Giuseppe Conte pacifista solitario: no alla Nato, gelo con il Pd
- Postato il 25 giugno 2025
- Di Panorama
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Continua lo show di Giuseppe Conte in Aula e fuori. È lo stesso presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ieri in Senato, a rispondergli duramente su quando nega di aver rinnovato la firma sul 2% per le spese di difesa. Sulle spese militari ha fatto marcia indietro ma «ha sottoscritto» l’impegno del 2% delle spese militari, «una firma è una firma». E aggiunge sarcastica: «Io vorrei tanto essere Giuseppe Conte ma sono Giorgia Meloni nella vita non si è sempre fortunati».
La risposta del presidente del Movimento non si fa attendere: «Continuo a dire che sul 2% per le spese di difesa si ripetono falsità, un errore storico: io non ho mai firmato nessun 2%. Certo, ha aggiunto, «non ho mai messo in discussione il 2% però ho detto a Trump che non potevo affamare la mia popolazione che c’erano delle politiche sociali cui mettere mano. Ed è per questo, ha ricordato, che siamo passati all’1,2% e che per ogni miliardo messo sulla difesa ne ho messi 12 sulla sanità».
Ieri il leader del Movimento 5 stelle per portare avanti la sua crociata contro il riarmo si è persino recato a L’Aia, nel giorno del vertice convocata dall’Alleanza Atlantica, per intervenire alla conferenza «No Rearm, no War» al Parlamento olandese.
«A pochi chilometri da qui, al quartier generale della Nato, stanno forgiando un futuro che minaccia di distruggere la speranza della pace: la storia ci ha insegnato questa lezione: è mai esistita un’alleanza militare che ha accumulato armi solo per lasciarle inutilizzate?» ha detto, aggiungendo: «Affermano che ciò avvenga in nome della sicurezza, ma il risultato è esattamente l’opposto: quando gli Stati accumulano armi nel tentativo di proteggersi, altre nazioni percepiscono una minaccia e rispondono aumentando le proprie spese militari» ha spiegato Conte, sottolineando che «questo ciclo di escalation mostra che la guerra non è più solo una remota possibilità: diventa una tragica realtà. In un mondo in cui le nazioni possiedono armi nucleari, questo è il rischio che non possiamo correre». Poi se la prende con il numero uno della Nato, Mark Rutte: «Ricordo l’incontro con Rutte: nel 2020 venni qui per convincerlo a superare le sue fortissime resistenze sul Recovery fund e oggi rivederlo nella veste di spendaccione mi sorprende, ricordando tutta la sua filosofia contabile. «Si è fatto promotore della proposta di raggiungere il 5% del Pil per la difesa addirittura triplicando le spese militari e non tenendo conto evidentemente dei budget dei Paesi come l’Italia ma anche di tanti altri, come il Belgio o la Spagna».
Insomma Conte e i suoi sembrano essere gli unici a non rendersi conto che aumentare le spese della difesa è divenuta una necessità, non un’opzione. Tanto che sul tema l’opposizione è completamente spaccata. Anche in Senato sono state 5 le risoluzioni presentate e solo quella di Azione modificata è passata oltre a quella della maggioranza. Quella dei 5 stelle già alla Camera ha creato una spaccatura con Pd e Avs che hanno votato contro, nonostante questo è stata presentata senza modifiche anche in Senato. Nel testo i pentastellati chiedono al governo di impegnarsi a interrompere immediatamente la fornitura di materiali d’armamento alle autorità governative ucraine e a intensificare gli sforzi a livello europeo per trovare una soluzione efficace alla questione del transito e approvvigionamento del gas che non escluda a priori e pro futuro una possibile collaborazione con la Russia. Conte tra le altre cose nega anche che ci sia stata una discussione con i dem. «Se da parte del Pd vogliono fare polemiche, noi non la facciamo perché io sono testardamente concentrato per costruire un’alternativa di governo» ha spiegato Conte ai microfoni di Tagadà su La7. Ma la ciliegina sulla torta della negazione della realtà arriva quando dice: «Lavoriamo in modo leale, assolutamente ottimista e convintamente aperto per costruire per le regionali un progetto solido e forte di campo progressista». E naturalmente nel mondo dei sogni di Conte, a guidarlo, il campo progressista, dovrebbe essere proprio lui.