Guerra e pace: o tregua? Le armi tacciono, Putin media, quale il prezzo per Trump?
- Postato il 25 giugno 2025
- Politica
- Di Blitz
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Ieri era guerra, oggi è pace. O almeno è tregua. Le armi tacciono, il mondo tira un sospiro di sollievo.
Dopo dodici tremendi giorni in cui Iran e Israele non hanno concesso sconti, Donald Trump è riuscito a far cessare il conflitto. Un gran colpo per la sua credibilità? Come avviene di solito, non tutti sono d’accordo e se da una parte si plaude al presidente americano, dall’altra si va alla ricerca di cavilli che possano dimostrare il contrario.
Ad esempio, chi ha vinto la guerra? Netanyahu non ha dubbi: “Questa è una data storica che ricorderemo per decenni”.
Khamenei la pensa in modo diverso: “L’arricchimento dell’uranio continuerà”, vale a dire che gli Stati Uniti potranno dimenticarsi che Teheran non continuerà il suo studio e le sue ricerche.
Insomma, sembra di essere all’indomani delle elezioni politiche italiane, dove nessuno dirà mai che ha perso. Hanno vinto tutti, così i tifosi delle due fazioni saranno felici e contenti.
Ora, al di là, dei commentatori che non vogliono darsi per vinti, non c’è dubbio che The Donald sia riuscito a dare quel che aveva promesso: la pace ad ogni costo.
Una pausa nella guerra

Certo, il traguardo delle ventiquattro o quarantotto ore era un sogno a cui non credeva nemmeno lui, però oggi può vantarsi di aver ottenuto quello che molti suoi predecessori avevano inseguito senza successo.
Ognuno può pensarla come meglio crede, ma la realtà è quella che tutti abbiamo sotto gli occhi.
In Iran, toccherà adesso al popolo di mettere fine alla dittatura. Perché, con Khameini alla guida, questa nazione aveva riportato le lancette dell’orologio indietro di molti anni: per l’economia, il costume sociale, la cultura, i rapporti personali. Oggi il testimone passa ai milioni di persone che da tempo infinito debbono sottostare a leggi che debbono considerare per lo meno anacronistiche.
Come si spiega questo improvviso silenzio delle armi? Sono in molti oggi a ritenere che un accordo sottobanco tra Putin e Trump sia stato l’evento che ha reso possibile la tregua.
Il gioco del Cremlino
Il Cremlino non si è schierato nettamente dalla parte dell’Iran per avere poi una maggiore mano libera quando si raggiungerà un’intesa che metterà fine pure al conflitto fra Russia ed Ucraina.
Un via libera a Putin per annettersi gran parte del territorio oggi ucraino? Non solo, ma anche un governo nuovo che spazzi via il potere di Zelensky. Cioè a dire un addio alla poltrona di leader.
Il problema che si affronterà da oggi all’Aia riguarda il riarmo europeo. Le voci sono discordanti. Il 5 per cento del Pil da “regalare” ai sostenitori di questa tesi ha parecchie voci contrarie. A cominciare dal convincimento del premier spagnolo, Pedro Sanchez, il quale non ci pensa nemmeno a sacrificare una somma così ragguardevole per un risultato che, secondo lui, avrà poche speranze di riuscita.
Prima alla Camera e poi al Senato, Giorgia Meloni ha detto quel che ritiene opportuno oggigiorno. È per una difesa obbligatoria se si vogliono conservare e difendere i propri confini. Chiede aiuto ad un vecchio insegnamento dei nostri padri latini che suonava così: “Si vis pacem, para bellum”. Una esibizione della sua cultura classica?Eh, no: Angelo Bonelli, che più a sinistra non si può, le risponde: “Pecunia est nervus belli”. Elly Schlein si sente spiazzata. Forse ha dimenticato o forse non ha avuto dimestichezza con la grammatica e la sintassi di quella lingua. Replica in italiano: “Se vuoi la pace, prepariamoci alla pace”.
Tutti soddisfatti per la proprietà delle loro idee, ma all’Aja, la situazione sarà diversa e si dovrà andare alla ricerca di un denominatore comune se non si vuole far fallire l’ennesimo incontro fra i paesi europei.
In Italia,i sondaggi sono ancora tutti a favore della Meloni che sfiora il 31 per cento delle preferenze contro il 23 del Pd. Ma non è con le cifre che si combatte il futuro, servono fatti ed è quello che vogliono i milioni di italiani che desiderano vivere in un paese in cui non si debba avere la preoccupazione di mettere insieme il pranzo con la cena.
Una notizia sorprendente lascia perplessi quegli uomini e quelle donne che hanno superato gli……. anta. Dopo 73 anni, la festa dell’Unità (che prendeva il nome dal vecchio organo del Partito comunista) andrà in pensione. Non si farà per mancanza di volontari, si dice.
Ma è questa la verità, oppure la Schlein ha paura delle tante correnti che dividono la forza politica di cui lei è segretaria? Peccato. perchè giornalisticamente parlando erano due gli appuntamenti importanti per la nostra professione, questa festa della sinistra e quella dell’Amicizia organizzata dalla Dc. Spazzate via: un danno per l’informazione? I guai sono ben altri.
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