Giubileo dei giovani a Roma, il debutto di Leone XIV con i ragazzi del mondo e la sfida alla generazione Wojtyla
- Postato il 30 luglio 2025
- Cronaca
- Di Il Fatto Quotidiano
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Non chiamatela Giornata mondiale della gioventù. Nonostante il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Alfredo Mantovano, l’abbia più volte chiamata “Gmg” nella conferenza stampa di presentazione dell’evento che si è tenuta nella Sala Stampa della Santa Sede. La denominazione, infatti, è un problema “politico”, e non semplicemente linguistico, all’interno della Curia romana. Le Giornate mondiale della gioventù sono di competenza del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, guidato dal suo prefetto, il cardinale Kevin Joseph Farrell, mentre il Giubileo della speranza, tuttora in corso, è stato affidato da Papa Francesco alla regia dell’arcivescovo Rino Fisichella, pro prefetto del Dicastero per l’evangelizzazione.
Risolti il problema linguistico e quello di competenza gestionale, che all’interno dei sacri palazzi non sono certo di poco conto, il Giubileo dei giovani, che avrà il culmine il 2 e il 3 agosto 2025 a Tor Vergata, sarà il primo vero biglietto da visita di Leone XIV. Non solo con la cosiddetta “generazione Wojtyla”, il Papa che ha inventato le Gmg, ma con il mondo intero. Appena eletto, nel 2005, Benedetto XVI debuttò alla Giornata mondiale della gioventù di Colonia, nella sua Germania. Subito dopo la sua elezione, nel 2013, Francesco si presentò alla Giornata mondiale della gioventù di Rio de Janeiro, nella sua America Latina. A Prevost adesso, a poco meno di tre mesi dall’inizio del suo pontificato, tocca lo stesso debutto con i giovani di tutto il mondo.
Venticinque anni fa, a Tor Vergata, durante il Grande Giubileo del 2000, in una indimenticabile Giornata mondiale della gioventù, due milioni di ragazzi abbracciarono quell’anziano Pontefice che aveva contribuito a far crollare il Muro di Berlino. Wojtyla affidò a quei giovani provenienti da tutto il mondo un mandato missionario di pace: “Cari amici, vedo in voi le ‘sentinelle del mattino’ in quest’alba del terzo millennio. Nel corso del secolo che muore, giovani come voi venivano convocati in adunate oceaniche per imparare ad odiare, venivano mandati a combattere gli uni contro gli altri. I diversi messianismi secolarizzati, che hanno tentato di sostituire la speranza cristiana, si sono poi rivelati veri e propri inferni. Oggi siete qui convenuti per affermare che nel nuovo secolo voi non vi presterete ad essere strumenti di violenza e distruzione; difenderete la pace, pagando anche di persona se necessario. Voi non vi rassegnerete ad un mondo in cui altri esseri umani muoiono di fame, restano analfabeti, mancano di lavoro. Voi difenderete la vita in ogni momento del suo sviluppo terreno, vi sforzerete con ogni vostra energia di rendere questa terra sempre più abitabile per tutti”.
Wojtyla aveva nella mente sia il ricordo atroce dell’orrore della seconda guerra mondiale con i campi di concentramento nazisti che l’oppressione subita durante il comunismo. Quel messaggio di pace, come è noto, fu subito infangato, appena un anno dopo, dall’attentato terroristico alle Torri Gemelli di New York, l’11 settembre 2001, e dai continui e sanguinosi conflitti che in un quarto di secolo sono diventati una vera e propria “terza guerra mondiale a pezzi”, secondo la celebre ed efficace definizione di Bergoglio. Ora tocca a Leone XIV prendere in mano la difficile eredità dei giovani cattolici di tutto il mondo che vogliono una Chiesa accogliente e credibile, quindi non corrotta.
Lo aveva capito benissimo Francesco che, nella Gmg di Lisbona, nel 2023, disse: “Amici, vorrei essere chiaro con voi, che siete allergici alle falsità e alle parole vuote: nella Chiesa c’è spazio per tutti, per tutti! Nessuno è inutile, nessuno è superfluo, c’è spazio per tutti. Così come siamo, tutti. E questo Gesù lo dice chiaramente quando manda gli apostoli a invitare al banchetto di quell’uomo che lo aveva preparato, dice: ‘Andate e portate tutti, giovani e vecchi, sani e malati, giusti e peccatori: tutti, tutti, tutti’. Nella Chiesa c’è posto per tutti. ‘Padre, ma io sono un disgraziato…, sono una disgraziata, c’è posto per me?’. C’è posto per tutti! Tutti insieme, ognuno nella sua lingua, ripeta con me: ‘Tutti, tutti, tutti!’. Non si sente, ancora! ‘Tutti, tutti, tutti!’. E questa è la Chiesa, la madre di tutti. C’è posto per tutti. Il Signore non punta il dito, ma apre le sue braccia”.
Fu proprio Bergoglio, a Lisbona, a comunicare gli impegni futuri del Papa con i ragazzi: “Do appuntamento ai giovani di tutto il mondo nel 2025 a Roma, per celebrare insieme il Giubileo dei giovani! Vi aspetto nel 2025 per celebrare insieme il Giubileo dei giovani. E la prossima Giornata mondiale della gioventù avrà luogo in Asia: sarà in Corea del Sud, a Seoul! Così, nel 2027, dal confine occidentale dell’Europa si sposterà in estremo Oriente: è questo un bel segno dell’universalità della Chiesa e del sogno di unità di cui voi siete testimoni!”.
Il bagno di folla che Leone XIV avrà con i giovani e le parole che rivolgerà loro saranno molto importanti per conoscerlo ancora meglio e vedere come questo missionario agostiniano vuole interpretare il ruolo che gli è stato affidato dal conclave che lo ha eletto. All’interno della Curia romana tutti si aspettano anche che Prevost inizi a fare le nomine più importanti, a incominciare da quella del suo successore alla guida del Dicastero per i vescovi. Il Papa ha ribadito recentemente ai suoi più stretti collaboratori, soprattutto a coloro che lo pressano perché inizi lo spoils system curiale molto atteso, che, ora più che mai, servono “pazienza, riflessione e preghiera”. Leone XIV sta ascoltando attentamente tutti in attesa di prendere le prime importanti decisioni. Adesso, però, è il momento di ascoltare i ragazzi del mondo e di conquistare la “generazione Wojtyla”.
“Cari giovani, – ha affermato Prevost – vorrei che conserviate sempre nei vostri cuori tutto quello che vivrete durante il Giubileo dei giovani. Ma, per favore, che non rimanga solo come un ricordo in belle foto. Vorrei che tutti possano vedere in voi il volto di Cristo. Perciò, amate e servite gratuitamente nella quotidianità, perché avete sperimentato la gioia di essere stati amati prima, e perché avete ricevuto tutto gratuitamente dal Padre Dio”. Gli ha fatto eco l’arcivescovo Fisichella: “Vi abbiamo atteso da tanto tempo e ora siete qui. Grazie per avere accolto l’invito del Papa di partecipare a questo Giubileo dedicato a voi e alla speranza che ognuno porta dentro di sé. Siete venuti da tutto il mondo. Ci sono amici che provengono anche dalle zone di guerra: dall’Ucraina, dalla Palestina, giunga a tutti l’abbraccio di fraternità che ci rende uniti e un corpo solo; non fate mancare loro i segni della vostra amicizia. Molti tra di voi hanno fatto tanti sacrifici per essere qui a Roma”.
Un gruppo di ragazzi è arrivato da Israele, in particolare da Haifa e Nazaret, chiedendo ai loro coetanei: “Pregate per noi!”. Alcuni sono giunti da diverse città dell’Ucraina e ai media vaticani hanno spiegato: “Essere qui ci permette di ricevere, come Paese, il supporto dei cristiani di altre nazioni. Possiamo condividere qui le nostre storie di vita, le nostre esperienze, la nostra forza di amare, pregare e combattere per le cose in cui crediamo. Ci aspettiamo di incontrare persone che ci accolgano, che ci diano il loro supporto e che condividano con noi quella luce che portano attraverso Cristo e che portiamo anche noi. Ne abbiamo davvero bisogno. L’attenzione che Leone XIV sempre dedica all’Ucraina è molto importante, non solo per chi è credente. Per noi ucraini leggere sui social o vedere nei media in generale messaggi di incoraggiamento da altri Paesi o dal Pontefice ci dà tanta forza e accresce la nostra fede. Vivere a Kiev significa passare ogni notte nei rifugi anti-bombardamento: è difficile viverci e lavorarci. Questo sostegno è per noi una vera fonte di forza e di speranza che ci aiuta a resistere alla disperazione quotidiana”. Ci sono anche giovani libanesi: “Dobbiamo tutti pregare per la pace, non sono in Libano, ma in tutto il mondo. Per questo siamo qui. Speriamo che il Papa possa visitare prossimamente il nostro Paese e speriamo di poterlo accogliere in un Medio Oriente finalmente riappacificato”.
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