“Ho attraversato la foresta spettrale della depressione, mi sono fatta ricoverare per uscirne. Fazio? Sembra un prete, ma non è colpa sua…”: parla Ornella Vanoni

  • Postato il 2 maggio 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Gli amori, la depressione, le droghe e l’erotismo all’epoca della storia con Strehler, i rimpianti, l’idiosincrasia per L’appuntamento, la sua canzone cult che detesta. È una Ornella Vanoni appassionata e magnetica quella che si racconta al Corriere della Sera alla vigilia dell’uscita il 6 maggio del suo nuovo libro, Vincente o perdente (La Nave di Teseo), il ritratto scritto con Pacifico. Una vita presa a morsi, sempre, che si può riassumere in una frase: “Tra un passo indietro prudente e un salto nel vuoto io sempre saltato”.

L’AMORE CON STREHLER, L’EROTISMO E LE DROGHE
Uno dei suoi grandi amori è stato Giorgio Strehler, leggendario regista e confondatore del Piccolo Teatro di Milano, che di lei diceva non fosse fatta per il palco. “Lui lo diceva un po’ per spronarmi, certo, ma un po’ anche perché lo pensava, e non senza ragione. Io sento di aver violentato la mia natura ritrosa, la mia timidezza”, ammette Ornella Vanoni, che confessa di essersi a lungo sentita priva di qualunque talento. I fatti poi le hanno dato platealmente torto e salire sul palco è stato per lei come saltare nel fuoco. Con Strehler stringe un sodalizio artistico ma anche sentimentale, che sfocia in una “vita smisurata”. Assieme sfidano i tabù dell’epoca, senza inibizioni: “Se c’era da sperimentare con l’erotismo, se era quello che desiderava, mi affidavo. Se erano le droghe, o qualsiasi possibilità di alterazione, mi allineavo. Se ami qualcuno, non lo lasci mai solo. L’altra persona la perlustri, da cima a fondo”.

L’INCONTRO CON PAOLI, LA SOLITUDINE E LA DEPRESSIONE
Ma il vero amore di Ornella è stato Gino Paoli. Anche se la cantante fa una precisazione non da poco: “Se l’amore si misura a sofferenza, a patimento, a mancanza, a sensazione di urgenza permanente, beh, il grande amore della mia vita è stato Gino”. All’epoca del loro incontro ricorda che erano considerati “due marginali, insomma, due fuori norma” e che decisero di lasciarsi davanti alla scelta di fare un figlio: “Per lui era una realizzazione, io avevo già un figlio da crescere. E mi sono ritratta”. Ci sono compagni in carne ed ossa e altre compagne intangibili che però hanno lasciato un segno profondo nella vita della Vanoni. Come la solitudine, tanto da arrivare a dire di essersi sempre sentita sola: “Da quando ricordo, da quando ero piccola. Una sensazione di non completezza, la certezza di avere un lato scoperto e che nessuno può veramente proteggerti”. Poi c’è la depressione, di cui aveva sofferto anche il padre, che definisce “una foresta spettrale” che ha attraversato tre, quattro volte. Una di queste volte fu così forte da aver scelto di farsi ricoverare e da allora prende gli psicofarmaci: “Non bisogna mai abbandonarli se sei una persona che tende alla depressione. Sono una barriera: ti può venire la tristezza, ti può venire la malinconia, che è anche bella, però la barriera degli psicofarmaci ti impedisce di andare oltre”.

I RIMPIANTI, L’IRONIA E LA TV CON FAZIO
In questo bilancio di una vita fuori dagli schemi – “bilancio che non ho quadrato mai”, come cantava in uno dei suoi bravi iconici, Domani è un altro giorno” -, c’è spazio anche per i rimpianti. Il più grande? Non essere stata presente come avrebbe voluto con suo figlio Cristiano (nato dalla storia con l’impresario teatrale Lucio Ardenzi). “Mio figlio ha sempre pensato che di lui ai suoi genitori non fregasse niente. Lavoravo tanto, ero spesso in giro. Non posso biasimarlo. Tutti abbiamo un senso di colpa per qualcosa, questo è il mio: se un figlio te lo fa pesare come madre soffri come una bestia. Ho sofferto io e ha sofferto lui”. Ironica fino all’estremo – “l’umorismo attenua la paura. Bisogna giocare, perché stiamo vivendo un momento tragico” – la Vanoni non si sottrae quando le chiedono qual è la canzone del suo repertorio che si è stufata di cantare: “L’Appuntamento. Tutti la vogliono, mi chiedono di cantarla sempre e a volte mi stanca”. Poi aggiunge con un graffio ironico: “Mi spiace solo che Roberto Carlos (che ha composto il brano, ndr) guadagni tantissimo per i diritti”. Infine, un passaggio sulla tv e l’impegno con Fabio Fazio, che difende dalle critiche: “Tanti lo detestano, perché dicono che sembra un prete. Ma non è colpa sua, cioè, voglio dire… sembrerà anche un prete… Però la sua è l’unica trasmissione dove non si litiga e trovi sempre ospiti straordinari. Io ad un certo punto mi sono detta che volevo fare televisione e l’ho chiamato. Mi diverto molto con lui, mi mette in scena per come sono”. Ovvero unica e geniale.

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Il Fatto Quotidiano

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