Gioielli da spiaggia: le conchiglie marine

  • Postato il 14 agosto 2025
  • Di Focus.it
  • 1 Visualizzazioni
Camminando sulle spiagge, in estate, possiamo imbatterci in alcune straordinarie strutture del mondo naturale: le conchiglie. La loro bellezza affascina gli umani da sempre, tanto che venivano usate come ornamento nella preistoria, non solo da noi Homo sapiens, ma anche dall'Uomo di Neanderthal, forate e colorate con pigmenti. Ma che cosa sono? «Le conchiglie sono l'esoscheletro prodotto da alcuni molluschi, una "corazza" che li protegge e supporta: qualcosa di analogo, in pratica, allo scheletro esterno prodotto dai coralli», dice Giovanni Coletti, ricercatore dell'Università degli Studi di Milano-Bicocca. «Sono costituite da carbonato di calcio e prodotte dal mantello, lo strato più esterno del corpo dei molluschi. Il mantello secerne una matrice organica di conchiolina, costituita da proteine, in cui si formano i cristalli di carbonato di calcio. Come fa una conchiglia a crescere? Nei bivalvi, per esempio, la deposizione avviene linea dopo linea ampliando la struttura concentricamente all'umbone, ossia la porzione apicale della valva, dove si uniscono le due valve. Nei gasteropodi, invece, le conchiglie hanno generalmente una forma a spirale e la crescita avviene con la deposizione di un "raggio" dopo l'altro». I giganti del Mediterraneo In alcune specie si arriva a dimensioni notevoli: pensiamo alle valve della tridacna gigante (Tridacna gigas), del Pacifico, che possono essere larghe fino a 120 cm. Ma anche al più grande bivalve endemico del Mediterraneo, la nacchera (Pinna nobilis), le cui valve superano il metro di dimensione. Come aggiunge Valentina Alice Bracchi, docente di paleontologia e paleoecologia all'Università degli Studi di Milano-Bicocca, «il carbonato di calcio può essere in forma di cristalli di aragonite o di calcite. La madreperla, lo strato interno della conchiglia di alcuni molluschi, è per esempio costituita da lamelle sovrapposte di cristalli di aragonite». E che cosa dà i caratteristici colori? «Il carbonato di calcio è bianco, mentre la conchiolina può contenere i pigmenti che danno i colori. Non a caso con il tempo le vecchie conchiglie tendono a diventare bianche, perché perdono la parte organica che conferiva loro la tinta: alcune spiagge candide, come quelle degli atolli tropicali, hanno una grossa componente costituita da frammenti di conchiglie», dice Coletti.. Veleno mortale I molluschi "proprietari" di queste corazze possono essere erbivori e nutrirsi di alghe e piante, oppure filtratori che trattengono le sostanze organiche presenti nell'acqua (è il caso di molti bivalvi, che restano fissati a un substrato), o ancora attivi cacciatori. Questi ultimi possono nutrirsi di coralli, piccoli pesci o altri molluschi: un predatore è per esempio il cono geografico (Conus geographus), gasteropode diffuso nell'oceano Indiano e nel Pacifico, dotato di una proboscide con un dente modificato che viene sparata" come un arpione verso piccoli pesci per iniettare il veleno (tanto potente da poter uccidere un uomo). «Ci sono per esempio molluschi, come i murici, che predano altri molluschi facendo un buco nella loro conchiglia con la radula (una struttura dell'apparato boccale dei molluschi, ndr) e secernendo una sostanza acida che crea un foro», spiega Bracchi. Mimetismo sul fondo I colori e le forme che ammiriamo nelle conchiglie sono legati alle strategie di sopravvivenza e caccia delle diverse specie. «I colori possono servire per mimetizzarsi, o al contrario per segnalare la propria pericolosità ai predatori», conclude Bracchi. «Lo stesso vale per le spine e per le altre strutture, chiamate ornamentazioni. Le spine possono essere una difesa dai predatori: vale per esempio per i molluschi che restano fissi sul substrato. Specie molto mobili, invece, tendono ad avere ornamentazioni meno vistose. In altri casi, la struttura della conchiglia permette all'animale di mimetizzarsi tra le alghe e le strutture delle scogliere coralline». .
Autore
Focus.it

Potrebbero anche piacerti