Gelosia retroattiva nei confronti del partner? Uno dei sintomi principali è il “doomscrolling”. Daniel Lumera: “Diciamo a noi stessi che vogliamo solo dare un’occhiata sui social, ma più scaviamo più troviamo qualcosa che ci fa star male”
- Postato il 10 giugno 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Il passato pesa una tonnellata, ci pressa la mente fino a farci provare dolore. Eppure non ce ne distacchiamo. Anche se sappiamo di non poterlo più cambiare, ci ostiniamo a rimanervi aggrappati, con il risultato che ne siamo divorati dentro. Una soluzione? Ci sarebbe, e anche relativamente semplice: lasciarlo andare. In altre parole, alleggerirci da tutti i pensieri, ricordi e pesi invisibili per fare spazio alla vita presente. È il tema del nuovo libro Ti lascio andare di Daniel Lumera (Mondadori), esperto di fama internazionale nel campo del benessere. Con un approccio che unisce antiche sapienze millenarie e scienze moderne, l’autore esplora, alla luce delle più recenti ricerche neuroscientifiche, quanto e come lasciare andare sia essenziale per una vita significativa. “Ognuno di noi ha qualcosa che non riesce a perdonare o non trattenere: un’abitudine, un progetto, una dipendenza fisica o relazionale – spiega al FattoQuotidiano.it Lumera -, ma anche il bisogno di controllo, una morte mai superata, pensieri, giudizi, paure. E spesso una relazione finita o giunta al capolinea”.
Dimenticare un amore
Una delle grandi difficoltà che possiamo incontrare nella nostra esistenza è proprio quella di metterci alle spalle la fine di un amore. Anche quando, paradossalmente, ci faceva particolarmente soffrire. “Sarò forse un po’ brutale, ma noi non ci innamoriamo mai realmente dell’altra persona ma delle sensazioni che ci ha fatto vivere, delle nostre proiezioni mentali su di lei – continua l’esperto -. Finché l’altro ci fa sentire bene, ci dà sicurezza e status sociale con la creazione di una cerchia di amici, va tutto bene. Se però questo inizia a svanire, frustrazione, rabbia e accuse verso il partner diventano predominanti. Si arriva alla rottura e così l’altro si trasforma in un capro espiatorio su cui addossare tutte le colpe della fine della relazione, in un processo di deresponsabilizzazione”. Il risultato emotivo finale è che cresce la sofferenza per quello che non c’è più, il rimpianto da cui non si riesce o, meglio, non si vuole uscire. “Fino a non riuscire a sopportare che l’altro possa vivere senza di te, a tal punto – nei casi più tragici ed estremi, come la cronaca ci evidenzia purtroppo troppo spesso – da desiderare di togliergli la vita”, sottolinea Lumera.
Questa sofferenza viene alimentata anche da un altro errore di approccio comune a molti, quello di cercare una compensazione nella relazione con il partner. Ciò che in noi non troviamo lo cerchiamo nella relazione sentimentale. “Di fatto, temiamo tremendamente il vuoto interiore. E quindi preferiamo la tossicità di una relazione – caratterizzata da tensione, aggressività, mancanza di fiducia – e restare aggrappati al ricordo di un rapporto disfunzionale, perché è preferibile al vuoto che potremmo provare”, chiarisce l’autore -. Infine, non vogliamo accettare che le nostre proiezioni emotive erano ormai sbagliate o superate; che l’altro è cambiato, mentre si vorrebbe che il partner restasse immobile nella rappresentazione mentale che ci siamo fatti di lui”.
La gelosia retroattiva
Il passato si può ripresentare agguerrito nella nostra mente anche sotto forma di esperienze sentimentali precedenti del nostro partner. “È la sindrome di Rebecca – prosegue Lumera – o gelosia retroattiva: rappresenta un attaccamento a qualcosa che non ci appartiene, come il passato del nostro partner. E allora cominciamo a chiedergli se anche con l’altro/a era stato/a felice durante una vacanza, se a letto era più bravo/a… Tutte domande devastanti per l’equilibrio interiore. Non ci rassegniamo all’evidenza che il vissuto dell’altro non è nostro. Non lo possiamo cambiare, non ci riguarda e, soprattutto, non lo possiamo controllare”. Un sintomo tipico di questo atteggiamento, che viene alimentato anche dalle nuove tecnologie, è il fenomeno del doomscrolling, lo “scorrere all’infinito nel profilo social del partner alla ricerca di qualcosa di negativo – chiarisce Lumera – che si applica anche alla gelosia. Diciamo a noi stessi che vogliamo solo dare un’occhiata, ma finiamo per andare sempre più a fondo. E più scaviamo, più troviamo qualcosa che ci farà stare male e renderà difficile tornare indietro. Tutto questo lo definisco deriva digitale delle coppie. Ed è dimostrato che più le coppie sono attive sui social più hanno problemi relazionali, sono più litigiose e soffrono di mancanza di fiducia reciproca”.
Shikata ga nai: non c’è nulla da fare?
E allora come poterci liberare dalle zavorre del passato, dalla tendenza a cercare di cambiare quello che ormai non può essere modificato? “C’è una filosofia giapponese che viene definita con l’espressione Shikata ga nai, che significa ‘Non c’è nulla da fare’ o ‘non può essere evitato’, ci spiega Lumera -. Ma attenzione, il suo significato va ben oltre la rassegnazione. Non si tratta infatti di arrendersi, bensì di accettare con grazia ciò che è fuori dal nostro controllo. Shikata ga nai è profondamente legato a una visione della vita che privilegia l’armonia con gli eventi, piuttosto che il tentativo di dominarli. Una filosofia che ti dice che ‘non puoi fermare la pioggia e la tempesta, ma puoi decidere come camminarci sotto. Non puoi cambiare il passato, ma puoi scegliere come abitare il presente. Non puoi fermare il tempo, ma puoi imparare a danzare con esso”.
Consigli per lasciare andare
Nel libro di Lumera si trovano numerosi consigli su come lasciare andare quello che del passato ci provoca dolore, che nel caso della fine di una relazione sentimentale possono essere, almeno in parte, così sintetizzati. “Partiamo dall’esempio della gelosia retroattiva per poi allargarci ad altre dinamiche di coppia – suggerisce Lumera – :
- Avere ben chiaro che controllare il passato della persona peggiorerà le cose e spingerà a fare domande tossiche al proprio partner. Bisogna piuttosto parlarne e affrontare la discussione accettando le sue spiegazioni.
- Accettare che la persona che si è scelta è frutto del suo passato.
- Vivere la relazione nel presente, offrendo amore, cura, presenza, dialogo.
- Limitare la ricerca di informazioni sui profili social del partner, quando la relazione finisce.
- Passare un periodo di detox emozionale di 21 giorni, per tagliare completamente col passato della relazione. In quei 21 giorni non si deve nutrire nessun contatto, neanche a livello di ricordo: si cancellano le foto dal cellulare, si stacca completamente da tutto ciò che riguarda quella relazione. È un digiuno emozionale che ti aiuta ad avere meno nostalgia del passato relazionale. Permette di fare chiarezza e prendere distanza emotiva dalla relazione finita.
- Chiedersi cosa rappresentava per sé la persona che non c’è più e reintegrare in se stessi le cose che l’altro ti trasmetteva: come, per esempio, il senso di sicurezza.
Attuare la pratica della ‘ricapitolazione’ per riassumere quello che mi ha dato quella relazione. - Creare dei rituali. Grazie alla scienza abbiamo scoperto che questi gesti simbolici, ma che carichiamo di significato, aiutano a rilasciare tensioni fisiche, attaccamenti emotivi, pensieri disfuzionali, perché si attivano meccanismi neurobiologici positivi. Un esempio? Raccogli e scrivi in un foglio tutto quello che rappresenta e vorresti dire alla persona con cui ti sei lasciato/a e lo bruci insieme a delle foglie o lo sotterri sotto ad alcune pietre: aiuterà a prenderne le distanze. A lasciare andare quel dolore che appare insopprimibile”.
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