Hezbollah e Hamas, fondi dal Canada: il rapporto che fa tremare Ottawa
- Postato il 23 settembre 2025
- Di Panorama
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Alla fine di agosto, il Dipartimento delle Finanze canadese ha diffuso un rapporto che ha sollevato più di un allarme nei circoli della sicurezza nazionale: Hamas e Hezbollah continuano a ricevere fondi provenienti dal Canada. Non si tratta di episodi isolati, ma di vere e proprie reti di sostegno che approfittano delle vulnerabilità del sistema economico nordamericano. Secondo la valutazione, Hezbollah è addirittura la seconda organizzazione terroristica più identificata nell’ottenere risorse economiche dal Paese. La relazione, intitolata «Valutazione dei rischi di riciclaggio di denaro e finanziamento del terrorismo 2025», delinea con precisione le falle che ancora caratterizzano il regime giuridico canadese, nonostante i progressi normativi compiuti negli ultimi anni. Se da un lato il sistema appare articolato e complessivamente solido, dall’altro l’apertura e la stabilità dell’economia canadese la rendono un bersaglio appetibile per la criminalità organizzata internazionale e, attraverso di essa, per gruppi terroristici intenzionati a nascondere le proprie fonti di finanziamento.
Il traffico di auto come bancomat per Hezbollah
Come scrive il Jerusalem Post uno degli aspetti più inquietanti riguarda il ruolo del commercio di veicoli usati. Il Centro canadese per l’analisi delle transazioni e dei rapporti finanziari (FINTRAC) ha confermato che fondi sospettati di sostenere Hezbollah sono transitati attraverso compravendite di auto. Una tecnica già osservata da fonti statunitensi: i miliziani libanesi acquistano automobili, spesso di lusso, che vengono poi rivendute in diversi mercati internazionali; il denaro così ricavato finisce in Libano, occultato tra fatture e spedizioni apparentemente legittime. Il porto di Montreal emerge come snodo fondamentale di questo schema. Proprio da lì partono i container con vetture di alta gamma destinate al Medio Oriente, all’interno di una rete che mescola attività criminale, logistica commerciale e connessioni con entità terroristiche. Secondo il rapporto, il cosiddetto «trade-based money laundering» resta una delle vulnerabilità maggiori per il Canada: la facilità con cui è possibile costituire società di import-export, unite alla difficoltà di controllare le rotte marittime e i mediatori coinvolti, consente di mascherare il reale utilizzo dei fondi. Per far fronte a questa falla, nel 2025 il regime normativo è stato ampliato: le autorità potranno procedere al sequestro di beni e merci laddove si ritenga che essi siano impiegati come copertura per traffici illeciti o per finalità terroristiche.
Dalla droga alle criptovalute: il doppio binario del finanziamento
Se il commercio tradizionale resta un pilastro, il capitolo più recente è quello delle criptovalute. Hamas e Hezbollah, secondo il Dipartimento delle Finanze, hanno fatto ampio ricorso a monete digitali come Bitcoin e Tether, sfruttando la natura decentralizzata delle piattaforme e la scarsa regolamentazione di molti operatori. Il rapporto definisce questa vulnerabilità «molto elevata» per il Canada: le piattaforme online, spesso prive di controlli sull’identità dei clienti e di procedure di due diligence, diventano veicolo ideale per la raccolta e il trasferimento di fondi. Le due organizzazioni terroristiche sono state tra le prime ad adottare queste tecnologie, integrandole con campagne di raccolta fondi condotte via social media e circuiti digitali paralleli. Allo stesso tempo, Hezbollah mantiene un ruolo centrale nei traffici di droga su scala globale. Cocaina, eroina, fentanyl e captagon sono al centro di una rete che parte dall’America Latina, attraversa gli Stati Uniti e tocca il Canada, generando flussi finanziari che si intrecciano con il sostegno logistico e operativo del gruppo sciita. «La criminalità organizzata – avverte il Ministero delle Finanze – è sempre più utilizzata come intermediario dalle organizzazioni terroristiche per attività di sostegno e persino per il finanziamento diretto di attentati».
Beneficenza sotto copertura
Un altro terreno sensibile è quello delle organizzazioni benefiche e delle associazioni non profit. Hamas e Hezbollah hanno una lunga tradizione nell’utilizzo di enti apparentemente filantropici come strumento di raccolta fondi. Il rapporto canadese evidenzia che, pur classificando la maggior parte delle ONG come a rischio minimo, esiste un piccolo sottogruppo suscettibile di infiltrazioni terroristiche. In questi casi, la vulnerabilità dipende dalla mancanza di controlli adeguati e dall’impossibilità di verificare in modo capillare l’uso finale delle donazioni. L’esempio più eclatante è quello della Samidoun Palestinian Prisoner Solidarity Network, con sede a Vancouver. Nel 2024 Canada e Stati Uniti l’hanno bandita, definendola una «fittizia organizzazione benefica» legata al Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP). Un caso che dimostra quanto sia sottile il confine tra solidarietà politica e finanziamento occulto del terrorismo.
La valutazione complessiva del Dipartimento delle Finanze è che il volume di finanziamenti al terrorismo proveniente dal Canada resti relativamente basso. Tuttavia, lo stesso rapporto sottolinea che «gli attacchi ad alto impatto non richiedono risorse sostanziali per essere messi a segno». Una frase che pesa come un monito: bastano somme limitate, se ben occultate, per consentire a gruppi terroristici di pianificare operazioni devastanti.Dopo la pubblicazione del rapporto, il dibattito politico non si è fatto attendere. Il Centro per Israele e gli Affari Ebraici, commentando un articolo del Toronto Sun del 4 settembre, ha ammonito su X: «Il governo canadese deve colmare rapidamente queste lacune per prevenire questo tipo di infiltrazione». Il Canada si ritrova così stretto in una morsa: da un lato la volontà di preservare la propria economia aperta e competitiva, dall’altro la necessità di blindare le proprie istituzioni contro infiltrazioni criminali e terroristiche. Un equilibrio difficile, soprattutto in un contesto in cui la globalizzazione finanziaria, i traffici illeciti e le nuove tecnologie hanno abbattuto gran parte delle barriere tradizionali.