Glicine, investigatore del Ros spiega la «nuova frontiera» della ‘ndrangheta

  • Postato il 24 settembre 2025
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Glicine, investigatore del Ros spiega la «nuova frontiera» della ‘ndrangheta

Udienza del processo Glicine dedicata all’hackeraggio del sistema bancario, investigatore del Ros spiega la nuova frontiera della ‘ndrangheta


CROTONE – La «nuova frontiera» della ‘ndrangheta. Dall’hackeraggio del sistema bancario con complicità di direttori di istituto di credito alle piattaforme del trading clandestino. Dai conti dormienti ai pos e alle carte di credito contraffatti allo shopping on line per riciclare i proventi illeciti. Sullo sfondo, l’ombra del boss Domenico Megna, a capo di una cosca stanziata nel periferico quartiere Papanice di Crotone ma «interessato» allo sviluppo di sofisticate operazioni finanziarie, tanto da reclutare l’hacker tedesco Mark Ulrich Goke, che ha soggiornato per mesi in Calabria.

Ne ha parlato il maresciallo dei carabinieri del Ros Carmelo Evoli nel corso di una lunga deposizione davanti al Tribunale penale di Crotone, nell’ambito del maxi processo Glicine-Acheronte. Rispondendo alle domande del pm della Dda di Catanzaro Pasquale Mandolfino, il teste si è soffermato su una figura chiave dell’inchiesta come il referente tedesco del clan, Salvatore Aracri. A lui pare che il boss avrebbe consegnato contanti per 130.000 euro per finanziare le operazioni di finanza illecita.  C’è anche un incontro in un bar di Crotone al quale avrebbero preso parte, oltre ad Aracri, Francesco Monti, nipote del boss, e l’esperto tedesco di transazioni bancarie e frodi informatiche.

OPERAZIONE GLICINE E LA NUOVA FRONTIERA DELLA ‘NDRANGHETA: BANCHIERI COMPLICI

Sarebbe stato Salvatore Aracri, uno dei principali fiduciari del boss con il compito di riciclare somme di denaro, a mettere a disposizione del sodalizio un gruppo di hacker italiani e tedeschi, consentendo al clan di introdursi nel mondo della finanza clandestina. Di operazioni finanziarie illecite, del resto, parlava durante vari colloqui intercettati il nipote del boss, Mario Megna, mentre compiva vari viaggi in Nord Italia. Il rampollo del clan stringeva contatti con alcuni imprenditori in vista di operazioni di riciclaggio da compiere, svelando il progetto del clan per l’acquisizione di enormi capitali e la presenza a Crotone di hacker.

Era lui che spiegava come sarebbe stato possibile, utilizzando pos in modalità off line con la complicità del direttore della banca, eseguire operazioni di prelievo di somme senza alcuna tracciabilità. Mario Megna è stato già condannato a 16 anni nel troncone processuale svoltosi col rito abbreviato. Sarebbe stato Goke, comunque, il «fulcro internazionale di operazioni miliardarie, capace di coordinare l’operato clandestino di banchieri della Deutsche Bank e di imprenditori miliardari», è detto nell’informativa ripercorsa in aula dal sottufficiale. Proprio Goke, che per lungo tempo era stato in Italia alle “dipendenze” della cosca Megna, anche dopo la sua partenza in Germania continuava ad essere sostenuto economicamente dal  boss papaniciaro.

IL VADEMECUM DELLA FINANZA CLANDESTINA

Tra l’agosto e l’ottobre 2019 gli indagati, oggi imputati, avrebbero tentato di compiere un’operazione finanziaria illegale per rientrare in possesso di denaro proveniente dal disinvestimento da una piattaforma clandestina. Parliamo di 120 milioni di euro che dovevano essere trasferiti dal Sud-est Asiatico all’Europa. Ma Aracri parlava anche di transizioni da 444 milioni. Un’operazione che non andrà in porto in seguito al mancato accordo tra i broker tedeschi e i funzionari di banca brasiliani che avrebbero dovuto consentire l’invio dei flussi finanziari in Italia.

C’è tutto un mondo che si apre alla polizia federale tedesca nel corso della perquisizione a carico di Goke. Nel notebook e nello smartphone in uso all’hacker tedesco c’erano numerosi documenti bancari artefatti, relativi a transazioni di denaro milionarie. Particolarmente rilevante il vademecum sul funzionamento delle piattaforme clandestine, che riporta uno schema sulle modalità degli investimenti e le percentuali di guadagno.

I COLLABORATORI DI GIUSTIZIA

Il maresciallo ha ricordato che, nel corso dell’inchiesta, sono stati sentiti collaboratori di giustizia che hanno confermato l’interesse della ‘ndrangheta per quel sottobosco di piattaforme finanziarie gestite, su scala globale, da un numero esiguo di trader, alle quali si può accedere soltanto con considerevoli disponibilità economiche. Piattaforme clandestine che consentono di generare percentuali di guadagno fino all’80 per cento del valore investito.

È là dentro che finiscono gli investimenti finanziari della ‘ndrangheta, che può sfruttare enormi capitali con i quali viene così prodotta ulteriore ricchezza. Molti dei pentiti risentiti dalla Dda di Catanzaro gravitavano attorno alla cosca capeggiata dal boss di Cutro Nicolino Grande Aracri. Lui già ne parlava dieci anni prima, nella famigerata tavernetta di contrada Scarazze, allora monitorata nell’ambito dell’inchiesta Kyterion. Il sottufficiale del Ros ha ricordato anche questo.

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