Gino Cecchettin: “Verità è riconosciuta, continuare a combattere quando la guerra è finita è un atto sterile”

  • Postato il 7 novembre 2025
  • Cronaca
  • Di Il Fatto Quotidiano
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“Non esiste una giustizia capace di restituire ciò che è stato tolto, ma esiste la consapevolezza che la verità è stata riconosciuta e che le responsabilità sono state pienamente accertate“. A parlare è Gino Cecchetin. Il padre di Giulia, la 22enne uccisa l’11 novembre 2023 da Filippo Turetta, commenta la decisione della Procura Generale presso la Corte d’Appello di Venezia che mette la parola fine al processo. Prima l’imputato, poi i magistrati hanno infatti deciso di non impugnare la condanna all’ergastolo del processo di primo grado. “Come padre, ho scelto da tempo di guardare avanti, perché l’unico modo per onorare Giulia è costruire, ogni giorno, qualcosa di buono in suo nome”, aggiunge Gino Cecchettin.

Nella nota il papà di Giulia afferma che “verrebbe naturale pensare di continuare a pretendere giustizia, di cercare ulteriori riconoscimenti della crudeltà o dello stalking. Ma continuare a combattere quando la guerra è finita è, in fondo, un atto sterile. La consapevolezza che è il momento di fermarsi, invece- aggiunge – è un segno di pace interiore e di maturità, un passo che andrebbe compiuto più spesso”. Gino Cecchetin ricorda che “la giustizia ha il compito di accertare i fatti, non di placare il dolore. Quel compito spetta a noi: a chi resta, a chi decide di trasformare la sofferenza in consapevolezza e la memoria in responsabilità”. “Giulia – continua – merita di essere ricordata non solo per la tragedia che l’ha colpita, ma per ciò che ha rappresentato: la sua dolcezza, la sua intelligenza, la sua voglia di vivere e di amare in libertà. Il dolore non si cancella, ma può diventare seme”. “Mi auguro – si legge nella nota – che tutti impariamo a riconoscere e a respingere ogni forma di violenza, e che la cultura del rispetto diventi un impegno condiviso, nella quotidianità e nelle istituzioni. Solo così il sacrificio di Giulia potrà generare un cambiamento reale, profondo, duraturo. Ringrazio di cuore tutti coloro che, in questo cammino difficile, mi sono stati accanto con rispetto, discrezione e affetto. L’amore per Giulia continuerà ad accompagnarmi, come una guida silenziosa, ogni giorno della mia vita”, conclude.

Turetta era stato condannato all’ergastolo, in primo grado, il 3 dicembre 2024. La sentenza di condanna all’ergastolo era stata inizialmente impugnata sia dai difensori del ragazzo, Giovanni Caruso e Monica Cornaviera, che contestavano il riconoscimento dell’aggravante della premeditazione, sia dalla Procura per il mancato riconoscimento dell’aggravante della crudeltà e del reato di stalking. La prima udienza del processo d’appello era stata già fissata per il 14 novembre prossimo. Ma il passo indietro – sia dell’imputato che della procura – chiude definitivamente la vicenda. Manca solo un ultimo passaggio prettamente formale. Venerdì, davanti alla Corte d’assise d’appello presieduta dal giudice Michele Medici, alle parti non resterà che prendere atto e formalizzare la doppia rinuncia e rendere così definitivo l’ergastolo per Turetta.

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Il Fatto Quotidiano

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