Genova, la mareggiata che ha travolto il Guang Rong ha danneggiato la diga foranea. WeBuild: “Cassoni integri”. Foto mostrano il contrario

  • Postato il 9 febbraio 2025
  • Cronaca
  • Di Il Fatto Quotidiano
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La violenta mareggiata che una decina di giorni fa ha travolto il mercantile Guang Rong, portandolo ad arenarsi su un pontile a Marina di Massa, non risulta ufficialmente aver provocato ulteriori danni di rilievo nell’area. L’Autorità portuale di Genova e il commissario all’opera (il presidente della Regione Marco Bucci), però, non hanno chiarito l’entità di quelli occorsi alla nuova diga foranea, maxiappalto Pnrr da 1,3 miliardi di euro nella cui costruzione proprio Guang Rong era impegnata, che il Fatto è in grado di documentare con foto esclusive risalenti a pochi giorni fa.

La prima immagine, scattata da WeBuild, capofila della cordata appaltatrice, pochi giorni prima della mareggiata, mostra i cassoni della diga integri. Dopo il fortunale la società ha diffuso una nota: “Un cassone ha subito danni in una porzione della sua parte superiore, durante le operazioni di riempimento. I cassoni, che non hanno subito alcun ulteriore danno, sono stabili nella loro posizione di progetto. La riparazione dei danni subiti nelle finestre ‘smorza onde’ che non hanno una funzione strutturale per la stabilità del cassone, non impatta in alcun modo sul regolare svolgimento delle lavorazioni programmate”.

Nessuna immagine e nessuna risposta, tuttavia, sono stati forniti, neppure dalla stazione appaltante, cui abbiamo chiesto lumi sulle tre distinte porzioni del lato fronte terra dei cassoni che, mostrano le foto, si sono (o sono state ex post) distaccate dal resto della struttura, a profondità variabili e per larghezze differenti, comunque di diversi metri.

Tre fonti sentite dal Fatto, in parte direttamente legate al progetto, pur con letture tecniche leggermente differenti su cause e possibilità che le riparazioni possano avvenire in loco invece che riportando in secca i cassoni, concordano su un aspetto: con 6 cassoni posati in 8 mesi e 87 da fabbricare e posare in 23, il fatto che alla prima mareggiata il calcestruzzo mostri simili deterioramenti, accrescendo anche i dubbi sulla stabilità di un’opera di cui si continuano a negare problematiche geotecniche ed economiche, è tutto fuorché tranquillizzante.

Altrettanto vale per quanto sta emergendo a valle del naufragio del Guang Rong. Non solo perché ancora poco o nulla si sa su modalità e tempi di rimozione del carburante a bordo e della nave. Ma soprattutto perché via via che emergevano ombre sulla dinamica dell’incidente, anche su di essa è cominciata a scendere una fitta cortina di riserbo, malgrado 12 marinai abbiano seriamente rischiato la vita.

Come rivelato dal Fatto, fra le numerose carenze rilevate dalle Capitanerie di Genova e Marina di Carrara nei tre anni passati, con ispezioni che avevano portato a 70 giorni di fermo complessivo della nave, c’era anche l’avaria totale di uno dei due motori. Tanto che, emerge ora, la nave, che mai prima ne aveva dovuto richiedere l’ausilio, dall’agosto scorso ha sempre dovuto ricorrere al supporto di almeno un rimorchiatore, a volte due, per manovrare in entrata e uscita dai due porti.

La Capitaneria non l’aveva però fermata, perché, ha spiegato un ufficiale genovese, la società di classifica, il Rina, aveva rilasciato una prescrizione che consentiva la navigazione, seppur solo in buone condizioni meteo, e l’autorità di bandiera (Cipro), che in Italia s’appoggia agli ispettori di Rina, non aveva eccepito. “Nessun conflitto: è previsto dalle normative internazionali e accade in tutto il mondo che chi classifica sia anche delegato alla certificazione statutaria”, hanno spiegato dal Rina. Secondo cui non è conflittuale nemmeno il fatto che la controllata Rina Consulting stia conducendo la direzione dei lavori della nuova diga su cui era impegnata Guang Rong, per i quali, dato il ritardo, un fermo nave sarebbe un indubbio impiccio: “Sono attività completamente diverse svolte da società diverse”.

Resta da capire come mai una nave con gravi difficoltà di manovra sia rimasta, dopo aver caricato 9mila tonnellate di pietrisco a Marina di Carrara, alla fonda per tre giorni. E se (ed eventualmente perché), in quel lasso di tempo, col meteo in peggioramento, la Capitaneria non le abbia suggerito o imposto di cercarsi un riparo idoneo, dato che era prevedibile come, in caso di rottura degli ormeggi, Guang Rong non sarebbe stata in grado di manovrare, o se invece sia stato l’equipaggio o l’armatore (la chioggiotta Sea Commander) a scegliere di restare all’ancora, magari per risparmiare su un ormeggio in porto o su un costoso servizio di rimorchio.

Domande che si è posto, in un’intervista a Il Tirreno, anche un macchinista in servizio la sera del naufragio su uno dei rimorchiatori non chiamati all’intervento. E che il Fatto, già giorni fa, ha sottoposto al Comando generale delle Capitanerie di porto. Senza però ottenere alcun chiarimento sull’impiego, per uno degli appalti simbolo del Pnrr, di una carretta del mare come Guang Rong, e sui controlli sull’incolumità delle centinaia di lavoratori in esso impegnati.

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Il Fatto Quotidiano

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