Gigi Riva è ancora a Cagliari
- Postato il 21 gennaio 2025
- Di Il Foglio
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Gigi Riva è ancora a Cagliari
Gigi Riva se ne è andato da un anno, ma è sempre qui con noi. L’uomo con il record di gol in Nazionale, il simbolo della Sardegna non solo per lo scudetto vinto nel 1970 e per quanto realizzato su un campo di calcio, è mancato il 22 gennaio dello scorso anno, ma gli eventi che lo ricordano sono sempre di più in tutta la regione. Un modo per tenere in vita l’eroe scomparso: Gigi Riva rimarrà per sempre.
Lo sanno anche i suoi ex compagni di squadra, quelli rimasti a vivere come lui a Cagliari. Loro hanno perso un amico, non l’icona su una parete. Dodici mesi possono essere pochi per alleviare un dolore così intenso.
Nell’ultimo periodo Gigi Riva è apparso molte volte sui muri sardi sotto forma di street art e nella toponomastica regionale, sono in continuo aumento infatti anche le vie e le piazze intitolate al campione. In attesa della statua definitiva, che era già stata bloccata quando era in vita per un vecchio decreto regio, sono spuntate in maniera diffusa altre opere d’arte minori a lui dedicate. Rimane preparato il suo tavolo al ristorante di pesce che preferiva in città, la sua tomba al cimitero è sommersa di fiori e ricordi soprattutto dallo scorso novembre, quando avrebbe compiuto 80 anni e in quella settimana è stata organizzata la Gigi Riva Football Week con manifestazioni di ogni tipo in suo onore. In libreria è appena uscito il bellissimo “Vertical, il romanzo di Gigi Riva” a firma di un giornalista sardo, Paolo Piras, che già aveva deliziato i lettori un decennio fa con il volume di letteratura sportiva “Bravi & camboni. L’epica minore del Cagliari. Piedi storti, teste matte e colpi di genio”. Continua senza sosta a presentare il suo libro, scritto qualche anno fa, anche Stefano Arrica, figlio di Andrea, l’architetto del Cagliari scudettato, già arrivato a cinquanta eventi raccontando del papà, di Riva e di quel mondo che non c'è più.
Davvero una storia che non finirà mai, che continuerà a esistere e ad autoalimentarsi. In Sardegna il mito sta sopravvivendo a Gigi Riva, come succede per Diego Maradona a Napoli e in Argentina. A mancare però è la persona, per gli ex compagni di squadra c’è ancora tanta sofferenza. Il 22 gennaio 2024 loro hanno perso Gigi, l’amico. Il ragazzo con cui sono riusciti tanti anni fa a realizzare un’impresa calcistica epica: vincere il primo e unico scudetto del Cagliari. Il rapporto è durato fino all’ultimo. Tutto è molto commovente, una storia già raccontata anche per il sincero sentimento degli ex blucerchiati per Gianluca Vialli, scomparso un anno prima del collega attaccante.
Sembra un film sull’amicizia, “Un mercoledì da leoni” ambientato al Poetto. A Cagliari nello spazio di pochissime centinaia di metri vivono tre protagonisti della storica squadra rossoblù. Ricciotto (è il nome del figlio di Garibaldi), per gli amici “Riccio”, Greatti arrivò al Cagliari la stessa estate di Riva e di quell’undici diventò la parte razionale del centrocampo, lui che era arrivato in precedenza come centravanti per la Serie B. Friulano di nascita, talmente attaccato a questa terra che rifiutò un contratto con il Vicenza per non lasciare quanto costruito qui, smettendo così di fatto di giocare. Adriano, per gli amici “Regi”, Reginato è stato il secondo di Enrico Albertosi dopo essere stato per alcune stagioni il titolare, facendo anche il record di imbattibilità. Giuseppe, per gli amici “Tomas”, Tomasini, il libero che si infortunò l’anno dello scudetto, ma in campo per tante stagioni in mille altre battaglie con i compagni. Così come è rimasto Riva a vivere a Cagliari, pure loro tre si sono fermati qui nonostante le origini siano per tutti del nord Italia. Riescono ancora a trovarsi un paio di volte alla settimana a bere il caffè in via Dante. Un tempo la passeggiata continuava fino a casa di Riva, distante una virgola da qui. Da un anno sono uno in meno. Riccio e Regi si commuovono, Tomas, da sempre colui che ha tenuto unito il gruppo degli ex compagni, non ha più la stessa voglia di conversare di calcio come un tempo. Greatti sta leggendo il giornale nell’ufficio della sua agenzia assicurativa a Cagliari, quella in cui ha lavorato per decenni anche Reginato. “Per noi è un vuoto enorme – dice l’ex centrocampista al Foglio Sportivo – Gigi ci considerava dei fratelli. La sua non è stata una morte serena, era andato in ospedale, sembrava tutto ok e poco dopo è mancato, no no, è stata una brutta cosa. Violenta. Attorno a Gigi ruotava tutto, andavamo a casa sua per passare del tempo tra amici. Stava discretamente bene, fisicamente era abbastanza integro. Non si può morire così in poche ore! Gigi era una persona semplice, osannato dai giornali, ma lui quasi si vergognava di quello che veniva scritto. Finiamola così, per cortesia, se no mi metto a piangere. L’amicizia per noi è sacra”. Greatti ha compiuto 85 anni. Il portiere Reginato è due anni più grande, i suoi capelli sono bianchi come quelli di Tomasini, lui invece classe 1946: capita che durante la passeggiata chi li saluta (sembra lo facciano tutti in città, in maniera educata, mai invasiva) li scambi l’uno per l’altro. “È mancato da un anno – aggiunge Reginato – non farmelo venire in mente. Una scia di dodici mesi ancora troppo dolorosa, perché sembrava non potesse mai succedere a uno come lui. Gigi era talmente grande che quando andavamo a trovarlo, eravamo passati anche prima di Natale, ci faceva lui i complimenti, eravamo sempre noi i campioni, non lui. Era di una modestia e di una semplicità uniche. Gli ho detto a gennaio: verrò a prenderti per una passeggiata. Purtroppo non avevo capito niente. Di notte ora mi capita di pensare a come possa aver vissuto per due anni e mezzo seduto su una poltrona, facendo pochi passi in casa: ha avuto un’infanzia e una fine alla stessa maniera complicate”.
A raccontare quelle ore finali ci viene in soccorso Paolo Piras nel suo libro edito da 66thand2nd. Riva ha avuto il malore di notte, la prima diagnosi al pronto soccorso è quella di un piccolo infarto, infatti il giorno seguente il bollettino è rassicurante. Ma le arterie sono troppo ostruite a causa di anni e anni di sigarette fumate. Servirebbe un intervento, Gigi sul momento non dà il consenso all’operazione, è sempre stato contrario all’accanimento terapeutico. Alle 17.30 esce dall’ospedale un comunicato stampa che fa sperare, eppure venti minuti dopo il suo cuore si ferma. La morte di Luigi Riva viene dichiarata alle 19.10 del 22 gennaio. Un anno fa. “Mancano quelle nostre chiacchierate – conclude Reginato – no, non parlavamo dello scudetto del 1970. Noi ci prendevamo in giro come fossimo rimasti gli stessi ragazzi di allora seduti sulle panche del nostro spogliatoio”.
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