Giusi Princi: «Io nel tritacarne mediatico per una cena a cui non ero presente»
- Postato il 25 maggio 2025
- Notizie
- Di Quotidiano del Sud
- 1 Visualizzazioni

Il Quotidiano del Sud
Giusi Princi: «Io nel tritacarne mediatico per una cena a cui non ero presente»
HuaweiGate: la parlamentare europea, Giusi Princi, vittima di uno scambio di persona ad una cena a cui non era presente. La Procura di Bruxelles aveva chiesto la revoca dell’immunità; Poi la marcia indietro
Per cinque giorni, Giusi Princi, parlamentare europea calabrese eletta nelle liste di Forza Italia, ha vissuto in una specie incubo. La Procura di Bruxelles, che vigila con attenzione e durezza su tutte le questioni relative al Parlamento europeo, aveva chiesto la revoca della sua immunità parlamentare. Motivo? Giusi Princi, insieme ad alcuni altri deputati europei tra cui gli italiani Fulvio Martusciello e Salvatore De Meo, era stata segnalata a una cena che si è svolta a Bruxelles il 25 giugno del 2024. Una cena organizzata dalla multinazionale cinese Huawei. I magistrati belgi sospettano che la serata sia servita a Huawei per costruire rapporti illeciti con i deputati presenti.
Su molti giornali e siti, è partita la storia di un nuovo HuaweiGate. Giusi Princi vi appariva coinvolta anche se a quella cena non c’era mai stata. Le abbiamo chiesto di ricostruire la vicenda che pone alcune domande su come sia facile finire in un tritacarne mediatico a causa di un errore giudiziario. E questo vale sia per i politici che per i cittadini qualsiasi. Ed è abbastanza facile entrare nel tritacarne ma è molto più difficile uscirne. Sentiamo il racconto dell’eurodeputata calabrese.
Buongiorno, onorevole. Sono state giornate un po’ difficili, immagino
«Si, molto difficili. Vissute con fermezza interiore ma anche con amarezza».
Vediamo di ricostruire. La Procura di Bruxelles ha chiesto la revoca dell’immunità parlamentare per lei e per altri quattro parlamentari. L’indagine riguardava una cena organizzata da Huawei il 25 giugno a Bruxelles. Lei risultava tra i commensali. Ma, ormai è chiaro, l’on Giusi Princi non era a quella cena. Dov’era?
«La mia estraneità ai fatti è emersa subito in modo inconfutabile . Non solo non ero ancora europarlamentare nella data in cui è avvenuta la cena, ma, soprattutto, mi trovavo a Reggio Calabria, a più di 2000 chilometri di distanza. Assistevo alla recita di fine ciclo di scuola materna di mia figlia. Alla cena, tra l’altro, non ero stata neanche invitata. Né conoscevo alcuno dei commensali eccetto De Meo».
Eppure si è scatenata immediatamente una tempesta mediatica. Quasi tutti hanno parlato della cena come se lei ci fosse stata. Molti hanno anche messo la sua risposta. Ma i titoli restavano sulle accuse. Cosa ha pensato? E cosa ha fatto?
«All’iniziale sconforto e delusione, ho fatto prevalere la tranquillità della mia coscienza. Sapevo che si trattava di un imperdonabile errore di persona. Con forza e determinazione, senza lasciarmi sopraffare dalla gogna mediatica, ho acquisito tutti le prove documentali necessarie a dimostrare la mia totale estraneità ai fatti. Quindi, con i miei legali, abbiamo predisposto una perizia, redatta da un ingegnere informatico che ha attestato l’autenticità dei file e la geolocalizzazione delle foto scattate durante la recita di mia figlia. Tutta la documentazione, con memoria di accompagnamento, è stata inoltrata immediatamente alla Procura belga alla quale è stato chiesto di ritirare la richiesta di revoca dell’immunità. Convinta che la verità vada sostenuta sempre con rigore e determinazione, ho voluto dimostrare direttamente agli organi inquirenti il grande errore commesso perché riparassero essi stessi. Mi sono rifiutata di seguire l’iter parlamentare che prevedeva il giudizio sulla revoca da parte della Commissione dopo un’ audizione. Così, avrei dovuto attendere magari mesi o anni. Nel frattempo il caso sarebbe montato ulteriormente con false verità mediatiche».
Insomma, lei ha preso il coraggio a due mani e ha seguito una procedura non convenzionale rispondendo direttamente alla Procura belga per dimostrare la sua estraneità ai fatti e la sua assoluta non presenza a quella cena. E ha avuto ragione. La Procura si è resa conto dell’abbaglio preso e ha ritirato la richiesta di revoca dell’immunità. In pratica non ha neanche iniziato le indagini su di lei. A quel punto, la presidente del Parlamento Roberta Metsola ha annunciato la marcia indietro della Procura. L’ha anche sentita? Vi siete parlate?
«Si, devo dire che ha prevalso la verità e il coraggio di sostenerla convintamente. E’ stato un gesto doveroso da parte della Procura belga: quando un’autorità giudiziaria riconosce un errore e lo corregge senza esitazione, dimostra rispetto per la verità. Resta l’amarezza per la superficialità con la quale si è agito: tutto questo si sarebbe potuto evitare con una semplice verifica preliminare. La Presidente ricevute le scuse e la comunicazione dal Procuratore federale, mi ha subito telefonato partecipandomi la bella notizia. Mi ha detto di stare sempre serena perché nessuno ha mai dubitato di me, mi ha invitato a tranquillizzare la mia famiglia. L’ho sentita molto vicina ed emozionata. E’ stato un risultato storico che, oltre a riscattare la mia dignità umana e politica, rivendica la credibilità delle istituzioni minata anch’essa da indagini così lacunose».
Immagino che, per qualche giorno, nel Parlamento di Bruxelles non si sia parlato d’altro. Che cosa le hanno detto i colleghi?
«La notizia sta facendo molto rumore anche all’interno del Parlamento. Questa mia battaglia, è diventata la vittoria di tutti, ha indebolito la Procura belga restituendo credibilità all’istituzione parlamentare e alla politica stessa. Mi sto sentendo la paladina dei diritti dei parlamentari europei… » (sorride; ndr)
Credo che questo sia il punto importante della vicenda. A volte, anche in Italia, le procure attuano il sistema della “pesca a strascico”. Magari, in certi casi, è inevitabile. Ma quello che mi sembra grave è quando una persona innocente, politico o cittadino qualsiasi, resta preso nelle maglie di queste reti e vi rimane per mesi o addirittura per anni. Lei pensa che il tema verrà approfondito e gli organi del Parlamento europeo chiederanno un confronto con la Procura belga su questi temi?
«Ritengo che il tema debba essere oggetto di approfondimento in Italia, come in Europa. E’ un tema che riguarda il corretto funzionamento delle istituzioni democratiche. Serve maggiore cautela, maggiore rispetto per le persone, per la funzione pubblica, per l’impegno civile. Non si può mai sacrificare la dignità di una persona sull’altare della velocità o della visibilità investigativa . Una giustizia giusta è quella che accerta con equilibrio e agisce con prudenza. Se sbaglia deve avere la forza di correggersi, ma soprattutto deve lavorare per non sbagliare affatto quando si tratta di reputazioni, famiglie , vite. Credo che non si possa rimandare una discussione seria sul garantismo come pilastro della democrazia europea».
Da quasi un anno lei è parlamentare europea. Cosa ha capito e cosa ha imparato da questa esperienza? Anche alla luce della sua attività politica in Italia? E’ meglio? E’ peggio?
«Questa esperienza rafforza indubbiamente la mia determinazione: continuerò a battermi per un Europa dei diritti in cui la verità e la dignità personale siano sempre rispettate Lo faccio con uno sguardo rivolto soprattutto ai giovani: non perdete mai la fiducia nella giustizia e non abbiate mai paura di difendere ciò in cui credete. Anche nei momenti più difficili, restate saldi nei vostri valori. Perché se c’è una lezione che porto con me è che la verità ha bisogno di coraggio e il coraggio ha bisogno di esempi. E noi rappresentanti istituzionali lo dobbiamo essere per i nostri giovani. Indubbiamente dalla politica europea dovremmo emulare i tempi degli interventi in aula ( max 3 m), l’organizzazione delle attività, ma soprattutto come si determinano le maggioranze sui temi. Apprezzo questo aspetto perché a differenza della politica italiana in cui i confronti si buttano sempre in “caciara” a scapito dei contenuti, in Europa il confronto, il dibattito e le “negoziazioni” si concentrano sui temi.
L’Europa pecca nella burocrazia che, specie nel passato, era troppo ingessata. In questa legislatura, stiamo lavorando proprio perché l’Europa sia più flessibile e vicina ai territori».
Il Quotidiano del Sud.
Giusi Princi: «Io nel tritacarne mediatico per una cena a cui non ero presente»