“Glicine”, il maxi processo rischia di trasferirsi da Crotone a Catanzaro
- Postato il 20 novembre 2024
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Il Quotidiano del Sud
“Glicine”, il maxi processo rischia di trasferirsi da Crotone a Catanzaro
“Glicine”, il maxi processo potrebbe spostarsi da Crotone a Catanzaro in antitesi all’orientamento consolidato sulla competenza
CROTONE – C’è il rischio che il maxi processo Glicine-Acheronte si trasferisca da Crotone a Catanzaro. A sorpresa il presidente del Tribunale penale di Crotone, Edoardo D’Ambrosio, ha invitato le parti a interloquire sull’eventuale competenza della Corte d’Assise di Catanzaro per connessione con il reato più grave, quello dell’omicidio di Salvatore Sarcone, contestato al boss Domenico Megna quale mandante, che è anche tra i 101 imputati del troncone relativo all’associazione mafiosa e ai cosiddetti reati satellite. Quindi, si è riservato di decidere su questa questione. E anche su altre questioni preliminari sollevate dalle difese.
L’INCHIESTA
Il processo scaturisce dall’inchiesta con cui furono svelati i sofisticati interessi criminali della cosca Megna. In grado anche di reclutare hacker tedeschi per muovere cifre a sei zeri attraverso il trading clandestino on line. Inoltre sarebbe stata fatta luce su un presunto comitato d’affari legato alla politica e alle istituzioni regionali il cui strapotere si sarebbe materializzato tra il 2014 e il 2020. Tant’è che tra gli imputati ci sono big della politica calabrese come l’ex governatore Mario Oliverio, l’ex assessore Nicola Adamo, gli ex consiglieri regionale Enzo e Flora Sculco. Si procede a parte per altri 25 ammessi al rito abbreviato (in questo troncone la Dda di Catanzaro ha già formulato le richieste di condanna).
DA “GALASSIA” IN POI
In particolare, il pm Paolo Sirleo ricorda che, nel distretto giudiziario di Catanzaro, dal maxi processo Galassia in poi è prevalente l’orientamento per cui nei processi di mafia la competenza per i solo fatti di sangue sia attribuita all’Assise, e cita giurisprudenza consolidata in tal senso. L’avvocato Francesco Laratta, difensore del boss di Papanice, ha ricordato che l’ordinanza del presidente Massimo Vecchio resse al vaglio della Cassazione e si è fatto portavoce delle istanze di molti legali del Foro che chiedono che il processo resti a Crotone. Ma ha contestato che il gup abbia mandato a Crotone un processo “elefante” che accorpa più filoni di inchiesta. Di “mostro” ha parlato l’avvocato Mario Nigro, difensore di Enzo Sculco, presunto dominus del comitato d’affari, che ha contestato la decisione del gup che non divise il processo “politico” da quello “di mafia”.
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ECCEZIONI DIFENSIVE
Le altre eccezioni difensive riguardavano la competenza territoriale, l’inutilizzabilità di atti, la riapertura di indagini della Dda dopo l’archiviazione, da parte della Procura ordinaria di Crotone, di alcune ipotesi attribuite al cosiddetto comitato d’affari, l’indeterminatezza del capo d’imputazione relativo all’associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati contro la PA. A molte di queste questioni ha replicato il pm Alessandro Rho che le ha ritenute infondate sia per la grande quantità di fatti commessi a Crotone, sia perché la Procura archiviò soltanto alcune delle ipotesi contestate al comitato d’affari e trasmise gli atti a quella di Catanzaro per altre, sia per le imputazioni estremamente articolate del filone politico.
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