Giorgetti: «L’Italia può trattare con gli Usa da soli»

  • Postato il 1 marzo 2025
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Giorgetti: «L’Italia può trattare con gli Usa da soli»

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Il messaggio del ministro dell’Economia, Giorgetti. Siparietto dopo il Cdm: la premier registra un video sulle bollette mentre i suoi ministri spiegano le misure


Momenti di straniamento ieri mattina, venerdì 28 febbraio 2025, a palazzo Chigi. Il Consiglio dei ministri finisce intorno a mezzogiorno e mezzo. I ministri Pichetto Fratin (Ambiente ed energia) e Giorgetti (Economia e finanze) sono in sala stampa, stanno spiegando i provvedimenti (intervento sul caro bollette e disegno di legge per il nucleare) e in quei precisi istanti compare sui social un video della premier Meloni.

IL SIPARIETTO DELLA PREMIER MELONI


Due minuti ben confezionati, come sa fare lei, dal suo studio ubicato due piani sopra la sala stampa. Stesso palazzo, stesso orario: perché la premier non è qui? Colti da uno smarrimento logico-temporale i cronisti cercano di capire.

Finché il collega di Repubblica lo chiede a Giorgetti: «Cosa ne pensa del fatto che voi siete qua e la premier sta dicendo le stesse cose in un video social?». Veloce roteazione degli occhi, abile sosta tecnica su un aspetto più gradevole della domanda, l’amore sconsiderato, nonostante le sconfitte, che il ministro nutre per il Southampton.

GIORGETTI, «PENSIAMO AL CARO BOLLETTE»


Giorgetti, invece, ha risposto a molte altre domande che poco avevano a che fare con il decreto bollette, un po’ di più sul ddl per un nuovo nucleare che il governo ha affidato al Parlamento. «Perché noi pensiamo all’emergenza di oggi, cioè il caro bollette (il problema esiste da novembre causa aumento costi del gas, ndr) – ha spiegato la premier via YouTube – ma anche a risolvere i problemi nel medio-lungo periodo, per esempio con una nuovo piano energetico con il nucleare».
Possiamo dire che il ministro dell’Economia è l’unico del governo che accetta di mettere la faccia sulle grandi manovre sul nuovo ordine mondiale.

Alla vigilia di una settimana che sarà un turning point per l’Europa, per il suo futuro, per la sua sicurezza e per la Difesa, per la sua sopravvivenza, Giorgetti non si sottrae e porta avanti tre aspetti cruciali: l’aumento della spesa militare fino al 2,5% del Pil; la necessità di far ripartire la crescita in Europa, e il volano potrebbe essere la riconversione dall’automotive all’industria per la difesa; la ricetta per fronteggiare i dazi, che non prevede solo il multilateralismo dell’Unione europea, ma anche i rapporti bilaterali.

«LE SPESE PER LA DIFESA UN CONTRACCOLPO SUL MIO BILANCIO»


Giorgetti dice in chiaro ciò che molti pensano: utilizzare la necessità di aumentare le spese per la Difesa per far ripartire un’economia in crisi e una crescita inchiodata nell’area euro. Lo aveva già accennato nei giorni scorsi durante il G7 economico. Ieri mattina, detto da palazzo Chigi, è stato più dirompente: «Quando discutiamo di aumentare le spese per la difesa io ho sicuramente un contraccolpo sul mio bilancio. Però vedo in questo anche un’opportunità di crescita economica. Si parla moltissimo, per esempio, della crisi del settore auto. Perché, allora, non valutare la riconversione delle fabbriche dell’automotive al sistema della difesa? Certamente questo è l’elemento da cui devo partire, per quanto riguarda gli interessi del mio ministero».


È un tema, questo, destinato a dividere molto gli umori, a destra e a sinistra, perché i “pacifisti” di una parte e dell’altra non gradiranno questa prospettiva. Il pragmatico Giorgetti la mette giù sul tavolo. Va detto che sotto la voce Difesa non ci sono solo armi e munizioni, ma anche molte produzioni che hanno uso e sviluppo anche nel civile. Parliamo, per esempio delle telecomunicazioni e della cybersicurezza, di satelliti e di banda larga.


Possibilista, Giorgetti, anche su un’ipotesi di cui si legge da giorni tra le righe di retroscena giornalistici: alzare la spesa militare al 2,5%. Al Mef sono in corso simulazioni. «Ne facciamo tante» ha ammesso il ministro. L’Italia è uno degli otto Paesi Ue ancora all’1,56%, mancano seicento milioni che vanno trovati subito per allinearci con il resto dell’Unione europea.

Su questo il Mef sta studiando da tempo come far tornare conti ed esigenze dei ministri coinvolti, Crosetto e Urso.
Il messaggio più netto e forse spiazzante è arrivato sui dazi. Una sorta di bomba-libera-tutti. «Penso che la risposta alle politiche protezionistiche di Trump possa essere anche bilaterale e non solo comunitaria». Ovvero: l’Italia può anche sedersi al tavolo da sola, se fosse necessario, dipende di cosa si parla.

ACCORDI COMMERCIALI DI COMPETENZA ESCLUSIVA UE


Peccato che gli accordi commerciali siano una competenza esclusiva dell’Unione europea. E che sia una delle questioni che Trump vuole spazzare via per avere campo libero. Per contrastare questi progetti la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, sta chiudendo accordi commerciali con Messico, America del sud, India per cambiare i mercati, sfilarsi dal mercato degli Stati Uniti, renderlo meno indispensabile.


«La Commissione Ue esercita il proprio ruolo – dice il ministro Giorgetti – ma noto anche che ogni singolo Paese dell’Unione agisce per conto proprio. Si deve prendere atto che questo è quello che sta facendo l’amministrazione americana»”. Il re è nudo. Poi, chissà se Giorgetti ha parlato in nome e per conto della Lega. Oppure del governo.

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