore a 70. L’individuo ha sviluppato il linguaggio verbale, non sono presenti disturbi neurologici, acquisisce abilità sociali di base e possiede aree di capacità anche superiori alla norma autismo a basso funzionamento. Una condizione in cui i soggetti non sono capaci di usare un linguaggio appropriato e hanno capacità intellettive al di sotto della norma statistica. (dal sito Santagostino psiche)
La trama di “La vita da grandi” – Irene vive la sua vita a Roma, quando sua madre le chiede di tornare per qualche giorno a Rimini, la città dove è nata e dalla quale è fuggita, per prendersi cura del fratello maggiore autistico, Omar. Una volta insieme, Irene scopre che Omar ha le idee chiarissime sul suo futuro: non ha nessuna intenzione di vivere con lei quando i loro genitori non ci saranno più ed è pronto a tutto per realizzare i sogni della sua vita: vuole sposarsi, vuole fare tre figli perché 3 è il numero perfetto e
vuole diventare un cantante rap famoso. Ma perché tutte queste cose accadano, Omar deve prima di tutto diventare autonomo. Con Irene inizia così un tenero e toccante corso intensivo per diventare “adulto”. Nella loro casa piena di ricordi, Irene e Omar affrontano insieme paure e speranze e scoprono che per crescere, a volte, bisogna essere in due.
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