Gli airbag Takata a rischio esplosione incontrollata, la denuncia di Altroconsumo

  • Postato il 5 agosto 2025
  • Cronaca
  • Di Blitz
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Quella degli airbag prodotti da Takata è una storia che sembra non avere fine. Tra il 2009 e il 2019, la casa giapponese specializzata in componentistica automobilistica ha distribuito in tutto il mondo milioni di airbag, diventati tristemente noti per la loro pericolosità. Nonostante la dichiarazione di fallimento nel 2017, le conseguenze della diffusione di questi dispositivi difettosi continuano a colpire case automobilistiche e automobilisti.

Il problema principale risiede nell’uso del nitrato di ammonio come propellente per il gonfiaggio: una scelta economica ma estremamente instabile, soprattutto con il passare del tempo o in condizioni climatiche avverse. Questo ha portato a casi documentati di esplosione spontanea dell’airbag, talvolta con esiti tragici per i guidatori.

Dalla scoperta delle prime anomalie nel 2013, sono stati avviati massicci richiami di veicoli in tutto il mondo. Tuttavia, il numero di auto ancora in circolazione con airbag Takata è elevato. L’ultimo caso risale a giugno 2025, quando un grave incidente in Francia ha portato Stellantis a bloccare 441.000 esemplari di Citroën C3 e DS3, tutte dotate del discusso airbag.

Opel nel mirino, Altroconsumo denuncia

Il richiamo Citroën è solo l’ultimo episodio. Secondo una recente denuncia di Altroconsumo, anche il marchio Opel, oggi parte del gruppo Stellantis, avrebbe in circolazione veicoli dotati di airbag Takata difettosi. A differenza di Citroën, però, Opel non avrebbe adottato misure restrittive: i richiami sarebbero stati inviati come semplici inviti e senza l’urgenza necessaria a far percepire il rischio ai clienti.

Tra i modelli coinvolti ci sarebbero diverse versioni di Corsa, Astra, Meriva, Zafira e Mokka, tuttora circolanti nonostante il potenziale pericolo. A peggiorare la situazione, Opel non avrebbe fornito auto sostitutive e i tempi per la sostituzione degli airbag supererebbero i 90 giorni. Altroconsumo denuncia la pericolosità di questa politica e invita i proprietari dei veicoli coinvolti a pretendere l’intervento immediato, ventilando anche la possibilità di una class action simile a quella già proposta contro Citroën.

Per aiutare i cittadini a verificare se la propria auto sia coinvolta, il Ministero della Transizione Ecologica francese ha messo a disposizione un database consultabile online, in cui inserire i dati del proprio veicolo e scoprire se è soggetto a una campagna di richiamo.

 

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Blitz

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