Giovanni Veronesi dirige la Festa del Cinema di Mare in Toscana. L’intervista

  • Postato il 8 agosto 2025
  • Cinema & Tv
  • Di Artribune
  • 1 Visualizzazioni

“L’amore per Castiglione della Pescaia lo devo a mio padre. Era un ingegnere molto dedito al lavoro, ma ogni estate ci portava qui a respirarne i colori. Da una vita cammino su queste spiagge e nient’altro sa riportarmi meglio in equilibrio. Per me è un posto di crescita, non solo di vacanza”. È una direzione artistica “sentimentale” quella di Giovanni Veronesi per la Festa del Cinema di Mare, che si terrà a Castiglione della Pescaia dal 23 al 27 agosto 2025. Non per questo meno rigorosa, anzi, piena di “smanie di qualità e non di quantità”.

Lui, fortemente legato alla Maremma Toscana, qui vorrebbe invecchiare e morire. Sono le stesse strade in cui “da ragazzo andavo col motorino a spaventare i passanti per gioco. Uno di loro, poi diventato amico, portava sempre a spasso un cane di razza dalmata. Si chiamava Italo Calvino”. Veronesi – regista, sceneggiatore e anima inquieta del cinema toscano degli Anni Novanta,  quello nato con Nuti, Pieraccioni, la leggerezza e l’identità – a questa connessione profonda con Castiglione dedica una “festa” che taglia il traguardo della decima edizione e torna ad animare il paese con proiezioni esclusive, eventi collaterali e un programma fitto d’incontri. Tra i nomi annunciati: Geppi Cucciari, Ambra Angiolini, Beppe Fiorello, Giuliano Sangiorgi, Piera Detassis, Bobo Rondelli e Giampaolo Letta.

festa del cinema di mare 2 Giovanni Veronesi dirige la Festa del Cinema di Mare in Toscana. L'intervista
Festa del Cinema di Mare

L’intervista al regista Giovanni Veronesi

Raccoglie il testimone lasciato nel 2021 da Claudio Carabba, storica firma del Corriere della Sera, alla quinta edizione. È stato difficile trovare un compromesso tra la sua visione, e quello che era la rassegna?
La sfida più complessa è stata quella di onorare la sua visione senza trasformare il festival in qualcos’altro. Claudio aveva immaginato un piccolo presidio culturale, un luogo di pensiero e condivisione, e questa è rimasta la nostra stella polare. Io ho semplicemente cambiato la forma dell’invito: se prima erano i critici e i cinefili più colti a popolare la rassegna, oggi sono amici e artisti che conosco personalmente, da Verdone a Zalone, da Muccino a Germano. L’identità resta: cinema di qualità, incontri veri, riflessioni sul mare. È cambiato forse il tono, non la sostanza. Resta il principio fondativo: nessuno viene per un gettone, nessuno guadagna nulla. È un festival fatto con gratuità, nel senso più nobile del termine.  

Il Premio Mauro Mancini, dedicato a un altro importante giornalista-scrittore-navigatore, valorizza corti europei sul mare: cosa vi colpisce?
C’interessa il valore cinematografico, la freschezza dello sguardo, la capacità di raccontare qualcosa in maniera autentica. Non sempre il mare è protagonista: può stare sullo sfondo, può essere anche una presenza metaforica. Ma vogliamo essere sorpresi. E soprattutto, ci piace che a vincere sia un giovane autore: il Premio Mancini prevede anche un riconoscimento economico, e credo sia giusto destinare risorse a chi sta iniziando il proprio percorso.

Mancini scomparve durante un’impresa con Ambrogio Fogar, lo conosceva?
Sono stato a trovarlo dentro il suo due alberi qui a Castiglione, prima che perdesse la vita proprio nella spedizione con Fogar nell’Atlantico del sud. Sembra quasi impossibile, di questi tempi, morire “d’avventura”, e invece per lui è stato così, come sarebbe potuto accadere a Robinson Crusoe.

Il Premio Guido Parigi ha invece una dimensione formativa, coinvolgendo giovani studenti in giuria. Come dialogano generazioni diverse sull’argomento?
Lo scambio intergenerazionale arricchisce entrambe le parti. Da un lato c’è chi comincia, con entusiasmo e domande; dall’altro ci sono cineasti affermati che spesso riscoprono, proprio attraverso questi dialoghi, il senso originario del fare cinema. Il Premio Parigi, con la sua giuria giovane, non è una semplice appendice: è un termometro, è un confronto. È bello vedere come le nuove generazioni si avvicinano al linguaggio cinematografico, spesso con meno pregiudizi e più curiosità. E credo che questo dialogo renda il nostro festival un luogo di scambio reale, non solo una passerella di nomi noti.

festa del cinema di mare 4 Giovanni Veronesi dirige la Festa del Cinema di Mare in Toscana. L'intervista

Una nuova stagione per il cinema italiano secondo Giovanni Veronesi

In questo “scambio di idee con altri cineasti”, ha notato una trasformazione nel modo in cui i registi ragionano del proprio processo creativo o delle sfide produttive, rispetto al passato?
Assolutamente sì. C’è una maggiore consapevolezza, ma anche una certa inquietudine. Dieci anni fa i registi parlavano soprattutto di ispirazioni, di scrittura, di linguaggio. Oggi si parla anche – e spesso prima – di fondi, di distribuzione, di sostenibilità produttiva. Il cinema italiano si è trovato a navigare in acque più incerte, e il nostro festival, che si tiene a fine agosto, diventa quasi un momento di decompressione prima dell’adrenalina di Venezia. Ormai è diventata una tappa obbligata. Temevamo di essere deficitari in questa vicinanza temporale, invece ci accorgiamo di quanto si fermino volentieri. Qui si respira, ci si guarda negli occhi, si parla con onestà. Ed è forse questo il nostro tratto distintivo: permettere ai registi di sentirsi ascoltati, senza dover esibire nulla.

Alcuni film in programma parlano di lutto, perdita e memoria, come nel caso di “No More Trouble”, di Romanelli. Il mare, nel cinema italiano, è più spesso una forza narrativa distruttiva o rigenerativa?
Il mare è entrambe le cose. È rigenerazione, certo, ma anche perdita. Mauro Mancini è stato inghiottito dal mare, e non a caso gli abbiamo dedicato un premio. Il mare nel nostro cinema è una forza primordiale che non fa sconti, che non si lascia addomesticare. È l’elemento del vero. Per questo lo scegliamo come filo conduttore: perché ci obbliga alla sincerità. No More Trouble, in anteprima il 17 agosto, è un film che racconta la fatica dell’elaborazione del dolore, e lo fa con una delicatezza che ha molto a che fare con il movimento delle maree, con la memoria che non si cancella ma si trasforma.

Festa del Cinema di Mare
Festa del Cinema di Mare

Le novità della Festa del Cinema di Mare 2025

Ci sarà un incontro inedito con produttori cinematografici italiani, guidato da Giampaolo Letta.
È una novità che ci sta particolarmente a cuore. Ho chiamato personalmente una decina di grandi produttori italiani, colleghi e amici, e li ho invitati a sedersi insieme per discutere apertamente su come nasce un film oggi. Dove vanno i fondi, quali sono le vere sfide, come si può garantire sostenibilità e qualità. Nessun festival, a oggi, ha ospitato un momento simile. Sarà un incontro denso, riservato a chi vuole capire davvero come si costruisce un’opera. Ci auguriamo che diventi un punto di partenza per un dialogo più trasparente e continuativo. Ancora una volta: piccoli numeri, grande qualità.

Cosa significa per lei, toscano e affezionato a questo luogo, far vivere un progetto culturale in un contesto del genere?
Molti dei nostri ospiti non ci sono mai stati prima, ma ne hanno sentito parlare. È una specie di luogo mitico, che il cinema contribuisce a rendere reale. Questo festival è un gesto di restituzione: alla mia terra, alle persone che la abitano, alla memoria che la attraversa. Qui il cinema non s’impone: respira con la piazza, il mare, i pomeriggi d’estate. Non c’è distanza tra pubblico e artista: ci si parla, si ride, ci si fotografa insieme. Non vuole crescere in dimensione, ma in profondità. Ed è questo, oggi, il nostro vero atto culturale.Vorrei rimanesse così, un piccolo momento di importanti connessioni, senza crescere a dismisura: ho solo smanie di qualità.

Ginevra Barbetti

L’articolo "Giovanni Veronesi dirige la Festa del Cinema di Mare in Toscana. L’intervista" è apparso per la prima volta su Artribune®.

Autore
Artribune

Potrebbero anche piacerti