Guerra con le bombe, guerra con le parole, mondo in confusione, Italia in fusione

  • Postato il 7 maggio 2025
  • Politica
  • Di Blitz
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“Siamo al cospetto di una guerra mondiale a pezzi”, sosteneva Francesco. Aveva pienamente ragione. Oggi viviamo in un universo che sembra impazzito: ci sono due guerre in corso che sembrano non aver mai fine. Sull’aeroporto di Tel Aviv piove una bomba che mette i brividi e semina il terrore. Israele risponde e rade al suolo lo scalo di Sanaa.

In Romania, è di scena il ribaltone, in Germania il cancelliere Friedrich Merz prende un imprevisto schiaffone al primo round e riesce a passare al secondo dopo un accordo che forse durerà lo spazio di un mattino. Cionostante, il neo eletto parte per Parigi per incontrare Macron e far rinascere quell’asse franco-tedesca di cui i due popoli erano orgogliosi e certi di ritornare alla gloria di un tempo.

Quando non sono gli attriti internazionali a rendere pericolosa una situazione che va sempre più in discesa, ecco apparire le divisioni politiche interne a dare il colpo di grazia ad un periodo in cui ogni previsione o progetto diventa improbabile se non impossibile.

La Germania ne è un esempio emblematico. Non era mai successo, dal dopoguerra ad oggi, che un prescelto cancelliere prendesse una sonora batosta. Per colpa di chi? Di quei famosi franchi tiratori che il nostro Paese ha esportato in maniera così egregia. Quando vogliamo di dimostrare di essere maestri non abbiamo rivali.

La guerra di Netanyahu

Guerra con le bombe, guerra con le parole, mondo in confusione, Italia in fusione
Guerra con le bombe, guerra con le parole, mondo in confusione, Italia in fusione (foto Ansa) – Blitz Quotidiano.it

In Israele il premier Benjamin Netanyahu viene accusato di genocidio e lui risponde con un secco. “Gaza verrà spazzata via”. Cioè dovrà scomparire.

In Ucraina il conflitto si allarga sempre di più nonostante le sicurezze e le promesse di Donald Trump. “Putin e Zerensky si odiano, ogni possibilità di una tregua è impossibile”, sostiene ancora il presidente americano che ora deve cominciare a fare i conti non solo con gli avversari democratici, ma anche con una parte di quei repubblicani che gli hanno permesso di arrivare alla Casa Bianca.

L’Europa continua a dare il meglio di sè dopo il lungo sonno durato trent’anni, Riarmo si o riarmo no? Mentre missili e bombardamenti continuano a imperversare e a uccidere decine di migliaia di giovani, il vecchio continente si interroga ancora se creare una “nostra” barriera di difesa indispensabile con i tempi che corrono.

Nella grande Francia, l’esecutivo traballa e con esso il presidente Macron che cerca di apparire in ogni dove, malgrado le brutte figure che continua a fare.

Abbiamo dimenticato l’Italia? Assolutamente no, seppure da noi il governo sia il più stabile d’Europa. Si diceva che con l’avvento della destra, il nostro Paese si sarebbe isolato fin quasi a scomparire. E’ avvenuto l’esatto contrario, nonostante l’opposizione tenti ogni giorno di mettere in crisi Giorgia Meloni e i suoi più stretti collaboratori.

Perché, se qualcuno non se ne fosse ancora accorto, siamo di nuovo in campagna elettorale per due città che debbono scegliere il loro sindaco (Genova e Matera) e per quei famosi referendum che si svolgeranno l’otto e il nove giugno.

 

La marcia indietro di Landini

 

Il sindacato è sul piede di guerra, vuole a tutti i costi abolire quel Jobs Act che fu opera di Matteo Renzi nell’epoca in cui sedeva a Palazzo Chigi. Maurizio Landini è in prima linea, vuole vincere a tutti i costi e fa le prove generali con scioperi assolutamente inutili, come quello di ieri sui trasporti. Allora per quale ragione indirli? Un vecchio esponente della Cgil risponde: “Quando non ci sono idee nuove, si ricorre alle vecchie pure se sono anacronistiche”.

Comunque il nostro ritornello delle divisioni è ben saldo in sella. Il centro destra decide a giugno di astenersi per far mancare il quorum, cioè il 50 per cento più uno degli aventi diritto al voto; l’opposizione, guarda caso, è divisa. Il Pd tentenna e la Schlein, in sintonia con Landini, minaccia purghe in caso di tradimenti. Matteo Renzi è perplesso, si guarda intorno e se la prende con i suoi vecchi compagni di partito che oggi fanno finta di non ricordare nulla, nemmeno che sul Jobs Act erano pienamente d’accordo con il premier di allora.

Inutile chiedersi come finirà, perchè in politica impera l’arte del compromesso. Non si hanno certezze anche se la violenza imperversa da nord a sud, da est a overt. C’è una sola notizia sicura: oggi i cardinali entrano in Conclave per eleggere il successore di Bergoglio. Ma attenzione: si sa soltanto che comincerà la conta. Il nome del prossimo papa è ancora un mistero. Anche nel chiuso della Cappella Sistina vincerà il compromesso o finalmente si avvereranno le previsioni? L’italiano Pietro Parolin ha la bocca cucita e  in cuor suo, sia pure tacitamente, invoca lo Spirito Santo.

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Autore
Blitz

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