Giornata contro l’obesità: in Italia 4 adulti su 10 sono in eccesso di peso. E il sistema sanitario sottovaluta la patologia

  • Postato il 4 marzo 2025
  • Salute
  • Di Il Fatto Quotidiano
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In Italia quattro adulti su 10 hanno un peso eccessivo: tre sono in sovrappeso e uno è obeso. Il fenomeno è più diffuso nelle Regioni del Sud, anche se negli ultimi 15 anni il divario con il Nord si è ridotto. È quanto emerge dai dati del sistema di sorveglianza Passi dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) per il biennio 2022-2023, diffusi alla vigilia della Giornata mondiale contro l’obesità. Un quadro che preoccupa anche per l’incidenza nella giovane età: secondo gli esperti del Bambino Gesù, l’aumento incontrollato del peso riguarda un bambino su 3, con tutti i disagi e le complicazioni che ne seguono già in età pediatrica (disguidi cardiovascolari, ipertensione, diabete di tipo 2).

Solo nel 2023, secondo il rapporto Iss “OKkio alla Salute”, i bambini e le bambine in sovrappeso risultavano il 19%, mentre quelli con obesità il 9,8% di cui il 2,6% in obesità grave. A livello europeo, se si considera la situazione degli under 19, l’Italia si colloca al quarto posto in una classifica che vede al primo e secondo posto, rispettivamente Cipro e Grecia. A livello mondiale, si tratta di una patologia che riguarda più di 390 milioni di bambini e adolescenti tra i 5 e i 19 anni. Sono, inoltre, 37 milioni gli under 5, per un totale di 427 milioni, i bimbi e i ragazzi in sovrappeso nel 2022, di cui 500mila nelle regioni meridionali d’Europa.

Dai dati emerge che il peso eccessivo è una caratteristica più frequente: fra gli uomini rispetto alle donne (52% contro il 34%), fra le persone con difficoltà economiche (52% fra chi riferisce di avere molte difficoltà economiche ad arrivare a fine mese, contro il 39% fra chi non ne ha) e fra le persone con un basso livello di istruzione (63% fra chi ha la licenza elementare contro il 32% fra i laureati). L’eccesso di peso infine aumenta con l’età, ma diventa una condizione meno frequente superati i 75 anni, come mostrano i dati di Passi d’argento (sugli ultra 65enni) perché l’indice di massa corporea è soggetto a variazioni correlate a fattori biologici e patologici, per cui dopo questa età aumenta progressivamente la quota di persone che perdono peso indipendentemente dalla loro volontà. Così, se l’eccesso ponderale riguarda il 27% dei 18-34enni, sale progressivamente al 53% dopo i 50 anni e raggiunge il 58% fra i 65-74enni, per ridursi progressivamente dopo i 75 anni fino al 46% fra gli over 85enni.

Le regioni del Mezzogiorno in Italia restano tutt’oggi quelle col primato più longevo, se si pensa che il più alto tasso di obesità si registra in Campania, Molise e Calabria. A fronte di numeri in crescita, appare però bassa l’attenzione del sistema sanitario. Dai dati Passi, meno della metà degli intervistati con peso eccessivo riferisce di aver ricevuto dal proprio medico il consiglio di perdere peso. L’attenzione è indirizzata soprattutto alle persone obese, molto meno a quelle in sovrappeso. Il medico – evidenzia l’Iss – è molto importante nel contrasto al sovrappeso e all’obesità, perché quando il consiglio di mettersi a dieta arriva da un operatore sanitario, chi lo riceve è incoraggiato a metterlo in pratica. Infatti, la quota di persone in eccesso di peso che dichiara di seguire una dieta è significativamente maggiore fra coloro che hanno ricevuto il consiglio medico rispetto a quelli che non lo hanno ricevuto (46% contro il 17%). L’attenzione dei sanitari a questo problema è più scarsa proprio dove ce ne sarebbe più bisogno, come per esempio nelle regioni meridionali, secondo i dati Passi. Ancora meno frequente è il consiglio medico di praticare attività fisica per le persone in eccesso ponderale.

Un tempo considerato un problema dei Paesi ad alto reddito, sottolinea ancora il rapporto dell’Iss, il sovrappeso è in aumento nei Paesi a basso e medio reddito. In Africa, il numero di bambini e bambine sotto i 5 anni in sovrappeso è aumentato di quasi il 23% dal 2000. Come dichiarato da Carmela Pace, Presidente di Unicef Italia, “malnutrizione non significa solo non avere da mangiare a sufficienza, ma anche mangiare in modo errato o malsano. Con la facile accessibilità di cibi poco sani e a basso costo, i bambini e le bambine – soprattutto quelli in condizioni di povertà – non ricevono la dieta nutriente di cui hanno bisogno per una crescita sana”. Nei Paesi a più alto reddito, dove vive il 31% dei bambini e delle bambine del mondo sotto i 5 anni, continua a concentrarsi il 48% di tutti i bambini e le bambine colpiti da sovrappeso. In Europa meridionale nel 2022 erano 500.000 i bambini e le bambine in sovrappeso.

La patologia continua a diffondersi con tassi che rischiano di peggiorare ulteriormente nei prossimi anni. Secondo gli esperti, per arginare il problema è necessario lavorare per una sempre migliore educazione alimentare accompagnata da attività fisica. In occasione della giornata mondiale, gli esperti della Società Italiana di Psichiatria (Sip) hanno ricordato anche che il problema dell’eccesso ponderale è due volte più frequente nei pazienti psichiatrici rispetto alla popolazione generale. In una nota, gli psichiatri hanno parlato di “un circolo vizioso” innescato dalla “fame emotiva”. L’alta incidenza del problema dell’obesità nei pazienti psichiatrici, osservano, “non è causata delle terapie, pregiudizio tuttora presente che deve essere superato, ma perché la maggior parte dei disturbi mentali si manifestano con alterazioni neurovegetative a carico dell’appetito, nel senso della riduzione ma anche dell’aumento. Oltre la metà dei casi sono preceduti da manifestazioni subcliniche quali un uso del cibo come ‘automedicazione’ per affrontare il disagio psichico, che finisce con l’aumentarlo, suscitando sentimenti di colpa intensi, porta di accesso per la depressione. Il meccanismo di mantenimento di tale comportamento prevede, come nelle dipendenze da sostanze, che il cibo possa esercitare un effetto di attivazione sui circuiti della ricompensa”. Per Liliana Dell’Osso, presidente Sip, “il legame tra obesità e disturbi psichiatrici è un tema di crescente rilevanza scientifica”. E ha aggiunto come “molti disturbi mentali si associno ad alterazioni dell’appetito, nel senso della riduzione ma anche dell’aumento”, talora precedute da manifestazioni subcliniche precoci, come comportamenti di emotional eating ovvero modalità di uso del cibo come mezzo per affrontare emozioni negative, ma altre volte anche emozioni positive”.

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