Guida ai referendum dell’8 e 9 giugno: i cinque quesiti, il quorum, le schede e come si vota
- Postato il 13 maggio 2025
- Politica
- Di Il Fatto Quotidiano
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Sono i licenziamenti, il precariato, la sicurezza sul lavoro e la cittadinanza i temi al centro dei cinque referendum abrogativi dell’8 e 9 giugno. Si voterà domenica 8 dalle 7 alle 23 e lunedì 9 dalle 7 alle 15, mentre per gli italiani all’estero è previsto il voto per corrispondenza. Per abrogare le norme in discussione si dovrà tracciare una croce sul “Sì”. I risultati saranno validi, come per tutti i referendum abrogativi, solo nel caso venga raggiunto il quorum, cioè se andrà alle urne almeno il 50% più uno degli aventi diritto. Per ogni quesito ci sarà una diversa scheda elettorale e il quorum verrà calcolato separatamente per ognuno: significa che alcuni quesiti potrebbero raggiungere il quorum e produrre effetti, altri no.
Ogni elettore può decidere di ritirare solo alcune delle cinque schede e rifiutare formalmente le altre al momento della consegna, dichiarandolo al presidente di seggio. Così facendo, quelle schede non saranno conteggiate ai fini del quorum. Le schede lasciate bianche o annullate, al contrario, anche se prive di un voto valido concorrono comunque al raggiungimento del quorum. La scelta tra le due alternative può quindi avere un impatto sull’esito finale, nel caso la partecipazione sia bassa. Va ricordato, a questo proposito, che negli ultimi trent’anni il quorum ai referendum abrogativi è stato raggiunto solo una volta (nel 2011, su acqua pubblica e nucleare).
Ecco il contenuto dei cinque quesiti. Quelli sul lavoro sono stati promossi dalla Cgil, che ha raccolto oltre 4 milioni di firme per sostenerli, e quello sulla cittadinanza da +Europa, Riccardo Magi, Possibile, Partito Socialista Italiano, Radicali, Rifondazione Comunista e associazioni della società civile.
Licenziamenti illegittimi – Il quesito recita: “Volete voi l’abrogazione del d.lgs. 4 marzo 2015, n. 23, recante “Disposizioni in materia di contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti, in attuazione della legge 10 dicembre 2014, n. 183” nella sua interezza?”. Chiede l’abrogazione della disciplina sui licenziamenti prevista dal contratto a tutele crescenti introdotto dal Jobs Act. La proposta è di eliminare alcune disposizioni che consentono al datore, se si tratta di un’azienda con oltre 15 dipendenti, di riconoscere a chi viene licenziato in modo ingiustificato solo una compensazione economica e non il reintegro nel posto di lavoro. Se passasse, si tornerebbe all’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori come modificato dalla legge Fornero del 2012, che prevede un sistema di tutele differenziate in base al tipo di illegittimità del licenziamento (con il reintegro in alcuni casi).
Licenziamenti nelle piccole imprese – Il quesito riguarda l’abrogazione di alcune frasi dell’articolo 8 della legge 604 del 15 luglio 1966, che disciplina i licenziamenti individuali. In concreto, si tratta dell’indennizzo per i licenziamenti nelle piccole imprese. Oggi quelle con meno di 15 dipendenti in caso di licenziamento illegittimo possono ottenere solo sei mensilità di risarcimento. Il quesito propone di abrogare queste disposizioni e lasciare al giudice il compito di determinare il giusto risarcimento, senza fissare alcun limite.
Contratti di lavoro a termine – Il terzo quesito chiede di abrogare alcune parole dell’articolo 19 del d.lgs. 81 del 15 giugno 2015 (Disciplina organica dei contratti di lavoro e revisione della normativa in tema di mansioni), uno dei decreti attuativi del Jobs Act, poi più volte modificato. La proposta è di eliminare le norme che permettono di stipulare contratti a termine senza una causale. L’obiettivo è favorire la stabilità occupazionale rendendo sempre obbligatorio giustificare la necessità di un contratto precario invece di uno a tempo indeterminato, spiegandone i motivi (stagionalità, progetto specifico, bisogno temporaneo).
Appalti e sicurezza sul lavoro – Il quarto quesito è per l’abrogazione dell’art. 26, comma 4, del decreto legislativo 81 del 9 aprile 2008 e sue successive modifiche. L’oggetto è la responsabilità solidale nei contratti di appalto: si punta a far sì che il committente sia responsabile in solido in caso di infortunio subìto dai dipendenti delle imprese appaltatrici e subappaltatrici, anche per i danni legati a rischi specifici propri delle loro attività.
Cittadinanza italiana – Il quinto quesito chiede di abrogare una parte dell’articolo 9 della legge 91 del 5 febbraio 1992, che conteneva “nuove norme sulla cittadinanza”. L’obiettivo è di abbassare da 10 a 5 anni il periodo di residenza legale necessario per diventare cittadini italiani. Non va a modificare gli altri requisiti richiesti come la conoscenza della lingua, il reddito, il fatto di essere incensurati, il rispetto degli obblighi tributari, l’assenza di cause ostative collegate alla sicurezza della Repubblica.
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