Giornata del caffè: storia, ricette e borghi italiani da vivere come in una serie tv

  • Postato il 30 settembre 2025
  • Di Panorama
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C’è una data che profuma di tostatura, che sa di chicchi macinati all’alba e di tazzine tintinnanti sui banconi dei bar. È il 1° ottobre, la Giornata Internazionale del Caffè, una celebrazione nata nel 2015 a Milano grazie all’International Coffee Organization e diventata subito patrimonio mondiale. Una festa che non riguarda solo la bevanda più amata al mondo – seconda per consumo solo all’acqua – ma tutto ciò che le gira attorno: il lavoro dei coltivatori, la filiera, la sostenibilità, i riti sociali, le storie collettive che si intrecciano attorno a un espresso, a un cappuccino, a un filtrato lungo ore.

Il caffè è la bevanda che accorcia le distanze: dalla moka della nonna in cucina ai caffè letterari che hanno fatto la storia, dalle torrefazioni artigianali alle catene globali, dalle coffee shop coreane che sembrano set di un K-drama fino ai bicchieri “to go” che scandiscono le giornate americane. Un rito che unisce mondi lontanissimi, capace di essere insieme intimo e universale, quotidiano e simbolico.

E quale stagione migliore dell’autunno per celebrarlo? Mentre il foliage incendia i paesaggi e le piazze italiane diventano salotti a cielo aperto, la tazzina fumante diventa complice perfetta di un ritmo più lento, di giornate che sanno di sciarpe, libri e conversazioni. Perché il caffè, più che una bevanda, è una sceneggiatura di vita quotidiana.

Il caffè, da leggenda etiope a rito quotidiano

C’era una volta un pastore etiope, Kaldi, che osservò le sue capre saltare e danzare dopo aver brucato delle bacche rosse. La leggenda vuole che, incuriosito, ne raccolse alcune e scoprì che quelle drupe racchiudevano un’energia capace di cambiare il ritmo delle giornate. Da quell’aneddoto a metà tra mito e realtà nacque il caffè: una bevanda destinata a conquistare continenti, corti reali e civiltà.

Dall’Etiopia lo ritroviamo in Yemen, dove i monaci sufi lo utilizzavano per sostenere le lunghe veglie di preghiera. In quel contesto non era solo alimento, ma strumento spirituale: un mezzo per restare vigili e avvicinarsi a Dio. Presto il porto di Mokha divenne il centro del commercio mondiale dei chicchi, dando persino il nome a una delle varietà più amate.

Da lì, attraverso carovane e rotte marittime, il caffè approdò a Istanbul, che lo trasformò in cultura. Nella capitale ottomana nacquero i primi caffè pubblici: luoghi dove non si beveva soltanto, ma si discuteva di poesia, politica e filosofia. Tanto potenti come catalizzatori sociali da spaventare le autorità, che tentarono invano di proibirli.

Nel XVII secolo il caffè raggiunse Venezia e da lì conquistò l’Europa: prima Parigi e Londra, con i celebri coffee house frequentati da mercanti, artisti e intellettuali; poi Vienna, dove il mito vuole che i sacchi abbandonati dai turchi durante l’assedio del 1683 abbiano dato vita al caffè viennese, servito con panna e dolci.

Ma fu in Italia che il caffè divenne culto. Da Venezia a Napoli, città che ne fece un simbolo popolare e identitario, il rito della tazzina si codificò. L’invenzione della moka negli anni Trenta del Novecento portò il profumo del caffè in tutte le case, mentre l’espresso, nato a Torino e perfezionato a Milano, divenne patrimonio nazionale. In Italia il caffè non è solo bevanda, è teatro quotidiano: la sosta al bancone, la conversazione con il barista, il “ristretto” che divide gli intenditori dal resto del mondo.

Nel frattempo, il caffè prendeva nuove strade. In Giappone, arrivato nel XVII secolo tramite mercanti olandesi a Nagasaki, rimase a lungo una curiosità per pochi. Ma nel Novecento esplosero le kissaten, le caffetterie retrò con luci soffuse e dischi jazz, rifugio per studenti e scrittori. Oggi il Giappone ha un rapporto unico con il caffè: dalle lattine calde nelle vending machine alle cerimonie lente del pour-over, ogni tazza è un microcosmo.

In Corea del Sud, il caffè arrivò a fine Ottocento, ma fu solo dagli anni Ottanta in poi che esplose davvero, trasformandosi in fenomeno urbano. Oggi Seoul è costellata di caffetterie che sembrano set cinematografici: minimaliste, vintage, futuristiche, ognuna con un’identità forte. Il caffè in Corea è status, estetica, contenuto da condividere online. E con il fenomeno del dalgona coffee, nato proprio lì, la Corea ha persino esportato una nuova icona globale.

Negli Stati Uniti, il caffè fece parte della storia politica già nel Settecento: dopo il Boston Tea Party, bere caffè divenne un atto di indipendenza nazionale. Da allora la tazza “to-go” è diventata simbolo del ritmo americano, complice l’ascesa delle grandi catene che hanno trasformato il caffè in marchio e in cultura pop. Oggi però la terza ondata di caffè – quella delle torrefazioni artigianali e del culto del filtrato – racconta un’America diversa, che cerca lentezza e qualità anche in ciò che sembrava solo abitudine.

Così, da un pastore etiope e dalle sue capre danzanti, il caffè è diventato un linguaggio universale. Ha attraversato continenti e secoli, cambiando forma a seconda del luogo, ma conservando la stessa essenza: essere un rito che unisce, accende conversazioni, crea comunità.

Curiosità dal mondo

Il caffè non ha un solo volto, ma centinaia di interpretazioni che raccontano popoli e tradizioni. In Svezia, ad esempio, il fika non è solo una pausa: è un appuntamento sociale, quasi sacro. Ci si ferma dal lavoro, si beve caffè accompagnato da dolci e soprattutto si conversa. È il momento della lentezza condivisa, un piccolo manifesto scandinavo contro la frenesia.

In Turchia il caffè turco, denso e speziato, ha una seconda vita: quella nei fondi della tazzina. Dopo aver bevuto, si capovolge la tazza e si aspetta che i residui creino figure. Lì, tra arabeschi e macchie, un’amica o una cartomante legge il futuro. Un gesto che trasforma un sorso quotidiano in un oracolo personale.

In Vietnam, invece, il caffè incontra l’uovo. Montato a crema, diventa una bevanda vellutata che mescola energia e dolcezza, una sorta di dessert liquido che sorprende chiunque lo assaggi. In Grecia, il caffè si fa frappé: istantaneo, shakerato con ghiaccio e zucchero, simbolo di estati infinite trascorse tra spiagge e conversazioni lente.

In Corea del Sud il caffè è status, estetica e condivisione digitale. In Giappone si beve tanto nei bar old school quanto dalle macchinette automatiche. Negli Stati Uniti è lifestyle, tra bicchieri “to-go” e micro-torrefazioni. In Italia, infine, resta identità pura: cinque minuti al bancone, due parole col barista, un rito che unisce il Paese da nord a sud.

Ricette iconiche a base di caffè

Il caffè non è solo una bevanda: è un ingrediente che ha dato vita a ricette diventate leggenda. In ogni Paese assume una forma diversa, trasformandosi in dolce, crema o cocktail.

Tiramisù (Italia)
È il dessert italiano più amato nel mondo, nato probabilmente in Veneto negli anni Sessanta. Strati di savoiardi imbevuti di caffè espresso, crema al mascarpone e cacao amaro. Il segreto è l’equilibrio: il caffè deve essere intenso, ma non coprire il mascarpone. Una coccola che racchiude in sé tutta l’essenza dell’espresso.

Affogato al caffè (Italia)
Un gesto semplice e geniale: un cucchiaio di gelato alla vaniglia affogato in una tazzina di espresso bollente. Contrasto di caldo e freddo, amaro e dolce. È la quintessenza della pausa golosa, perfetta d’estate ma irresistibile tutto l’anno.

Caffè Dalgona (Corea del Sud)
Diventato virale durante la pandemia, ha trasformato il caffè istantaneo in fenomeno social. Basta montarlo con zucchero e acqua fino a ottenere una schiuma spumosa da adagiare sul latte freddo o caldo. Più che una ricetta, un esperimento estetico che ha conquistato TikTok e Instagram.

Caffè Viennese (Austria)
Un classico dell’Europa centrale: espresso lungo servito con panna montata al posto del latte. Nasce dalla tradizione dei caffè viennesi, salotti culturali che hanno ispirato scrittori, musicisti e pensatori. Oggi è il modo più elegante di concedersi un caffè come dessert.

Espresso Martini (Stati Uniti/UK)
Creato negli anni Ottanta a Londra, è diventato il cocktail simbolo dei bar cosmopoliti. Vodka, liquore al caffè e un espresso appena estratto, shakerati con ghiaccio. Nato per dare “una botta di energia”, oggi è il drink che fonde due rituali urbani: la carica della caffeina e la socialità del cocktail.

Mazagran (Portogallo/Francia)
Meno conosciuto, ma affascinante: un caffè freddo servito con ghiaccio, acqua e scorza di limone. Bevanda rinfrescante nata nelle colonie francesi in Algeria, è considerata il primo esempio di “iced coffee” europeo.

Autunno italiano: il caffè incontra il foliage

Il 1° ottobre, Giornata Internazionale del Caffè, cade nel momento perfetto: l’autunno. È la stagione del comfort watching, dei maglioni oversize e delle atmosfere che sembrano uscite da Una mamma per amica. Booking.com ha scelto alcuni borghi italiani che, in questa stagione, si trasformano in scenografie viventi dove il foliage incontra le piazze e il caffè diventa un pretesto per fermarsi e respirare.

Sestola, magia d’altura in Emilia-Romagna

Ai piedi del Monte Cimone, i boschi si colorano come tavolozze impressioniste. Al Lago della Ninfa, ogni giorno un riflesso diverso. Qui il caffè si gusta davanti a un camino, mentre fuori il vento scuote i faggi.

Bassano del Grappa, oro e grappa d’autunno

Il Ponte degli Alpini, i gialli del Ginkgo Biloba, i rossi degli aceri: Bassano diventa un mosaico di sfumature. Dopo una passeggiata nei mercatini autunnali, il caffè diventa complice di conversazioni lente, magari con un bicchiere di grappa a fianco.

Pienza, la dolcezza della Val d’Orcia

Nel Rinascimento dei mattoni e dei cipressi, l’autunno trasforma i paesaggi in un dipinto. Qui il caffè profuma di legna e pecorino, si beve dopo aver percorso sentieri che portano fino alla Riserva di Pietraporciana.

Lorica, il silenzio della Sila

Il lago Arvo riflette il rosso acceso degli aceri e il giallo dei pioppi. È un caffè che sa di aria pura, bevuto lentamente per assaporare il tempo stesso, lontano dalla frenesia.

Soriano nel Cimino, tra castagne e storia

Castagneti secolari e un borgo che sembra sospeso nel medioevo. Qui il caffè accompagna la Sagra delle Castagne, mescolandosi ai profumi di mosto e legna arsa, in un’atmosfera che è puro comfort d’autunno.

Il caffè come pretesto per fermarsi

Che sia un espresso in Italia, un caffè speziato in Turchia o un frappé greco, il caffè resta un filo rosso universale. È rito, pausa, occasione per guardarsi attorno. E nei borghi italiani, in questo ottobre che inizia con una tazzina fumante, diventa anche il modo più bello per ritrovare la lentezza e lasciarsi abbracciare dal foliage.

Autore
Panorama

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