“Grazie alla mia faccia venivo subito riconosciuto. Ma non tornerei gratis in tv”: Massimo Buscemi di “Quelli che il calcio” si racconta
- Postato il 23 giugno 2025
- Televisione
- Di Il Fatto Quotidiano
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Una lunga carriera in televisione nata in un ristorante, volto di “Quelli che il calcio” e l’esperienza da ‘segretario’ di Teo Teocoli: Massimo Alfredo Giuseppe Maria Buscemi si è raccontato in una lunga intervista a Fanpage. “Quando mi proponevo per dei lavori, capitava che mio padre scrivesse nel mio curriculum ‘bella presenza comunicativa’. A quel punto i selezionatori alzavano gli occhi, mi guardavano e rimanevano sorpresi. Venivo visto in una certa maniera, inutile negarlo, però sapevo propormi. Avevo un atteggiamento sempre super, non mi sono mai pianto addosso. Anche se ne avrei avuto i motivi”.
Baffi iconici, capelli lunghi e naso importante. Massimo Buscemi è stato un volto storico della televisione, spaziando dal cinema a “Quelli che il calcio”. E pensare che tutto è nato per caso: “In pausa con i colleghi dell’azienda a pranzo andavamo a mangiare sempre nel solito ristorante. Nel tavolo vicino c’erano alcuni signori e li sentivo parlare insistentemente di pubblicità e caroselli. Un bel giorno uno di questi si alzò e si diresse verso di me: ‘Mi perdoni, posso farle una proposta? Farebbe l’attore in un ‘Carosello’ della Galbani?'”. Proprio il volto caratteristico è stato il punto di forza di Buscemi. “Ho mosso i primi passi in qualche film erotico, poi arrivarono i lavori con Adriano Celentano e Renato Pozzetto: ‘Asso’, ‘Il bisbetico domato’, ‘Un povero ricco’. Grazie alla mia faccia venivo subito riconosciuto e ciò fu fondamentale. Mi ha permesso di arrivare dove altri, non avendo una caratterizzazione, non sono riusciti”.
Segretario di Teo Teocoli – Per tre anni, dal 1983 al 1986, Massimo Buscemi è stato il segretario di Teo Teocoli: “Fu un triennio molto formativo. Oggi tutti si definiscono manager, io no: ero il segretario. Punto. Non avevo bisogno della carica per essere me stesso. Non ho mai avuto la necessità di apparire”. E poi ha aggiunto: “Era come essere la mamma o il papà dell’artista. In seguito passai con Zuzzurro e Gaspare, con i quali rimasi per trentasette anni. Screzio con Berlusconi? Diciamo che fui presente nel suo periodo più brutto. Teo è una grandissima persona, ma ha un carattere mica da ridere”.
Gli anni a “Quelli che il calcio” – Il volto di Massimo Buscemi viene poi associato al mondo del calcio. Dalla scoperta di Paolo Beldì all’addio nel 2001 con Fabio Fazio, il settantottenne ha raccontato il calcio con statistiche e curiosità: “Mi scoprì Paolo Beldì, un tipo strano, fatto alla sua maniera, ma al contempo una bravissima persona. Ho trovato sulla mia strada gente che mi ha voluto bene, come lo stesso Fazio, tra gli uomini migliori che abbia mai conosciuto. Sa metterti a tuo agio e ha capito che in tv è importante il modo in cui ti proponi. Con me è stato sempre educato e gentile. È capitato che mi proponesse di andarlo a trovare in tv. ‘Tu telefonami e io vengo’’, è stata la mia risposta. Tra noi c’è un rapporto bellissimo”. E poi sull’addio al programma: “Terminai con Fabio Fazio perché smisero di chiamarmi. In realtà nemmeno io mi proposi più a loro. Questo è il mio handicap: non so chiedere, è più forte di me”.
Possibilità di rivederlo in televisione? Massimo Buscemi ha le idee chiare: “Non chiedo mai e, fondamentalmente, mi ritengo un timido. Se uno mi vuole, mi cerca. Di sicuro in televisione non ci andrei gratis. Anche se si trattava di ricevere una lira, l’ho sempre pretesa”.
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