Generazione Z, 1 su 4 a rischio dipendenza da sostanze: iniziano a bere a partire dagli 11 anni, poi tra i 15 e i 19 diventano “poli-consumatori”
- Postato il 6 novembre 2025
- Salute
- Di Il Fatto Quotidiano
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Sono 5 milioni gli italiani a rischio dipendenze; fra questi, anche giovani (1 su 4) e donne (+80% negli ultimi 10 anni). Un’emergenza silenziosa, dietro cui stanno non solo i consumatori ma anche famiglie, amici, comunità e operatori sanitari, e che verrà affrontata a 360° nel X Congresso Nazionale S.I.Pa.D a Roma, dal 19 al 21 novembre.
Dall’eroina alla cannabis passando per le feniletilammine, sono numerose le sostanze di cui fanno uso 5 milioni di connazionali; di questi, un milione è considerato “consumatore dannoso”, cioè dipendente in modo nocivo dall’alcol. Ma a indurre dipendenza ci sono anche molte sostanze psicoattive: solo nel 2024, ne sono state individuati 79 nuovi tipi, al pari degli altri capaci di far precipitare gli incauti consumatori in un labirinto di cui è difficile trovare l’uscita. Sempre che la si trovi; come testimoniano ogni anno le 600.000 morti – evitabili – nel mondo (dati OMS ed EUDA, Agenzia dell’Unione Europea per le Droghe), causate dall’assunzione di droghe: patologie associate, incidenti, suicidi, overdose.
Consumatori precoci
Anche se tutte le fasce di età e tutte le classi sociali sono coinvolte nel mondo delle droghe, particolarmente esposti sembrano essere i giovani e le donne. A sballarsi regolarmente sono circa 910.000 degli appartenenti alla Generazione Z, cioè uno su 4. E si comincia presto: secondo i dati ufficiali, a bere troppo sono 4 milioni di italiani a partire dagli 11 anni. Al Pronto Soccorso del Bambin Gesù di Roma, per esempio, “arrivano casi di coma etilico a 12 anni, overdose a 15″ (Rai News, 21 agosto 2025). Il 10% degli 8378 accessi ai PS italiani registrati nel 2024, relativi per il 43% alla fascia 25-44 anni, riguardava minorenni. Tra i 15 e i 19 anni, più di 160.000 studenti italiani sono già classificati “poli-consumatori”, nel senso che non si limitano a una sola sostanza psicoattiva, dedicandosi a un pericolosissimo ed esplosivo cocktail. Del resto, non c’è che l’imbarazzo della scelta, come indica l’elevato numero di nuove sostanze psicoattive individuate solo nel 2024, fra cui spiccano catinoni sintetici (27%), cannabinoidi sintetici (24%), feniletilammine (8%) e oppioidi sintetici (8%). Sirene cui non sfugge nemmeno il gentil sesso. “Nelle donne, il fattore di rischio per le dipendenze è lo stress emotivo: la risposta dell’amigdala agli stimoli negativi è più intensa e si lega all’uso di sostanze”, sottolinea la dott. Sarah Vecchio, membro del Consiglio Direttivo S.I.Pa.D, in un post pubblicato da MOHRE (Medical Observatory of Harm Reduction). Meno numerose, le dipendenze femminili sono però più gravi, e spesso riguardano soprattutto l’abuso di farmaci calmanti, dimagranti ecc. Ma non solo, in crescita c’è pure il consumo di alcol: i dati ufficiali indicano che il 10,7% delle donne beve tutti i giorni e il 23,2% lo fa fuori pasto. Ma la tentazione può prendere ben altre forme.
Eroina in prima fila
Dei 135.000 individui in carico presso i SerD (Servizi pubblici per le Dipendenze), il 59% sono consumatori di eroina, seguiti ormai da tempo; il 27% di cocaina e crack e il 13% di cannabinoidi, cui si aggiunge una piccola percentuale (l’1%) di dipendenze comportamentali (gioco d’azzardo patologico, internet, social media ecc.). I giovani dipendono soprattutto dagli psicostimolanti, sostanze come cocaina e cannabinoidi, capaci di aumentare il tono dell’umore, l’allerta e l’attenzione, ma anche di causare alterazioni percettive paragonabili a quelle delle patologie psichiatriche gravi. Dati recenti indicano poi che nelle donne l’abuso di farmaci oppiacei, sedativi e stimolanti è ormai paragonabile a quello degli uomini (45-49% contro il 51-55% della controparte maschile). Ma per quanto drammatiche, le statistiche ufficiali potrebbero essere soltanto parziali: secondo le stime della Società Italiana Patologie da Dipendenza, sarebbero più di 500.000 gli individui, giovani in particolare, ad avere comportamenti rischiosi e incontrollati. Insomma, c’è ancora molto da fare.
Le sfide al Congresso S.I.Pa.D.
Dal 19 al 21 novembre toccherà dunque ai massimi esperti nazionali cercare soluzioni a questa complessa situazione. E lo faranno discutendo su molte tematiche di primo piano, come le nuove linee guida sul consumo di alcolici o la gestione dei farmaci oppioidi, ma anche le relazioni familiari e la psicoeducazione. “Non possiamo più permetterci di guardare altrove”, secondo il dott. Claudio Leonardi, presidente S.I.Pa.D.,”Questi numeri raccontano storie di persone, famiglie, comunità intere che hanno bisogno di risposte concrete. Il nostro congresso sarà l’occasione per condividere le migliori pratiche, le innovazioni terapeutiche e le strategie di prevenzione più efficaci”.
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