Giada Pellizzari: New York mi ha mostrato la miglior versione di me stessa

  • Postato il 17 agosto 2025
  • Di Panorama
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Sui social, si incontrano diverse persone pronte a raccontare New York, offrendo storie e contenuti su cosa è meglio fare, dove andare, consigli su ristorantini sconosciuti o mete poco turistiche. È indubbio, che tutti questi content creator amino la Grande Mela, ma c’è una ragazza, il cui amore per questa città traspare in maniera sorprendente, possiamo dire viscerale. L’intervista con Giada Pellizzari (@giadapellizzari) è telefonica, ma dall’altra parte della cornetta, si riescono chiaramente a percepire una per una, le lacrime agli occhi che le nascono spontanee quando parla del suo grande amore: New York.

Quelle lacrime di emozione che chiunque abbia subito il fascino indescrivibile misto tra libertà, talento, eclettismo capace di fuoriuscire  da ogni vicolo di quella città, conosce bene. 

Giada, non posso non chiederti la tua prima volta a New York…

“Da ragazzina non ho mai viaggiato molto, il primo approccio forte con New York l’ho avuto dai film, dalle serie televisive, dai video musicali e dall’11 settembre: un momento per me indelebile. Ero una ragazzina di dodici anni e ho sofferto tanto, come se sapessi di aver perso un pezzo di un luogo che sarebbe in un modo o nell’altro entrato a far parte della mia vita. Da lì fino al 2010 New York è diventato un sogno sempre più grande, e con i primi risparmi del mio lavoro, sono partita. Era agosto 2010. Ho un ricordo molto nitido: siamo arrivate tardi e l’amica che viaggiava con me ha preferito andare in hotel. Io, nonostante non fossi abituata a uscire di sera da sola, mi sono concessa una passeggiata notturna per le strade della città. Mi sono sentita così libera, così potente, così sicura; una sensazione che non ho mai più perso, o meglio, non l’ho mai più persa a New York, ma che non ho mai trovato in Italia. Ecco nato il mio rapporto d’amore con New York, un amore così viscerale, così vero, che esula dalla fortuna di essere riuscita a trasformarlo poi in un lavoro.”

Un lavoro molto diverso dal precedente.

“Arrivo dal mondo bancario, esattamente da quindici anni di banca, dove ho sempre investito molto, percorrendo tutti gli step: dall’operatrice di sportello per poi diventare a trent’anni direttrice di filiale. Come si suol dire, avevo un percorso di carriera delineato e soddisfacente. New York è stato sempre un parallelismo nel mio tempo libero che non ha mai avuto nessun tipo di accezione lavorativa. L’amore per quella città, però, faceva sì che tornassi ogni anno a “trovarla”. Ero diventata implicitamente una “cicerona” nel mio cerchio di conoscenze. L’idea di creare itinerari è nata lì: erano gli albori di una futura e inconsapevole travel designer. Avevo le mie liste e i miei fogli Excel, elenchi di negozi e ristoranti: prima di Instagram, prima dei social, prima di tutto. Ma da lì a pensare che potesse diventare un lavoro…”

Appunto, come sei diventata travel designer a tutti gli effetti?

“Probabilmente, mancava il Covid, che è stato un importante spartiacque. È stata la prima volta che mi sono dovuta separare da New York per ben due anni. Lì ho capito davvero quanto per me fosse importate quella città. È stata la molla che mi ha portato a gennaio 2022 a trovare il coraggio di partire da sola. Ho immediatamente rivissuto la sensazione di libertà che avevo provato nel 2010, ma amplificata. Quel viaggio di cinque giorni non me lo dimenticherò mai. Sono tornata in Italia al mio solito lavoro, ma nonostante mi fosse sempre piaciuto lavorare in banca, qualcosa era cambiato. Ho preso un mese di pausa dal lavoro,  sono tornata a New York. Durante questo periodo ho iniziato a espormi maggiormente sui social, soprattutto nelle storie. Come una magia, tre persone sconosciute, mi hanno contattata in privato, scrivendomi che avrebbero voluto vedere New York con i miei occhi. La figura del travel designer non era ancora così sviluppata, ma la loro richiesta era stata chiara: se io ti pago, mi organizzi un itinerario? Da lì ho capito che ci sarebbe stato un enorme potenziale per lo sviluppo della mia passione. E a dicembre 2022 ho concluso la mia esperienza in banca, stravolgendo in sei mesi tutta la mia vita.”

Hai scritto un libro: “Chiedimi New York”. L’amore che trasmetti raccontando questa città è raro: profondo senso di appartenenza contorniato da un entusiasmo pulito e contagioso

 “Ti ringrazio per queste parole, sarei però ipocrita a dire che mi stupiscono. È un complimento bellissimo che mi viene fatto abbastanza spesso e a cui ho voluto dare un senso. Il modo in cui racconto New York non è minimamente inficiato dal fatto che sia diventato il mio lavoro. E questo si vede. Il mio fine non è quello di monetizzare o pubblicizzare qualche prodotto, ma narrare la città che amo. A chi mi chiede come fare per intraprendere questo lavoro, io rispondo sempre la stessa cosa:  puoi pensare di farlo solo se saresti disposto a farlo anche gratis. E non è una frase retorica, perché all’inizio lo facevo davvero gratis!”

Sul tuo profilo si percepiscono chiaramente la tua serietà e professionalità. Hai ottenuto anche il patentino ufficiale di accompagnatrice turistica certificata

“Il ruolo di travel designer non richiede una certificazione, e nemmeno ne esiste una vera e propria, ma in un mondo fumoso come quello dei social, ci tenevo ad avere tutto in regola, qualcosa che certificasse il mio lavoro. Non rincorro la viralità, la mia community cresce in modo organico e se vogliamo più lento rispetto agli altri creator, ma è il mio più grande motivo di orgoglio. Inaspettata e imprevedibile. Mi  sono trovata dopo tre anni ad avere un gruppo fidelizzato, educato e unito nei principi. Il mio approccio su Instagram, non vuole puntare all’intrattenimento, o meglio: cerco di intrattenere portando dei contenuti, ma Instagram per me rimane una vetrina. Ricevo una media di mille messaggi al giorno, e al momento, riesco a rispondere sempre a tutti. Devo confessare che l’imprinting della banca mi ha aiutato moltissimo. Non mi interessa se le persone non trovano sulla mia pagina il contenuto più divertente, ma devono trovare professionalità, serietà e trasparenza. E finora ci sto riuscendo.”

Periodo migliore e peggiore per visitare New York?

“Pur sapendo di essere una voce fuori dal coro, sconsiglierei il periodo natalizio: la magia c’è ed è indubbia, ma forse si tende a sovrastimarla. La città è meno addobbata di quanto si possa immaginare, con costi altissimi, un clima non proprio amichevole e caos ovunque! Vado ancora controcorrente, dicendo che agosto è invece un ottimo mese per visitarla. La vera estate a NY è tra metà giugno a fine luglio. Andare a Ferragosto (che loro non festeggiano) significa andare in uno dei periodi di più bassa stagione. Sappiamo che il meteo di NY è un po’ pazzo, e lì, più che ovunque, è difficile fare previsioni. I cambiamenti repentini sono dietro l’angolo, ma  negli ultimi anni, il clima ad agosto è stato davvero piacevole!”

Senza spoilerare troppo i tuoi segreti di travel designer, ci regali un consiglio, magari per chi andrà a New York per la prima volta?

“Una cosa poco turistica che mi sento di consigliare (forse può risultare banale, ma è ciò che mi sento di consigliare in maniera più sincera) è di prendersi un paio d’ore e andare a fare una passeggiata all’Hudson River Park, verso sud o verso nord, dove poi cambia nome diventando Riverside Park. Non sarà l’attrazione più segreta che uno conosca, ma garantisco al cento per cento che ci si sentirà connessi più che mai con la più magica città del mondo. con il sole che tramonta sul New Jersey e Lady Liberty all’orizzonte. O semplicemente prendersi un caffè e berlo  magari su una sedia a Bryant Park. Che non significa visitare il parco, ma semplicemente sedersi e assaporare il mondo intorno. A volte il cambiare verbo, cambia l’esperienza.”

Passeggiare per una città senza pensieri e con la mente piena solo di curiosità, è uno dei modi più belli per scoprire una città, e una metropoli come New York sa regalare un’emozione ad ogni angolo, ad ogni passo, ad ogni occhiata al panorama che ci si trova davanti, fosse solo un semplice carretto capace di offrire l’hot dog più magico dell’ intera città che non dorme mai.

Autore
Panorama

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