Hamas: l’Egitto propone scambio di ostaggi e disarmo
- Postato il 12 agosto 2025
- Di Panorama
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Un’iniziativa diplomatica promossa dall’Egitto propone uno scambio integrale di ostaggi e richiede a Hamas di deporre le armi, accettando il ritiro delle Forze di Difesa Israeliane sotto la supervisione congiunta di mediatori arabi, statunitensi e turchi. Donald Trump ha dichiarato ai media israeliani di non ritenere possibile, nelle attuali condizioni, che Hamas accetti un accordo per liberare gli ostaggi, definendo l’obiettivo «molto difficile».
Intervistato da Channel 12 News, l’ex presidente ha evitato di commentare la decisione di Israele di conquistare Gaza City, ribadendo che spetta a Gerusalemme stabilire come riportare a casa gli ostaggi e chiudere il conflitto. Ha aggiunto che Hamas «non può restare a Gaza» e che bisogna «ricordare il 7 ottobre».
La proposta di accordo
Una delegazione di Hamas è giunta in Egitto all’inizio della settimana, dove ha ricevuto una nuova proposta per un accordo complessivo con Israele. L’iniziativa prevede il rilascio di tutti gli ostaggi israeliani, vivi o deceduti, in cambio della liberazione di prigionieri palestinesi detenuti.
In base alla proposta, Hamas dovrebbe approvare una nuova mappa di ritiro delle IDF «sotto supervisione arabo-americana, fino al raggiungimento di un’intesa definitiva sulla questione del disarmo e della governance di Gaza». L’accordo includerebbe la sospensione delle operazioni armate dell’ala militare del movimento e il disarmo, con garanzie fornite dai mediatori e dalla Turchia.
Scetticismo e reazioni israeliane
Un funzionario della sicurezza ha espresso scetticismo: «Le probabilità che Hamas accetti la proposta egiziana sono ridotte. Non appare fattibile: si tratta pur sempre di un’organizzazione terroristica difficilmente incline a disarmarsi. Forse l’influenza turca e le sue garanzie potrebbero agevolare una soluzione».
Parallelamente, un portavoce militare israeliano ha dichiarato lunedì che Anas al-Sharif, noto giornalista di Al Jazeera ucciso il giorno precedente, era in realtà un membro attivo di Hamas, stipendiato dal gruppo terroristico. L’affermazione è arrivata mentre cresceva l’indignazione internazionale per l’attacco a Gaza City, costato la vita ad altri cinque giornalisti.
Le accuse contro Al Jazeera
«Prima dell’operazione – ha spiegato il tenente colonnello Nadav Shoshani, portavoce internazionale delle IDF – disponevamo di informazioni di intelligence che confermavano come al-Sharif fosse un agente operativo dell’ala militare di Hamas al momento della sua eliminazione. Riceveva contemporaneamente un salario da Hamas e da Al Jazeera».
Le IDF, in un tweet, hanno precisato che al-Sharif era «il capo di una cellula terroristica di Hamas» e responsabile di lanci di razzi contro civili israeliani e forze armate. Secondo l’esercito, documenti sequestrati a Gaza – tra cui elenchi di personale, registri di addestramento e buste paga – dimostrerebbero il suo doppio ruolo.
Richieste di prove e indagini
L’esercito non ha fornito dettagli sull’eventuale appartenenza agli ambienti militanti degli altri cinque giornalisti uccisi nello stesso attacco, avvenuto vicino a una tenda nei pressi dell’ospedale Shifa di Gaza City. L’Unione Europea, tramite l’Alto rappresentante per la politica estera Kaja Kallas, ha chiesto a Israele di presentare «prove chiare» sulle accuse rivolte ai reporter.
A ottobre, le IDF avevano già pubblicato materiale che, secondo loro, dimostrava il ruolo di al-Sharif come comandante di una squadra lanciarazzi e membro di un’unità d’élite della Forza Nukhba nel Battaglione di Jabalia Est.
L’intervento dell’ONU
Shoshani ha aggiunto che quei documenti rappresentano «solo una parte delle informazioni declassificate» raccolte durante operazioni di terra a Gaza. Il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha chiesto un’«inchiesta indipendente e imparziale» sugli omicidi, ricordando che dall’inizio della guerra sono stati uccisi almeno 242 giornalisti a Gaza.
«Gli operatori dell’informazione devono poter svolgere il loro lavoro senza minacce, pressioni o violenze», ha dichiarato il portavoce ONU Stéphane Dujarric.
Accuse internazionali e critiche
Domenica, diversi Paesi e organizzazioni internazionali hanno accusato Israele di colpire deliberatamente i giornalisti. Al Jazeera ha denunciato la perdita dei suoi corrispondenti Anas al-Sharif e Mohammed Qraiqea, dei cameraman Ibrahim Zaher, Moamen Aliwa e Mohammed Noufal, oltre al freelance Mohammad al-Khaldi, tutti uccisi nell’attacco.
La posizione di Antony Blinken
Infine, l’ex Segretario di Stato statunitense Antony Blinken, già membro dell’amministrazione di Joe Biden, ha criticato le recenti posizioni di diversi Paesi occidentali a favore del riconoscimento di uno Stato palestinese.
In un articolo pubblicato sul Wall Street Journal, Blinken ha affermato che «questa iniziativa è lontana dalla realtà e non è il momento opportuno: la priorità deve essere evitare la carestia a Gaza, liberare gli ostaggi e mettere fine al conflitto nella Striscia».
L’ex capo della diplomazia USA ha proposto un piano triennale accompagnato dalla normalizzazione dei rapporti con l’Arabia Saudita, sostenendo che questo approccio potrebbe consentire a Netanyahu di «liberarsi dei suoi partner tossici».