Guerra in Iran, si tratta, cerchiamo di scoprire gli effetti pacificatori in Italia

  • Postato il 24 giugno 2025
  • Politica
  • Di Blitz
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Guerra, si tratta mentre le bombe piovono dal cielo e l’Iran colpisce strutture militari in Qatar.

La guerra allarga i suoi confini? Si va al di là di ogni più tragica conclusione? No. Pare che dopo tanto fuoco si torni a parlare di pace.

Prima della reazione all’impresa dei B2, Teheran avverte gli Stati Uniti  del suo attacco per evitare altre vittime innocenti. Un gesto di riavvicinamento dopo tanto terrore che ha stravolto il mondo?

Fare previsioni in un momento così delicato è impossibile soprattutto perché Donald Trump è imprevedibile e cambia opinione ogni ora, se non ogni minuto. Però, pare proprio che il presidente americano voglia arrivare ad un patto di non belligeranza. “Adesso, la pace”, dichiara con forza lanciando il suo messaggio. Bisognerà vedere quale sarà la risposta di Khamenei. “Noi non ci sottomettiamo”, replica.

Guerra persa per l’Iran

Guerra in Iran, si tratta, cerchiamo di scoprire gli effetti pacificatori in Italia, nella foto Khamenei
Guerra in Iran, si tratta, cerchiamo di scoprire gli effetti pacificatori in Italia – Blitzquotidiano .it (Foto Ansa)

Forse sono soltanto parole di circostanza perchè l’Iran si rende conto che contro la strapotenza americana non ci sono speranze di vittoria. 

I problemi irrisolti non sono pochi. Il primo è quello che riguarda lo stretto di Hormuz che l’Iran minaccia di chiudere. Le conseguenze sarebbero disastrose per l’economia di tutto il mondo. Di là passa il greggio che arriva in Europa e anche oltre e per i bilanci di ogni Stato sarebbero guai seri.

“È solo una minaccia”, esplode qualcuno. Ma c’è chi pensa che se tale circostanza si avverasse la zona potrebbe essere presidiata da truppe provenienti da paesi diversi.

È la difesa che preoccupa l’Europa: Con le guerre che lacerano il Medio Oriente e mettono di fronte anche Russia e Ucraina, proteggere i propri confini è diventato un must.

Giorgia Meloni dice

Giorgia Meloni lo ricorda con forza durante il suo intervento di ieri alla Camera: “Senza difesa non c’è sicurezza e senza la libertà e la sicurezza non c’è nè benessere, nè prosperità”.

Questo vuol dire che l’Italia dirà sempre si ad ogni richiesta degli Stati Uniti? Assolutamente no, “Se dovessero chiederci di usare le nostre basi per le sue missioni sarà il Parlamento a decidere”, risponde la nostra premier che ancora una volta rammenta a chi lo avesse dimenticato (o fa finta di dimenticarlo) che a Gaza non ci si può permettere di rimanere impassibili dinanzi ad un simile sterminio”.

In un momento così difficile ed estremamente delicato per il mondo intero dividersi su alcuni problemi che possono essere risolti con il raziocinio e la tranquillità dell’animo è davvero impensabile.

Così Giorgia lancia un nuovo messaggio all’opposizione: cercare un dialogo che serva ad arrivare ad una mediazione dei conflitti che provocano soltanto morte e distruzione.

Per la verità, Elly Schlein non getta via il messaggio. Anzi, alza il telefono e parla più di venti minuti con la Meloni. Il tema è certamente quello delle guerre, ma non si deve escludere che proprio per questa ragione le due donne più importanti del nostro Paese abbiano anche discusso di una tregua diplomatica che dovrebbe anche placare gli animi della maggioranza e dell’opposizione. 

Se questa è la narrazione di un importante colloquio telefonico se ne dovrebbero avere presto i risultati. Un primo lo si può dedurre da un atteggiamento che la Schlein ha avuto nei confronti di Giuseppe Conte, cioè l’alleato numero uno per il suo sogno di arrivare ad un campo largo dell’opposizione.

Ebbene, alcuni comportamenti dell’avvocato del popolo non sono affatto piaciuti alla segretaria del Pd: “Io non faccio l’ultrà”, ha detto senza aggiungere altro. Ma è fuor di dubbio che si riferiva ad alcune prese di posizione troppo oltranziste del leader dei 5Stelle. Se la speranza è l’ultima a morire, questo potrebbe essere un segnale di ottimismo su cui tutti gli italiani dovrebbero convenire.

Essere violenti o menare le mani può diventare pericoloso  (se già non lo è) per coloro i quali sono portati a perdere immediatamente le staffe.

Per i calciatori, ad esempio? Proprio così perchè in Italia vige una recentissima legge che equipara gli arbitri agli agenti di pubblica sicurezza, ai pubblici ufficiali insomma. Per cui picchiare un direttore di gara può riservare la detenzione in carcere da due a cinque anni.

Se ne deduce che è meglio avvicinarsi alla porta avversaria per segnare un gol piuttosto che abbordare un fischietto e mollargli due ceffoni. Meglio l’abbraccio con i compagni di squadra o il sole a scacchi? 

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Blitz

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