Giorgia Meloni: dopo Donald Trump, Jd Vance. Così costruisce il rapporto speciale con gli Usa

  • Postato il 18 aprile 2025
  • Di Panorama
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C’è chi diceva che, con Giorgia Meloni al governo, l’Italia si sarebbe trovata isolata dal punto di vista internazionale. Eppure la sua visita a Washington dimostra l’esatto contrario. Donald Trump ha avuto parole di elogio per l’inquilina di Palazzo Chigi, che è riuscita innanzitutto a rafforzare ulteriormente le relazioni transatlantiche. In secondo luogo, il presidente americano le ha de facto riconosciuto il ruolo di mediatrice nei rapporti tra Washington e Bruxelles: non solo si è infatti detto “molto fiducioso” sull’eventualità di concludere un accordo commerciale tra Stati Uniti e Ue ma ha anche accettato l’invito a venire in Italia, dove potrebbe incontrare la leadership europea. Infine, cosa forse ancora più importante, ha altresì dichiarato: “L’Italia può essere il miglior alleato degli Stati Uniti se la Meloni resta premier”.

Si tratta di una frase piuttosto significativa, che va letta non solo come un endorsement generico, ma anche come un segnale politico a vari attori. Innanzitutto, Trump si è rivolto implicitamente al Quirinale, legando a doppio filo il consolidamento delle relazioni transatlantiche alla presenza della Meloni a Palazzo Chigi. In secondo luogo, il presidente americano si è rivolto a quel pezzo di establishment politico-economico italiano che spinge per un avvicinamento di Roma a Pechino.

Il segnale alla Cina e l’appoggio a Meloni

Sarà un caso, ma i partiti che hanno maggiormente criticato il viaggio a Washington della Meloni sono stati Pd e Movimento 5 Stelle: due schieramenti che furono alleati nel governo giallorosso, il più filocinese che la Storia italiana ricordi. Non solo. Nel 2017, fu Paolo Gentiloni, all’epoca premier, ad avviare il processo per l’ingresso di Roma nella Nuova via della Seta: processo che fu completato, due anni dopo, con il governo Conte I nell’ambito di una visita in Italia di Xi Jinping, il quale, nell’occasione, fu anche ricevuto al Quirinale. Di contro, è stato l’esecutivo guidato dalla Meloni a uscire dalla Nuova via della Seta nel dicembre 2023: un “dettaglio” che all’amministrazione Trump, oggi, non sfugge affatto.

Ricordiamo che l’attuale presidente americano sta cercando non solo di disaccoppiare l’economia americana da quella cinese ma anche, se non soprattutto, di isolare Pechino sul piano del commercio internazionale. È anche in quest’ottica che va letta la strategia della Casa Bianca sui dazi. Il punto è che Francia, Germania e Spagna stanno cercando di spingere Bruxelles a rafforzare i propri legami con Pechino. Un fattore, questo, che porta Trump a giocare di sponda con la Meloni, la quale, al contrario, ha costantemente sottolineato la necessità di salvaguardare le relazioni transatlantiche, sia sulla questione tariffaria che sulla crisi ucraina.

Per Trump, l’inquilina di Palazzo Chigi rappresenta un partner di primo piano all’interno dell’Ue. Ed è per questo che ha lanciato il suo messaggio tanto al Quirinale quanto alla cordata italiana che spinge per una linea di avvicinamento alla Cina. Non è d’altronde un caso che Roma si stia rivelando sempre più centrale per l’attuale amministrazione americana. Il vicepresidente statunitense, JD Vance, è arrivato nella capitale italiana e ha incontrato la Meloni a Palazzo Chigi. “Parleremo delle relazioni tra i due Paesi e anche di qualche negoziato commerciale non solo tra Italia e Usa ma anche con l’Ue”, ha detto Vance nell’occasione.

Tutto questo, mentre domani Roma ospiterà anche i nuovi colloqui tra americani e iraniani sul delicato dossier nucleare: un altro tema, questo, rispetto a cui si registra una serrata concorrenza tra Washington e Pechino. La competizione con la Cina è di primaria importanza per Trump. È soprattutto in questo quadro che sta consolidando la sponda con la Meloni. Chi oggi si ostina a minimizzare – se non addirittura a irridere – il ruolo internazionale del nostro premier, sta probabilmente facendo il tifo per Pechino.

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Panorama

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