Genoa, De Rossi: “Qui può nascere un grande amore, la squadra ha qualità”

  • Postato il 7 novembre 2025
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De Rossi e Lopez, Genoa

Genova. Una conferenza stampa lunga, articolata, quella di Daniele De Rossi all’esordio come allenatore del Genoa, che è conscio del fatto che si tratta della prima volta in cui è stato scelto davvero come allenatore per le sue idee e non perché era un esordiente campione del mondo (Spal) o perché bandiera cittadina (Roma). Una strada interrotta proprio a Genova, dove fu espulso (“non lo meritavo” ribadisce al microfono) perché poi fu esonerato, quasi un fatto simbolico. “Una coincidenza che mi fa sorridere”, dice, anche se soffrirà dalla tribuna domenica perché “non mi piace poter dare una mano sul campo”.

Convinto a venire a Genova dal nuovo ceo of football Diego Lopez e dal progetto della dirigenza perché “quando si è fermi bisogna tenere a bada la voglia di tornare. Adriano Galliani ci disse quando ero corsista a Coverciano: `Non scegliete la panchina per la piazza, per la città, ma per i dirigenti`. Qui penso di potermi trovare molto bene. Con Diego ho sentito subito la vicinanza e che si poteva accendere quella relazione che si basa sul rispetto reciproco dei ruoli, molto simili ma diversi. Penso che questa esperienza possa durare e di trovarmi veramente bene con la tifoseria, la piazza, ma alla base del rapporto deve esserci la società. Mi piace lavorare dove c’è amore e so di star maneggiando qualcosa di prezioso per tante persone”.

E per lui può nascere un grande amore qui a Genova perché “qui si vive il calcio come si vive alla Roma o al Boca Juniors. Il Genoa è tra le tre o quattro squadre che avrei voluto. Dopo la Roma ho scelto il Boca per vivere quella passione folle che hanno loro. L’amore qui nascerà se vinciamo le partite”.

Ed esordisce proprio con i ringraziamenti che non sembrano di facciata: “Ringrazio la società per la fiducia, Diego per la vicinanza, per quante volte abbiamo parlato di calcio, si parla finalmente di calcio. Non vedo l’ora di cominciare”. Non nasconde qualche delusione in quasi un anno di lontananza dalla panchina e risponde a chi gli chiede se era destino tornare a Genova dove la sua esperienza romana è finita: “Tante volte si sono chiuse le porte, a giugno ho avuto dei contatti con altre squadre, ma quella che c’è tra Roma e Genova è una strada metaforica. Mi dicono che sono fortunato: quante porte si sono chiuse per portarmi alla fine in un posto che è molto meglio di altri? Alla fine è un’occasione per me di stare in una grande squadra, è un grande onore e mi sento, non dico bugie, onorato, eccitato, carico, penso che questo ruolo vada ricoperto con onore”.

In questi giorni tanti attestati di stima sono arrivati da Roma e Buenos Aires. De Rossi, proprio in questi giorni avrebbe dovuto essere in Argentina: si era organizzato per andare a vedere il Supeclasico tra River Plate e Boca Juniors. “Sono più contento così – sorride – ma mi fa piacere e non mi sorprende la vicinanza dei tifosi del Boca. La Roma è la storia di una vita, il Boca è stato un amore grande. Non sono un freddo, me le vivo le esperienze. Non sono uno che timbra il cartellino e fa da spettatore. Io vorrei magari andarmene fra qualche anno e avere una tifoseria in più che mi vuole bene”.

Poche indicazioni ai giocatori in questi primi giorni

Quanto dovrà adattare le sue idee alla squadra? “Ogni allenatore ha bisogno di adattare le proprie idee al materiale umano e tecnico, devi essere consapevole di dove sei, delle qualità fisiche che hanno i giocatori, di rapportarsi al dna della squadra. Qui c’è qualità, c’è un bagaglio tecnico importante, non sono contento del tempo che ho per preparare la prima partita, c’è fretta di fare punti”.

Per il nuovo mister è complicato parlare dei problemi: “Se sono qui qualche problema c’è stato. Lo stiamo analizzando, l’errore è cercare in tre giorni di dare loro cento modifiche o cambiare tutto quanto. Dobbiamo risolvere le cose più importanti. C’è da dire che a parte la partita contro la Cremonese non c’è stata una squadra che ha schiacciato il Genoa fisicamente e tatticamente, serve una gestione anche emotiva e mentale nelle zone più calde nel campo. Questo è l’approccio per cambiare qualcosina. I calci piazzati hanno penalizzato la squadra, hanno fatto male alla classifica”.

De Rossi intende trasmettere la sua idea di vivere il calcio: “So che le cose drammatiche della vita sono altre, voglio avvicinarmi a ragazzi e dire loro che dopo la partita non è finito il mondo, ma voglio vedere gente che va oltre lo sforzo fisico e il fare il proprio dovere. Qui non c’è una tifoseria da scampagnata. Dobbiamo averla dalla nostra parte. Deve diventare di nuovo un inferno questo stadio. Ricordo che con la bolgia che c’era non riuscivi a parlare neanche con i compagni. Mi rende felice vivere queste atmosfere. Vorrei fondermi con quell’atmosfera del Ferraris. Penso che sarà un vantaggio da far pesare sulla schiena dei nostri avversari”.

De Rossi poi ringrazia i giocatori per come l’hanno accolto: “Vanno tutti a duemila quando c’è un cambio di allenatore, chi ha giocato meno sa che può giocarsi le sue carte, chi è stato più utilizzato sa che col cambio non può stare tranquillo. Le criticità escono fuori dopo, è fisiologico”. Domenica mancherà un elemento importante come Malinovskyi: “Qualcosa faremo, chi giocherà al suo posto farà una grande partita. Anche lui dovrà meritarsi il suo posto, l’ho sempre stimato da avversario e apprezzato da spettatore”.

Di sicuro è consapevole di una cosa: “I gol si fanno quando la squadra lavora bene tutta insieme e anche i gol non si prendono quando lavorano bene tutti. Lì si decidono campionati e salvezze, in mezzo c’è un po’ di fuffa che noi allenatori proponiamo. Se sei forte nelle due aree vai bene. C’è bisogno di una squadra organizzata. Non voglio parlare dei singoli. Io soffrivo in squadra quando qualcuno puntava il dito. Ekhator per esempio è tanto giovane, è giusto riconoscere il talento incredibile che ha e gestirlo”.

A Reggio Emilia ha visto “una squadra viva, piaciuta sia per spirito sia per solidarietà tra compagni” e il 4-2-3-1 non lo butta proprio via: “Ogni squadra può giocare in maniera diversa, qui ci sono tanti giocatori duttili, è stata costruita per questo modulo, sarebbe grave se pensassimo che non siamo in grado di giocare con questo modulo. Siccome mi piace andare nello spazio credo che qui avrò il materiale umano che mi avrebbe fatto molto comodo alla Spal. Tanti giocatori di gamba”.

Verso Genoa – Fiorentina, le idee di De Rossi

Domenica la partita in casa con la Fiorentina, in un Ferraris dove il Genoa non ha ancora vinto in questa stagione, né segnato un gol: “A volte si tratta di coincidenze, non penso a un blocco o a un tabù, penso che ci sono tante altre partite in casa per invertire la rotta”.

Anche la Fiorentina è nella stessa situazione. Sulla panchina, domenica, siederà Vanoli: “I campioni feriti possono tirare fuori la giornata positiva, ma siamo una squadra forte anche noi e questi ragazzi mi hanno dimostrato di avere grande voglia e di essere in grandi condizioni fisiche. Sono disposti alla corsa, allo strappo. Chiaro che ho cercato di comunicare il minimo indispensabile e se lo stadio ci accompagnerà faremo bene”.

Si rammarica un po’ del fatto che la Fiorentina abbia perso ieri in Conference League: “Siamo sulla stessa barca, loro hanno solo un allenamento a disposizione, meno riposo, ma mentalmente è meglio arrivare da due sconfitte che da una vittoria. La sconfitta accende tutte le antenne, tutti gli allarmi, ma è anche meglio avere qualche punto in più. Loro faranno quello che ho fatto io con meno tempo a disposizione, senza stravolgere. Io ho potuto attingere a fonti di notizie e di consigli importantissimi. Lo staff è vicino alla squadra da tanto tempo, Murgita è un amico e Criscito anche, mi hanno dato mille notizie. Roberto rimarrà nello staff. Mimmo continua il suo percorso anche se mi avrebbe fatto piacere fosse rimasto con noi”.

“In Serie D ho visto allenatori preparatissimi”

E poi una confessione che non è da tutti: “Sono ancora proprietario dell’Ostia Mare (squadra che milita in serie D ndr) stare dall’altra parte mi ha fatto capire quello che passa per la testa dei dirigenti. So che le società per rigare dritto hanno bisogno di un certo regime, controllo, ordine. Stare dietro la scrivania ti fa capire come gira il mondo dall’altra parte. Noi allenatori quando stiamo fermi andiamo a vedere partite in giro per il mondo, io in Serie D ho visto tanti allenatori molto preparati, a partire dal mio, David D’Antoni, mi ha insegnato più lui in 3 mesi che 3 anni a Coverciano. Riprendevo i suoi allenamenti”.

La comunicazione, elemento fondamentale per De Rossi

Per De Rossi l’aspetto comunicativo è sempre stato fondamentale: “In un momento in cui gli allenatori sanno tante cose, la direzione che sta prendendo il calcio ci fa capire che il materiale umano va trattato con cura, non con delicatezza. Bisogna saper toccare dentro i giocatori per farli performare al meglio. Io credo nella tattica, nel lavoro, ma anche nel trasmettere lo spirito. Ai miei giocatori dirò sempre la verità, nella mia vita ha sempre pagato. Quando ho lasciato le squadre che ho allenato lo spogliatoio era sempre in lacrime perché hanno capito che li ho sempre trattati con rispetto, onestà e anche con esigenza”.

 

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Genova24

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