Gaza, nuova escalation: Hamas attacca a Rafah, Israele prepara la risposta armata
- Postato il 19 ottobre 2025
- Di Panorama
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Nuova escalation nella Striscia di Gaza. Secondo fonti locali, i miliziani di Hamas hanno lanciato armi anticarro contro le forze dell’IDF a Rafah, provocando pesanti scontri a fuoco e costringendo Israele a reagire con colpi di mortaio e raid aerei nel nord e nel sud della Striscia. Si tratta di un episodio che, secondo le prime valutazioni dei vertici militari israeliani, rappresenta una violazione diretta del cessate il fuoco raggiunto dopo settimane di negoziati internazionali.
Le Forze di Difesa Israeliane (IDF) non hanno ancora diffuso un comunicato ufficiale, ma la gravità dell’incidente ha spinto il primo ministro Benjamin Netanyahu, il ministro della Difesa Israel Katz e i vertici dell’apparato di sicurezza a convocare una valutazione d’urgenza per definire la risposta alle nuove provocazioni di Hamas. Secondo il corrispondente militare di Channel 13, Or Heller, si è trattato di «un grave incidente a Rafah, in un’area dove le IDF si trovano in base all’accordo di cessate il fuoco. Hamas ha fatto esplodere un ordigno contro un veicolo del genio militare israeliano: si ritiene si tratti di un ordigno esplosivo improvvisato (IED) o di una carica anticarro». Dopo l’esplosione, le truppe israeliane hanno risposto con fuoco di copertura per estrarre i soldati feriti e mettere in sicurezza la zona. «Si tratta di un evento grave, con potenziali implicazioni sul proseguimento dell’accordo», ha aggiunto Heller.
Il Ministro della Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir, ha reagito con durezza, chiedendo a Netanyahu «di ordinare alle Forze di Difesa israeliane di riprendere pienamente le operazioni di combattimento nella Striscia di Gaza con tutte le forze disponibili». In una dichiarazione pubblica, Ben Gvir ha affermato che «le false illusioni secondo cui Hamas possa rispettare l’accordo firmato sono pericolose per la nostra sicurezza nazionale. Questa organizzazione terroristica nazista deve essere completamente distrutta, e prima lo sarà, meglio sarà». Non è la prima volta che Hamas viola la tregua. Venerdì scorso, un gruppo di miliziani era emerso da un tunnel nella zona di Khan Yunis e aveva aperto il fuoco contro le truppe israeliane. Le IDF avevano risposto neutralizzando i terroristi «in conformità con l’accordo». Nelle ultime ore, anche a Rafah, altri uomini armati sono stati individuati mentre tentavano di avvicinarsi alle posizioni israeliane: sono stati colpiti prima di riuscire a infliggere perdite.
Ben Gvir ha poi ribadito le sue posizioni nel corso del programma «Meet the Press» su Channel 12, dove ha rivelato di aver dato al premier «una scadenza» per smantellare Hamas e introdurre la pena di morte per i terroristi. Il leader del partito Otzma Yehudit ha minacciato di abbandonare la coalizione di governo se le sue condizioni non saranno rispettate. «Non saremo complici di una sconfitta nazionale né di una vergogna eterna», ha dichiarato, evocando un clima politico sempre più teso all’interno del governo israeliano. Dagli Stati Uniti è giunto intanto un avvertimento diretto a Hamas. Il Dipartimento di Stato ha informato i Paesi garanti dell’accordo di pace a Gaza di una «imminente violazione del cessate il fuoco da parte di Hamas contro la popolazione della Striscia». Secondo Washington, «un attacco pianificato contro civili palestinesi costituirebbe una grave violazione della tregua e metterebbe a rischio i progressi ottenuti con la mediazione internazionale». Se Hamas dovesse procedere con questo attacco, «saranno prese misure per proteggere la popolazione e preservare l’integrità del cessate il fuoco», ha fatto sapere il Dipartimento.
Mentre la tensione cresce, il dirigente di Hamas Mohammed Nazzal ha dichiarato alla Reuters che il movimento islamista «non intende andarsene» e vuole mantenere il controllo della sicurezza a Gaza «per un periodo di transizione». Un’affermazione che, secondo fonti americane, «mostra le difficoltà degli Stati Uniti nel chiudere definitivamente la guerra» e rappresenta uno dei principali ostacoli alla piena attuazione dell’accordo. Per tentare di salvare la tregua, l’inviato speciale della Casa Bianca Steve Witkoff è atteso nei prossimi giorni in Medio Oriente per monitorare l’attuazione del cosiddetto piano Trump per la fine del conflitto. Secondo il portale Axios, anche il vicepresidente J.D. Vance si recherà in Israele per coordinarsi con Witkoff e incontrare le autorità israeliane. In un’intervista al programma «60 Minutes» della Cbs, Witkoff e Jared Kushner, principali mediatori del cessate il fuoco, hanno ammesso di essersi «sentiti un po’ traditi» dopo il fallito blitz israeliano a Doha contro i vertici di Hamas, avvenuto lo scorso mese. Tuttavia, entrambi hanno ribadito il proprio impegno a «trovare una via d’uscita stabile e duratura per la Striscia di Gaza».
In Israele, però, non mancano le perplessità. I due inviati di Trump intrattengono da anni rapporti d’affari con gli emiri del Qatar, che restano mediatori cruciali tra Hamas e la comunità internazionale. Un intreccio politico e finanziario che alimenta dubbi sulle reali prospettive di una pace duratura. La nuova ondata di violenze e le divergenze tra le parti rendono fragile il cessate il fuoco, mentre il governo israeliano appare diviso tra chi, come Netanyahu, vuole mantenere il dialogo con gli Stati Uniti e chi, come Ben Gvir, spinge per una ripresa immediata delle operazioni militari. Il futuro della tregua dipenderà ora da quanto Hamas sarà disposto a rispettare gli impegni assunti e dalla capacità dei mediatori internazionali di contenere l’ennesima spirale di fuoco che rischia di travolgere di nuovo Gaza e l’intera regione.