Gli alberi con la scritta DVX sopra Rieti? Trasformiamo tutto in un’opera di land art
- Postato il 13 agosto 2025
- Progetto
- Di Artribune
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Nell’agosto 2017, un incendio danneggiò la Pineta DVX che dal 1939 occupa un’area di circa otto ettari sul Monte Giano, nel reatino. Una quota degli oltre 20mila pini messi a dimora in epoca fascista risultò danneggiata dal rogo, con particolare riguardo per quelli che formavano le lettere U e X della parola in lingua latina usata per indicare il Duce. Nel febbraio dell’anno successivo, alcuni membri del movimento CasaPound si adoperarono per ripristinare la leggibilità della scritta, visibile anche da chilometri date le sue monumentali dimensioni (le singole lettere sono alte circa 190 metri e larghe oltre 4oo metri). Più di recente, l’architetto e landscape designer italiano Angelo Renna ha iniziato a ragionare sul valore paesaggistico e storico della pineta, interrogandosi sulla sua genesi, sull’intervento di riattivazione promosso da CasaPound e soprattutto sulla possibilità di attualizzare, anziché cancellare (come in passato è pure stato proposto di fare), la discussa opera. Queste premesse costituiscono il punto di avvio del suo progetto The Forest of Love.
Come potrebbe essere attualizzata la Pineta DVX?
“Le impressionanti dimensioni della pineta la rendono, dal mio punto di vista, un progetto di tipo paesaggistico. Ed è questo a interessarmi, nell’ambito della mia ricerca: alla sua base della sua realizzazione c’è una chiara idea di costruzione del paesaggio italiano” spiega Renna ad Artribune. Tale dichiarato omaggio a Benito Mussolini rientrava in un programma di riforestazione promosso durante la stagione fascista in territori fragili del Centro Italia. A essere coinvolte furono soprattutto porzioni montuose e collinari di Abruzzo, Umbria, Lazio e Marche, nelle quali l’inserimento di esemplari di pino nero e pino silvestre risultava funzionale alla stabilizzazione dei suoli, così da contrastare frane e fenomeni di instabilità. Dalla crescita di queste conifere era inoltre attesa la produzione di legname. L’operazione condotta sul Monte Giano coniuga queste esigenze alla volontà di esaltare la figura del Duce, celebrandolo con una modalità che difficilmente sarebbe potuta passare inosservata. “La mia The Forest of Love è chiaramente una provocazione, mossa per incoraggiare un confronto, per interrogarci sul futuro di questa foresta, che è figlia dei suoi tempi” prosegue Renna, per poi introdurre quella che potremmo qualificare come un’installazione di land art. Anziché annullare una controversa eredità del secolo scorso, perdendo di fatto il patrimonio vegetale che la costituisce, il suo progetto fa leva sul concetto di layer, con due nuovi segni facilmente riconoscibili. E ulteriore verde.

Uno scarabocchio floreale nella monumentale scritta DVX
All’attuale compattezza – compositiva, vegetale e cromatica – della scritta, Renna contrappone infatti uno “scarabocchio floreale”, adottando la sua stessa definizione. The Forest of Love prevede dunque la piantumazione di un nuovo filare composto da 1.000 prunus di diverse specie (tra cui spinosa, mahaleb e avium) sull’esistente testo. Tipici dell’Appennino, questi alberi presentano in primavera fiori bianchi o rosa. Verrebbero collocati nelle porzioni di vuoto disponibili nella pineta, formando un segno dall’andamento sinuoso e ripetitivo: quasi infantile, sembra ricordare gli schizzi che talvolta fissiamo su carta mentre siamo in realtà intenti in altre azioni. Più in basso rispetto alla scritta, ulteriori pruni assumerebbero invece la forma archetipa di un cuore, “simbolo di un gesto d’amore che si innesta su un luogo segnato dalla storia” precisa il progettista pratese.

Dal tunnel sotterraneo sullo Stretto di Messina alla foresta di pruni tra le lettere DVX
Renna, che all’attività professionale nel suo studio e come docente affianca lo sviluppo di progetti di ricerca sul paesaggio, spesso legati a luoghi simbolo del contesto italiano – sua l’alternativa sottomarina al Ponte sullo Stretto che presentavano giusto un anno fa –, non è animato dall’ostinata volontà di concretizzazione della sua The Forest of Love. Tra le inconciliabili posizioni del dibattito sul destino della Pineta DVX, in cui la sua distruzione è ovviamente osteggiata da chi ne auspica la cura e il mantenimento, prova piuttosto a inserire una dimensione di tipo paesaggistico e artistico.
In parallelo vuole porre l’accento sulla questione della biodiversità. Con un intervento di questa natura, infatti, “si creerebbe una foresta mista, quindi ben più diversificata di quella attuale, con tutte le ricadute che questo comporta. Il tema della diversità di specie per me è enorme, oltre che centrale nella mia pratica”. Renna ammette di avere, come solido punto di riferimento, l’approccio al pensiero e al progetto che fu proprio della (mai replicata) esperienza radicale fiorentina e considera questa sua visione “non una cancellazione, ma una presa di posizione consapevole e critica verso il passato”. Quello ipotizzato non vuole essere un atto di cancel culture, ma di “un tentativo di trasformazione simbolica che mantenga — e possibilmente arricchisca — il valore ambientale del luogo, convertendolo in un monumento contemporaneo, un monito per le generazioni future”, conclude il progettista. E chissà che qualcuno non voglia prendere davvero in considerazione questa prospettiva e approfondirla.
Valentina Silvestrini
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L’articolo "Gli alberi con la scritta DVX sopra Rieti? Trasformiamo tutto in un’opera di land art" è apparso per la prima volta su Artribune®.