Guerra Israele Iran, tra atomica e fallimenti dell’Onu

  • Postato il 24 giugno 2025
  • Di Panorama
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Per quello che sta succedendo in Medio Oriente, una grande responsabilità ce l’ha l’Onu. O meglio: l’incapacità dell’Onu di assolvere al compito per cui è nata. Dalla sua fondazione a oggi, in ottant’anni di vita l’Organizzazione per le Nazioni unite non solo non è riuscita a mantenere l’impegno di favorire la soluzione pacifica delle controversie internazionali, mantenendo la pace e promuovendo il rispetto dei diritti umani ma, spesso, ci ha messo del suo assistendo impassibile a stragi e conflitti.

Non penso soltanto alla vergogna dei massacri e degli interventi militari perpetrati sotto gli occhi dei caschi blu, senza che nel Palazzo di vetro sentissero l’esigenza di assumere alcuna iniziativa. E nemmeno mi riferisco alle molte volte in cui gli interventi necessari a evitare una guerra sono stati bloccati dai veti contrapposti del Consiglio di sicurezza (strumento, quello del diritto dei Paesi fondatori di stoppare le sanzioni, che dimostra come non tutti gli Stati siano uguali, ma qualcuno sia più uguale degli altri). No, penso al pasticcio dell’Aiea, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, organismo fondato nel luglio del 1957 con lo scopo di promuovere l’utilizzo pacifico dell’energia nucleare, evitandone l’impiego per scopi militari. L’Aiea è un’agenzia autonoma dell’Onu, ma risponde all’Assemblea generale e al Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite.

Perché parlo di pasticcio e di responsabilità dell’ente guidato da Rafael Grossi? Per rispondere credo sia necessario un passo indietro. Sono più di vent’anni che l’agenzia indaga sul nucleare iraniano e da due decenni le relazioni degli ispettori sono a dir poco ambigue. Nonostante le innumerevoli visite ai siti del programma di energia atomica di Teheran, i funzionari non hanno mai fornito una risposta chiara su ciò che il regime degli ayatollah sta perseguendo. Arricchisce o no l’uranio al fine di costruire la bomba? Oppure sta predisponendo i reattori per produrre energia a scopi civili? Capisco che si stia parlando di una dittatura, che, di certo, non consente agli scienziati inviati a eseguire le ispezioni di circolare liberamente. Tuttavia, credo che in vent’anni e più di controlli l’Aiea si sia fatta un’idea precisa su ciò che l’Iran sta facendo. Ci sono rapporti di molte agenzie di sicurezza, ci sono forniture di materiale e ci sono dei siti che comunque, anche se non ispezionabili liberamente, dovrebbero far comprendere a che cosa sta lavorando il regime. Invece, da quasi un quarto di secolo, sul nucleare iraniano più che certezze si hanno opinioni.

Proprio per questo, mentre Barack Obama sottoscrisse un accordo con gli ayatollah che prevedeva la cancellazione delle sanzioni in cambio di una rinuncia alla costruzione della bomba atomica, Donald Trump, quando diventò presidente la prima volta, decise di uscire dall’intesa, convinto che Teheran stesse facendo il contrario di ciò che aveva promesso. Joe Biden, subentrato come nuovo commander in chief, riprese le trattative e scongelò un po’ di fondi messi sotto sequestro dal suo precedessore, che l’Iran ha impiegato finanziando Hezbollah, Hamas e altri simpatici movimenti del terrore. Un tira e molla favorito dalla mancata chiarezza dell’Aiea.

Anche in quello che sta succedendo ora, con la guerra scatenata prima da Israele e poi dagli Stati Uniti, c’entra l’ambiguità dell’agenzia. Dieci giorni fa, i vertici dell’organismo hanno approvato una risoluzione in cui accusavano l’Iran di arricchire l’uranio a scopi militari. È sulla base di questo report che Benjamin Netanyahu ha fatto alzare in volo gli aerei militari ordinando di bombardare Teheran. Ed è sempre sulla base di quanto messo nero su bianco dall’Agenzia per l’energia nucleare che gli Stati Uniti e l’Europa hanno detto in coro che il regime degli ayatollah non poteva avere la bomba atomica. In altre parole, la guerra Israele-Iran è cominciata dalle accuse di mancate risposte credibili da parte della Repubblica islamica. Per giorni, dall’una e dall’altra parte si sono lanciati missili che hanno ucciso decine di persone. Solo a guerra scoppiata la stessa Aiea ha sentito l’obbligo di precisare: non abbiamo mai detto che Teheran sta fabbricando la bomba nucleare. Ma come, Israele bombarda forte della risoluzione dell’agenzia e questa non sente il bisogno immediato di chiarire che cosa ha detto, senza equivoci o interpretazioni interessate, ma lo fa quattro giorni dopo?

Di più. Domenica notte Trump dà via libera ai bombardamenti dei siti nucleari iraniani sganciando ordigni in grado di bucare la montagna e il cemento armato e l’Aiea, cioè l’ente da cui è nato tutto, decide di convocare una riunione d’emergenza. Ma non nelle ore immediatamente successive all’attacco, bensì oggi. Il mondo è in fiamme, in Medio Oriente si rischia la catastrofe nucleare e militare, ma l’agenzia dell’Onu che dovrebbe aiutarci a capire che cosa stia succedendo e quali siano gli effetti dei bombardamenti, organizza riunioni urgenti prendendo tempo? Perché non subito? Perché non a poche ore dall’intervento militare ordinato da Trump? Capisco che ci sia di mezzo il weekend e che, nonostante il mondo vada a rotoli, gli ispettori abbiano diritto al riposo, ma le bombe non vanno in pausa il fine settimana.

Dopo aver agitato ogni minaccia nei confronti degli Stati Uniti, il regime iraniano se l’è presa proprio con l’Aiea, dicendo che prima o poi regolerà i conti con l’agenzia. Non mi piacciono gli ayatollah e tanto meno chi annuncia di voler cancellare dalla faccia della Terra un Paese incenerendo le basi militari di un altro e finanziando il terrorismo. Tuttavia, forse, è arrivato il momento di prendere atto che l’Onu non soltanto non evita i conflitti ma in qualche caso, con la propria ignavia, rischia di causarli.

Autore
Panorama

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