Gaza spopolata, centro per Amazon e Tesla e sotto il controllo Usa per 10 anni: il piano postbellico di Trump
- Postato il 31 agosto 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Via tutti i palestinesi da Gaza, e a quelli che sono proprietari di terreni verrà offerto un token digitale in cambio dei diritti di sviluppo. Il gettone potrà essere utilizzato per finanziare la propria vita fuori dalla Striscia o per riscattare un appartamento nelle nuove “città intelligenti e basate sull’intelligenza artificiale” della Striscia stessa. Il Washington Post pubblica i contenuti di in un documento di 38 pagine redatto dall’amministrazione Trump, che delinea la ricostruzione postbellica della Striscia di Gaza e prevede il trasferimento di tutti i palestinesi dall’enclave e la creazione di un polo tecnologico statunitense.
Gli Stati Uniti manterranno il pieno controllo dell’enclave per almeno un decennio, trasferendo gradualmente i compiti di controllo alla polizia locale da quelle che il documento descrive come “Pmc occidentali”, ovvero società militari private. Il documento parla anche del coinvolgimento di Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, menzionando infrastrutture come l’autostrada ad anello e il tram Mbs e l’autostrada Mbz. Mbs è l’acronimo di Mohammed bin Salman, principe ereditario dell’Arabia Saudita, mentre Mbz sta per Mohammed bin Zayed, sovrano degli Emirati Arabi Uniti.
Secondo il documento rivelato dal Post, la Striscia di Gaza, spopolata e ricostruita, è designata come centro per l’industria privata, con aziende come Tesla e Amazon Web Services. Chiamata ‘Gaza Reconstitution, Economic Acceleration and Transformation Trust’, o ‘Great Trust’, la proposta è stata elaborata da alcuni degli stessi israeliani che hanno creato e avviato la Gaza Humanitarian Foundation (Ghf), sostenuta da Stati Uniti e Israele, che ora distribuisce cibo all’interno dell’enclave.
La promessa fatta a febbraio dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump di assumere il controllo e riqualificare Gaza ha offerto sia il via libera che una tabella di marcia al gruppo di imprenditori israeliani, guidati dagli imprenditori Michael Eisenberg, un israeliano americano, e Liran Tancman, un ex ufficiale dell’intelligence militare israeliana. Secondo fonti a conoscenza della pianificazione, avevano già affidato il progetto Ghf agli esecutori e si erano concentrati sul problema del dopoguerra, consultandosi con esperti finanziari e umanitari internazionali, potenziali investitori governativi e privati e alcuni palestinesi.
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