Gonzato: per la Boldrini il governo sequestra i clandestini

  • Postato il 26 febbraio 2025
  • Di Libero Quotidiano
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Gonzato: per la Boldrini il governo sequestra i clandestini

Buongiorno ragazzi, i Il desiderio, a sinistra, è irrefrenabile: mandare a processo qualcuno del governo. Il tentativo è fallito con Matteo Salvini, “assolto perché il fatto non sussiste” il riferimento è al caso della nave ong Open Arms – e adesso Laura Boldrini s'è messa in testa una nuova idea meravigliosa: «Trattandosi di acque internazionali e non nazionali», parla dei salvataggi dei migranti da parte della Marina militare, «giuridicamente non si configura il reato di immigrazione clandestina, ma quello di sequestro di persona». Il contesto è quello dell'“operazione Albania”. Riassumiamo il caso.

Ieri, al termine dell'udienza in Lussemburgo, l'avvocato generale della Corte di Giustizia dell'Unione europea, Richard de la Tour, ha informato che il 10 aprile presenterà le proprie conclusioni relative alle cause che riguardano due bengalesi che erano stati portati nel centro di trattenimento e rimpatrio di Gjader. Le cause, vista l'urgenza, seguono una procedura accelerata e la sentenza potrebbe arrivare entro i primi giorni di giugno. I due ricorsi in esame sono solo una minima parte dei procedimenti inerenti il protocollo Italia-Albania, sottoscritto a febbraio 2024: dai tribunali italiani ne sono arrivati decine, ma i casi sono tutti piuttosto simili, ed ecco perché i primi due potrebbero fare scuola. Vertono tutti sul concetto di “Paese d'origine sicuro”.

 

LA PROCEDURA

A metà ottobre i due bengalesi, assieme ad alcuni connazionali e a un gruppo di egiziani, sono stati portati in Albania e lì hanno fatto richiesta di protezione internazionale. La domanda è stata bocciata, i giudici l'hanno giudicata infondata perché il Bangladesh stando al decreto interministeriale emanato a maggio dell'anno scorso è ritenuto un Paese sicuro.

Il decreto interministeriale, a seguito dei primi pronunciamenti dei giudici italiani contro i trattenimenti in Albania, è stato sostituito a ottobre da una decreto legge. I due bengalesi avevano presentato ricorso al tribunale di Roma. Quindi il giudice ha chiesto alla Corte di Giustizia dell'Ue di decidere se il decreto legge, sotto diversi punti di vista, sia compatibile con il diritto dell'Unione.

Intanto l'avvocato della Commissione europea, Flavia Tomat, ha dichiarato che l'esecutivo è disposto ad accettare che la direttiva sulle procedure d'asilo «consenta agli Stati membri di designare Paesi d'origine sicuri anche prevedendo delle eccezioni per categorie di persone». Bruxelles sottolinea che le norme «non impediscono di designare un Paese d'origine come sicuro quando la sicurezza non è garantita nel suo complesso per «determinate categorie di persone», ma, attenzione, devono «essere ben identificabili». Torniamo agli attacchi al governo da parte della sinistra.

Boldrini, a Roma, ha coordinato la conferenza stampa in cui è stato presentato il rapporto “Oltre la frontiera. L'accordo Italia-Albania e la sospensione dei diritti” redatto da “Tavolo e asilo e immigrazione”. Alla conferenza è intervenuta anche Fioralba Duma, un'attivista di “Italiani senza cittadinanza” e del collettivo albanese “Mesdhé. Ecco cos'ha detto: «L'Albania è diventata il tappeto sotto cui nascondere l'approccio sbagliato e le criticità dell'accordo Rama-Meloni.

Il protocollo vìola la Costituzione albanese». Per l'attivista la costruzione dei due centri-migranti «ha rafforzato la propaganda anti-migranti e i discorsi xenofobi e serve a giustificare azioni neocolonialiste in Albania». E ancora: Duma ha affermato che le comunità delle regioni di Gjader e Shengjin non sono state ascoltate prima della costruzione delle strutture. «Molti si rifiutano di parlare», ha denunciato, perché – questa la tesi – sarebbero state costrette ad accettare le opportunità di lavoro derivanti dai centri. C'è dell'altro.

 

LA PERFORMANCE

Il segretario di +Europa, Riccardo Magi, ha riattaccato il disco, un disco rotto: «Tutti insieme siamo riusciti ad avere un ruolo per far emergere il non funzionamento del progetto Albania. Adesso», ha continuato, «invece di ammettere un fallimento si inventeranno un'altra cosa». Magi, a giugno, durante una visita alle strutture albanesi, era stato protagonista di un grande spettacolo: all'uscita di Giorgia Meloni, accompagnata dall'omologo Edi Rama, aveva provato a farsi sotto manifestando animatamente. Ovviamente il servizio di sicurezza locale l'ha respinto, senza violenza. Ma lui ne ha fatto un cinema, genere tragicomico. Sembrava che l'avesse assalito l'esercito.

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Libero Quotidiano

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