Gli Usa mettono le mani sui giacimenti del Congo: intesa tra Kinshasa e il colosso Kobold. Soldi anche da Bill Gates e Bezos
- Postato il 25 luglio 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Dagli accordi di principio ai risvolti economici: fra la firma a Washington della “pace” fra Repubblica Democratica del Congo e Rwanda il 27 giugno e il recentissimo accordo di intenti fra Kinshasa e guerriglieri M23 sottoscritto a Doha il 19 luglio, un’altra intesa è stata siglata nella capitale congolese, forse la più significativa di tutti: quella fra il governo centrale e il colosso minerario statunitense Kobold. Lo aveva del resto preannunciato Donald Trump il mese scorso, mentre Washington si intestava la “pace” fra RDC e Rwanda: “Stiamo ottenendo, per gli Stati Uniti, molti dei diritti minerari del Congo”.
Grazie al suo consigliere per l’Africa, Massad Boulos, la pax trumpiana punta a rafforzare l’integrazione economica regionale tra i due Paesi nemici, garantendo un ruolo chiave alle aziende americane. E qualcuna si è già portata avanti: il 17 luglio a Kinshasa, davanti al presidente congolese Félix Tshisekedi, il ministro delle Miniere Kizito Pakabomba ha firmato un accordo di principio con il colosso USA Kobold Metals, rappresentato da Benjamin Katabuka, CEO di Kobold RDC. Le scadenze sono immediate: KoBold deve richiedere le licenze di esplorazione per le aree designate entro il 31 luglio 2025, mentre il governo congolese nominerà un inviato per facilitare l’acquisizione di Manono entro la stessa scadenza.
Kinshasa ha descritto l’accordo come un “partenariato strategico volto ad aprire la strada agli investimenti americani nel settore”. “Partenariato strategico”: una definizione fin troppo morigerata. KoBold è una società pionieristica nel panorama mondiale nel settore dell’esplorazione mineraria. Nata nel 2018, ha come elemento distintivo l’utilizzo dell’intelligenza artificiale e di tecnologie avanzatissime, appositamente sviluppate da un team di scienziati e studiosi, per rimappare il sottosuolo con una precisione mai raggiunta finora.
C’è un ulteriore elemento chiave: a KoBold non interessa qualunque minerale, ma è sostenuta da investitori a lungo termine impegnati nella scoperta e nello sviluppo di nuove risorse metalliche per batterie”. In sintesi: rame, cobalto, nichel, litio. Ecco perché dietro ci sono pezzi da novanta: uno dei principali investitori è Breakthrough Energy Ventures, fondata nel 2015 da Bill Gates e che a sua volta vede fra gli investitori personaggi del calibro di Jeff Bezos, Michael Bloomberg, Jack Ma di Alibaba, Reid Hoffman cofondatore di LinkedIn, Aditya Mittal, Xavier Niel di Iliad, persino il principe saudita Alwaleed bin Talal.
È chiaro dunque quanto grande sia la posta in gioco. Non a caso, l’accordo siglato a Kinshasa ha come fulcro la miniera di Roche Dure a Manono, provincia del Tanganika, uno dei più importanti giacimenti al mondo di litio, essenziale per le batterie che alimentano i veicoli elettrici e immagazzinano energia rinnovabile. L’Agenzia internazionale per l’energia lo ha identificato come uno dei minerali con i maggiori divari previsti tra domanda e offerta man mano che la transizione energetica accelera. Ecco il perché della fretta di KoBold, che non ha nemmeno aspettato la firma definitiva degli accordi di pace prevista per agosto.
Manono e i diritti minerari contesi
Il giacimento di litio di Manono è stato al centro di una prolungata battaglia legale che ben simboleggia la competizione geopolitica per i minerali critici. Il primo permesso esplorativo era stato concesso all’australiana AVZ Minerals. Nel 2023, però, il ministero delle Miniere della RDC lo aveva revocato, adducendo come motivazione i “progressi insufficienti”, e i diritti minerari erano andati a una filiale della società cinese Zijin Mining. Ciò aveva generato una controversia internazionale che ha di fatto congelato l’avanzamento dei lavori e che ancora non è totalmente risolta. AVZ aveva fatto ricorso alla Corte Internazionale di Arbitrato della Camera di Commercio Internazionale (ICC) e al Centro internazionale per la risoluzione delle controversie sugli investimenti (ICSID). E proprio due giorni dopo la stipula dell’accordo con KoBold, AVZ ha dichiarato che il nuovo accordo viola gli ordini provvisori dell’ICSID, ma si è anche detta aperta a un “dialogo costruttivo” per raggiungere un’intesa.
Programma completo di esplorazione
L’accordo stipulato fra RDC e KoBold non si limita al litio di Manono: stabilisce anche l’avvio di un programma di esplorazione mineraria su vasta scala in tutto il Paese, utilizzando quella che il governo descrive come “la tecnologia più avanzata del mondo” per individuare giacimenti minerari critici e dunque potenzialmente scoprire risorse aggiuntive di cui la transizione energetica globale ha sempre più bisogno. Inoltre, come parte dell’accordo, KoBold si è impegnata a digitalizzare i registri geologici (che attualmente si trovano nel Museo Reale dell’Africa Centrale in Belgio) e a fornire accesso pubblico gratuito ai dati geoscientifici storici attraverso il Servizio Geologico Nazionale della Rd Congo (Sgnc). Quest’ultimo è forse – al momento – l’unico impegno davvero utile per tutto il Paese. Anche perché favorendo una maggiore trasparenza nei dati l’accordo potrebbe contribuire a una più efficace gestione delle risorse e alla riduzione della corruzione nel settore.
Il corridoio di Lobito
Frutto di un lavoro portato avanti già dall’amministrazione Biden (il cui ultimo viaggio ufficiale fu – nel dicembre 2024 – proprio in Angola, a sugellare l’interesse statunitense per le risorse strategiche africane), il cosiddetto “corridoio di Lobito” è il maxi progetto ferroviario di 1.300 km finanziato da Usa e Ue volto a collegare i bacini minerari della cosiddetta copper belt nel sud della Rd Congo (la “cintura del rame”, dove oggi esistono anche ingenti giacimenti di cobalto) allo Zambia e al porto angolano di Lobito sull’Oceano Atlantico, offrendo una rotta veloce ed efficiente per i minerali estratti. Nell’ottobre 2023 era stato firmato un memorandum d’intesa tra Stati Uniti, Commissione europea, Angola, Repubblica Democratica del Congo e Zambia per la ristrutturazione e ricostruzione della vecchia arteria ferroviaria che, una volta completata, collegherà la città zambiana di Kalumbila (a ridosso del confine con il Congo) alla costa angolana, con un costo stimato di 1 miliardo di dollari.
È in questo contesto che ora si inserisce l’accordo con KoBold, in chiara funzione anticinese, per riprendere il controllo e forse il monopolio dei minerali strategici. La posizione remota del giacimento di Manono presenta notevoli sfide logistiche e lo sviluppo delle infrastrutture necessarie per le operazioni minerarie e il trasporto del litio richiederanno ulteriori investimenti. La Rd Congo resta un cruciale terreno di battaglia nella guerra commerciale e nella competizione tra interessi cinesi e occidentali per il controllo dei minerali critici, da cui in buona parte dipenderà la futura leadership tecnologica e industriale.
Non solo litio
Non solo KoBold: a muoversi attorno agli accordi di pace e al nuovo interesse statunitense per la Rd Congo ci sono altri attori. L’America First Global, cofondata da Gentry Beach, stretto collaboratore di Donald Trump Jr., è in lizza per acquisire i diritti sul sito minerario di Rubaya, la più grande miniera di coltan del Paese e una delle più grandi al mondo, situata vicino a Goma e tutt’ora sotto il controllo dell’M23. Il sito da solo fornisce circa il 15% del coltan mondiale, essenziale per la produzione di cellulari e altra tecnologia, da anni sfruttata artigianalmente e spesso illegalmente. Poi ci sono Orion Resource Partners e Virtus Minerals, un consorzio guidato da ex membri delle forze speciali statunitensi che sta cercando di acquisire Chemaf Resources, ente gestore della miniera di Mutoshi nel Katanga, ricca di cobalto e rame.
Per portare avanti tutti questi progetti, in un Paese senza infrastrutture viarie ed energetiche, servono altri investimenti. E così ecco attivarsi il Gruppo elettrico Anzana (ex Virunga Power) che a giugno ha firmato un accordo per acquisire una partecipazione del 10% in un grande progetto idroelettrico transfrontaliero (RDC, Rwanda, Burundi), del valore stimato di 760 milioni di dollari. L’obiettivo dichiarato è fornire energia elettrica a 30 milioni di persone nella regione. Ma certo anche alle future imprese estrattive. Hydro-Link, azienda con sede a New York, ha firmato un accordo con l’Angola per trasportare per oltre mille km 1,2 gigawatt di elettricità, dalle centrali idroelettriche angolane alla regione mineraria di Kolwezi, nella copper belt. E siccome nessuno investe se non è garantita la sicurezza, ecco spuntare anche Erik Prince, il fondatore di Blackwater e vicino a Donald Trump, che già nel 2023 aveva firmato un accordo con il governo congolese per creare una “brigata fiscale” responsabile della garanzia delle entrate minerarie, petrolifere e forestali. I suoi uomini sul terreno hanno preso nuovo vigore.
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