Gonzato: pur di infangare Meloni la sinistra si aggrappa al braccio teso di Bannon
- Postato il 22 febbraio 2025
- Di Libero Quotidiano
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Gonzato: pur di infangare Meloni la sinistra si aggrappa al braccio teso di Bannon
Non sanno neanche accordarsi sulla loro agenda – votano divisi perfino sulla politica estera – ma a sinistra vogliono dettare quella della premier: di tempo da occupare, in effetti, ne hanno a volontà. “Oddio”, strepitano dem, Avs e cespugli, “Bannon ha fatto il saluto nazista, Meloni annulli il suo intervento di domani!”, oggi per chi legge.
Spieghiamo: Steve Bannon, ex stratega della Casa Bianca e tra gli ideologi del “Mega”, “Make Europe great again” – “Fai l'Europa di nuovo grande”, l'Ue lo è mai stata? – ha teso il braccio per un secondo durante il discorso al “Cpac”, la convention dei Conservatori incorso a Washington. Un gesto fulmineo fatto dopo avere evocato il «fight» trumpiano. E però è bastato a eccitare i progressisti, i quali erano già andati in sollucchero un mese fa quando un gesto simile (ma più insistito) lo aveva fatto Elon Musk all'inaugurazione dell'amministrazione Trump. Non c'entrava nulla col nazismo ovviamente, era un'azione fatta da altri politici americani, citiamo solo Obama e Kamala Harris. In Europa l'ha fatto pure Macron. Ieri i progressisti, tranne i silenti 5Stelle, sono tornati all'attacco: prime, seconde e ultime file hanno tuonato contro Meloni.
L'esercito della fuffa ha preso ancora più vigore quando il leader del Rassemblement National, il francese Jordan Bardella, ha preso le distanze da Bannon e ha deciso di rinunciare al proprio discorso al “Cpac”. Decisione legittima, ma che la Meloni, per la sinistra (la premier è prevista in video-collegamento) è obbligata a copiare.
Gli uffici stampa delle opposizioni speravano in un venerdì tranquillo, sennonché a metà pomeriggio erano già stati costretti a una raffica di comunicati contro la presidente del Consiglio – ta-ta-ta-ta, una sventagliata dietro l'altra – e per fortuna all'orario dell'aperitivo le cartucce sono terminate. Una delle ultime a sparare è stata la generalessa Elly, la quale prima ha mandato avanti i suoi. Eccola la poco decorata Schlein: «La premier non dice una parola sugli insulti e gli attacchi di Trump all'Ucraina e all'Ue, non ha il coraggio di prendere una posizione, non riesce a difendere gli interessi italiani ed europei perché non vuole scontentare la nuova amministrazione americana». Ricordiamo (non ai lettori, ma alla segretaria) che il Pd poche settimane fa in Europa ha votato in otto modi diversi sull'invio di armi a Kiev, e che sempre Elly – la quale giustamente vuole la pace (conoscete qualcuno di normale che voglia la guerra?) – vorrebbe che la Meloni rompesse con gli Stati Uniti il cui presidente ha impresso un'accelerazione al processo di pace.
Torniamo a Bardella: fino a ieri veniva dipinto dalla sinistra come un diavolo, mentre oggi è il nuovo idolo. E Bannon? Lui di recente era diventato un paladino dem perché in un'intervista aveva attaccato Musk: «È un immigrato clandestino parassita, vuole imporre i suoi strani esperimenti e recitare nei panni di Dio senza rispetto per la storia, i valori e le tradizioni del Paese». Adesso è tornato la reincarnazione di Hitler.
Dicevamo del fuoco di fila. Potevano mancare i partigiani dell'Anpi? Sì. Ma il presidente Pagliarulo se n'è uscito così: «Si è passato il segno. Il saluto nazista e l'invito alla rivoluzione nazionalista rivelano il rivoltante marciume che si nasconde nell'estrema destra americana. Chi non si dissocia è complice». Nessuno dica al Pagliarulo – ma se qualcuno vuole farlo abbia tatto – che Bannon ha brandito pure il pugno chiuso, ma nessuno l'ha paragonato a Togliatti. Sarebbe da dirgli anche che alla convention dei repubblicani ci sono i figli e i nipoti di chi ha liberato l'Italia dal nazifascismo, ma capiamo che la notizia potrebbe destabilizzarlo.
Nel frattempo Bannon ha replicato a Bardella: «Non è un uomo. Se si fa la pipì addosso come un ragazzino è indegno di guidare la Francia, e non lo farà». A casa nostra invece è il turno del Fratoianni capo di Sinistra Italiana: «Meloni anche stavolta farà finta di niente?». Tocca al sodale Angelo Bonelli la cui agenda green ha fatto più danni della grandine: «La Meloni non faccia il pesce in barile facendo finta di non vedere la deriva estremista nazista che alcuni personaggi hanno preso». Riccardo Magi di +Europa non chiarisce sulle 1.900 tessere spuntate come funghi e che ne hanno rafforzato la candidatura alla segreteria – tutto lecito fino a prova contraria – ma sulla premier parla a profusione: «Meloni rinunci e dica no a questo pericoloso baraccone». Di spettacoli da circo, ma molto meno seri, la sinistra se ne intende.
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