Gli europei vogliono un’Ue forte. I dati dell’Eurobarometro letti da Shekhovtsov
- Postato il 16 aprile 2025
- Esteri
- Di Formiche
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Gli ultimi dati dell’Eurobarometro, lo strumento di opinione pubblica per eccellenza dell’Unione europea, non mancano di rallegrare gli ottimisti dell’integrazione europea.
Oggi, l’Unione europea gode di un’immagine positiva presso la metà dei suoi cittadini, registrando un aumento di due punti rispetto alla primavera 2024 e di cinque punti in più rispetto all’autunno 2023. Gli europei riconoscono sempre più il valore dell’appartenenza all’Unione europea: il 74% crede che il proprio paese tragga vantaggio dall’adesione all’Unione – il dato più alto da quando la domanda è stata posta per la prima volta nel 1983. Perfino in Austria, Bulgaria, Repubblica Ceca, Francia e Grecia – considerati tra i Paesi con la visione più pessimistica a riguardo – la percentuale supera il 60%, indicando un notevole apprezzamento per il contributo dell’Unione europea al benessere nazionale. Un sorprendente 89% degli europei ritiene che una maggiore unità sia fondamentale per affrontare le sfide globali, mentre il 66% supporta un ruolo più incisivo dell’Unione europea nel proteggere i cittadini dalle crisi internazionali e dalle minacce alla sicurezza. In particolare, difesa e sicurezza vengono considerate priorità assolute per rafforzare la posizione dell’Unione sulla scena mondiale.
L’analisi dei dati demografici evidenzia che i giovani apprezzano maggiormente il contributo dell’Unione europea ai loro Paesi. Pur associando in modo naturale l’adesione all’Unione alla libertà di viaggiare e studiare all’estero e all’accesso alle opportunità finanziate dall’Unione europea, essi ritengono anche che l’Unione debba avere un ruolo più deciso nel proteggere i cittadini dalle crisi globali e dalle minacce alla sicurezza.
Una tensione sottostante
Se da un lato i recenti dati dell’Eurobarometro risultano incoraggianti – specialmente per quanto riguarda i giovani – dall’altro emergono tensioni latenti. Dietro l’incremento della percezione positiva dell’Unione europea si nasconde una chiara aspettativa: una richiesta pubblica di una maggiore unità all’interno dell’Unione e di un ruolo europeo più deciso nell’affrontare le sfide della sicurezza globale. Tuttavia, sembra che questa domanda non sia pienamente tradotta nella volontà politica delle élite europee. Nonostante gli impegni retorici in favore dell’autonomia strategica e della difesa comune – espressi, per esempio, attraverso il Meccanismo europeo di difesa e il Piano ReArm Europe – i progressi vengono spesso ostacolati dall’inerzia burocratica, dalle esitazioni intergovernative e dalle divergenze nelle priorità nazionali, se non addirittura da vere e proprie manovre di sabotaggio.
Il risultato è un crescente divario tra le aspettative sincere dei cittadini europei e le reali azioni messe in campo dalle élite politiche. In un contesto segnato dall’aggressione della Russia contro l’Ucraina e dal progressivo disimpegno degli Stati Uniti nella sicurezza europea, questo divario rischia di trasformarsi in una bomba a orologeria per il futuro dell’integrazione europea.
È importante sottolineare che le preoccupazioni dei cittadini in materia di sicurezza non sono automaticamente legate al quadro dell’Unione europea. Se da un lato è rassicurante notare che molti cittadini guardano all’Unione per affrontare queste sfide, dall’altro va riconosciuto che l’Unione europea non è l’unico attore in grado di rispondere a tali aspettative. Gran parte dell’esito dipende dalla comunicazione e dalle percezioni, che in tempi di incertezza tendono a prevalere sui fatti. Le persone, alla ricerca di risposte ferme e risolutive, spesso ignorano la complessità in favore di soluzioni semplici e immediate.
Il desiderio di porre rimedio ai problemi di sicurezza e difesa rispecchia un bisogno psicologico di certezza e di risposte definitive. Quando si manifesta un forte bisogno di soluzioni rapide, è facile che ci si aggrappi alla prima informazione convincente e la si consideri definitiva. Tale primo giudizio tende a irrigidirsi, rendendo meno recettive alle informazioni successive, anche se più accurate o basate su dati oggettivi.
Una corsa contro il tempo
La guerra della Russia e il progressivo disimpegno degli Stati Uniti dall’Europa hanno creato un senso di urgenza in materia di sicurezza come mai prima d’ora. Naturalmente, gli europei si rivolgono all’Unione europea, poiché l’idea di un’Europa unita continua ad esercitare un forte richiamo.
Tuttavia, se le élite politiche europee non sapranno trasmettere un’immagine di forza e determinazione che risulti credibile e convincente, molti cittadini potrebbero facilmente orientarsi verso altre soluzioni politiche che appaiono più forti e incisive. Queste alternative, già in grado di raccogliere un sostegno consistente, includono il populismo autoritario, il nazionalismo illiberale e l’isolazionismo. Indipendentemente dal fatto che tali soluzioni siano o meno adatte ad affrontare le sfide globali, se adottate definitivamente, potrebbero essere difese persino a discapito degli interessi a lungo termine degli stessi cittadini. Questo è il meccanismo tipico della psicologia umana.
I dati dell’Eurobarometro confermano che l’Unione europea conserva ancora una considerevole riserva di fiducia pubblica, ma è un errore credere che tale fiducia sia infinita. Con un numero crescente di giovani europei che si orienta verso partiti di estrema destra – molti dei quali allineati a forze antieuropee straniere – sorgono legittime preoccupazioni sul fatto che i progressisti possano essere ormai in ritardo nel riconquistare il voto giovanile.
In un contesto geopolitico turbolento, sembra che un’Europa unita abbia, seppur riluttante, assunto il ruolo di guida nel mondo democratico libero, poiché al momento nessun’altra nazione possiede le condizioni economiche e politiche per sostenerlo. Tuttavia, per guidare in maniera credibile, l’Unione europea deve superare la cautela retorica del passato e adottare azioni decisive e una fiducia strategica che non solo rispecchi, ma addirittura superi le aspettative dei cittadini. Altrimenti, la fiaccola che oggi illumina l’Europa rischia di spegnersi.