Generazione romantica. In un film 20 anni di vita, trasformazioni e relazioni
- Postato il 17 aprile 2025
- Cinema & Tv
- Di Artribune
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Frammenti di vita, di momenti, di emozioni. Immagini girate dal regista, da membri della troupe, da alcuni attori. Il tutto unito e divenuto fluido in un film di poco meno di due ore il cui montaggio è durato tre anni anche perché alcuni materiali erano girati in 16mm e necessitavano di riconversione: Generazione Romantica di Jia Zhangke, Leone d’Oro a Venezia nel 2006 con Still Life, in sala dal 17 aprile con Tucker Film, è quindi un progetto che non si basa sull’appiglio solito della sceneggiatura ma su ben altro, in primis la vita reale.
“Generazione romantica”, un film che riflette sulla Cina, sull’uomo e sulla società
Generazione Romantica, come suggerisce il titolo, è una profonda storia d’amore che non si limita al classico racconto di coppia ma ripercorre i cambiamenti di un intero Paese, la Cina. La storia parte nel 2001, quando inizia un vero fenomeno di migrazione dall’entroterra verso le grandi città, e termina con la pandemia del 2020. Generazione Romantica vuole quindi essere una riflessione sull’uomo e sulla società o meglio ancora… sull’uomo nella società. “Nel 2001 le persone erano piene di vitalità, di voglia di fare, volevano un cambiamento. Poi nel 2020, con l’avvento del Covid, tutto è cambiato e nel film volevo raccontare tutto questo”, dice Jia Zhangke, giunto a Roma per presentare il suo nuovo lavoro.
Dalla vitalità di inizio millennio alla chiusura dovuta alla pandemia in “Generazione romantica”
“La pandemia mi ha dato modo di lavorare a questo film, al suo montaggio, anche perché non potevamo viaggiare né fare altro. Mi ha dato il tempo di dedicarmi a questo progetto però mi ha fatto anche riflettere sulla fine di un’epoca e di una cultura che stavamo vivendo”, continua il regista spiegando le motivazioni di questa narrazione cinematografica. “Spesso associo la pandemia alla Seconda Guerra Mondiale che ha rappresentato la fine di un sistema e l’inizio di una nuova era. Durante il Covid eravamo tutti bloccati a casa, tutto era fermo, tranne la tecnologia che continuava a svilupparsi e a fiorire. Siamo entrati in qualcosa che per noi è ignoto. E in “Generazione Romantica” film volevo proprio raccontare questo: il passaggio dalla vitalità alla chiusura. Con il Covid abbiamo vissuto un confinamento e tutt’ora in parte è così. È vero, abbiamo ripreso a viaggiare, a condurre una vita normale ma alcuni muri ci sono ancora. Mi chiedo, ‘come si procederà in futuro?’”.

Cosa racconta il film “Generazione romantica”
Siamo a Datong, in Cina, all’alba del nuovo millennio. Bin e Qiaoqiao vivono una storia d’amore come tante, fatta di piccole gioie quotidiane, danze e musica. Ma quando Bin decide improvvisamente di partire per motivi di lavoro, Qiaoqiao rimane a casa, fiduciosa nella promessa del suo ritorno. Tuttavia, quando il tempo trascorre e la sua attesa sembra infrangersi contro la realtà, Qiaoqiao intraprende un viaggio per cercarlo, consapevole che la loro storia sta cambiando. La loro vicenda privata è specchio di un Paese che sta attraversando cambiamenti epocali, che Jia Zhangke racconta con il suo stile unico, sospeso tra documentario e finzione.

La riflessione sul personaggio femminile di “Generazione romantica”
Jia Zhangke si sofferma sul ruolo della protagonista e in generale sulla figura della donna: “La società è più facile per gli uomini, a cui è riservato un ruolo di rispetto, che alle donne che restano in penombra seppur si mantengono fedeli ai propri valori e nonostante le onde che ci sono in ogni epoca, riescono a mantenere il controllo”. E aggiunge: “Ho deciso di ambientare la storia in un ambiente rurale perché troppo spesso pensiamo solo a chi vive nelle metropoli mentre anche chi nei villaggi sta prendendo coscienza dei cambiamenti. È un percorso faticoso ma sono sempre di più le registe che raccontano cosa hanno affrontato. Pensate al successo che “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi sta avendo in Cina, già questo dimostra che c’è voglia di libertà”.
Margherita Bordino
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