Giorgetti: “Non c’è alcun tesoretto da spendere. Nessuna pressione o telefonata sul Monte dei Paschi”
- Postato il 20 settembre 2025
- Economia
- Di Il Fatto Quotidiano
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“Il tesoretto da spendere non c’è. Possiamo fare le cose che, se lo spread fosse rimasto a 250 non avremmo potuto fare. Dopodiché il timone lo so manovrare, quindi la rotta ce l’ho precisa”. Il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, mette i puntini sulle i alla vigilia della manovra d’autunno: si alle spese belliche, no agli strappi fiscali in senso salviniano e largo ai sacrifici delle banche. “Io faccio il ministro dell’Economia e delle Finanze, ho una coalizione di volenterosi partiti che propongono un sacco di cose, ovviamente insieme al presidente Meloni e ai capi di tutti i partiti troveremo il dosaggio giusto perché tutti siano accontentati, ma non sia certamente scassato il bilancio pubblico, perché questo non lo permetterò”, dice intervenendo al festival di Open.
La rottamazione? “È una richiesta che Salvini ha posto in termini significativi e pressanti, ma questo termine a me non piace. Preferirei parlare di pace fiscale con chi vuole fare la pace con il fisco. Chi non vuole deve aspettarsi un pò di guerra”, spiega. E comunque “i termini della questione stanno per essere posti nei giusti modi”, ha concluso. La difesa? “Conosco bene le esigenze di Crosetto. Avrà la giusta soddisfazione come tutti gli altri colleghi”, dice a margine dell’Ecofin informale a proposito delle richieste di maggiori risorse per la Difesa. “Abbiamo assunto impegni internazionali e ne sono cosciente. Sono qui a Copenaghen per questo, non è che vivo fuori dal mondo: sono questioni di cui parliamo ogni giorno”, aggiunge.
Mentre al pubblico di Open lascia intravedere una riduzione dell’Irpef (“confido di portare risultati in questo senso”). D’altro canto in mattinata il commissario europeo all’Economia Valdis Dombrovskis gli aveva fatto una pubblica attestazione di fiducia, dichiarando in conferenza stampa che se l’Italia riuscirà a ridurre il deficit sotto il 3% del Pil quest’anno, uscirà dalla procedura per deficit eccessivo nella prossima “primavera”. Il governo italiano e il ministro Giorgetti, ha sottolineato il lettone, “hanno detto che puntano a ridurre il deficit pubblico dell’Italia sotto al 3% del Pil quest’anno e noi accogliamo con favore questa ambizione. Se sarà così, se l’Italia riporterà il deficit sotto il 3% del Pil, allora la procedura per deficit eccessivo potrà essere abrogata. Di norma, in ogni caso, faremo questa valutazione nel ciclo del semestre europeo, in primavera”. E per Giorgetti la meta è raggiungibile: “Non c’è nessuna fantasia. Certo, se abbiamo l’opportunità di uscire dalla procedura, secondo me è interesse del Paese coglierla”. E ancora: “Siamo a settembre, per arrivare a dicembre manca ancora qualcosa. Certo, le turbolenze a livello globale non ci hanno aiutato, per quanto riguarda le esportazioni e quindi la crescita, però mancano tre mesi. Vediamo anche i dati Istat che arriveranno, come è andato il terzo trimestre”.
Risposta di più politica, se non populista, che economico finanziaria, poi, sul tema dei sacrifici da chiedere alle banche. “Visto quello che guadagnano i banchieri non hanno motivo di essere preoccupati”, dice il ministro leghista mescolando gli stipendi dei banchieri con i conti delle banche. “Una volta ho parlato di ‘pizzicotto’ e qualcuno l’ha presa male: a casa mia i pizzicotti erano qualcosa anche di affettuoso, non erano esattamente uno ‘sberlone’ – osserva – L’Italia è un sistema, se c’è coerenza, coesione e cooperazione tra le varie istituzioni possiamo fare tante cose, anche lo standing del sistema bancario italiano è migliorato in questi anni anche grazie alla collaborazione e all’operato del governo. Anche chi opera nel sistema bancario immagina già che tipo di contributo possa dare”, aggiunge, concludendo: “Siccome sono persone intelligenti…” e nega ogni forma di interventismo sul sistema bancario. “Basta chiederlo all’amministratore di Monte dei Paschi, che non ha mai ricevuto una telefonata per questa o quella situazione”, si schernisce. Come se Luigi Lovaglio avesse avuto bisogno di una telefonata per conoscere il pensiero del governo in tema di risiko bancario. Non tanto per il fatto di essere tra le persone intelligenti che il ministro cita, quanto perché i desiderata dell’esecutivo sull’argomento non sono un mistero per nessuno essendo stati abbondantemente sbandierati ai quattro venti.
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