Gaza, il report Usa: Israele è sospettato di aver commesso “centinaia di violazioni dei diritti umani”, ma Washington chiude gli occhi

  • Postato il 31 ottobre 2025
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Le Israel Defense Forces sono sospettate di aver commesso “molte centinaia” di violazioni dei diritti umani a Gaza. Lo rivela un report riservato dell’Office of Inspector General del Dipartimento di Stato Usa pubblicato dal Washington Post. Si tratta del primo riconoscimento ufficiale, da parte di un’agenzia del governo americano, che i comportamenti dell’alleato israeliano possano rientrare nell’ambito delle “Leahy Laws“, le norme che vietano la fornitura di assistenza militare a unità straniere credibilmente accusate di gravi abusi.

La campagna militare israeliana, iniziata dopo l’attacco del Hamas del 7 ottobre 2023, ha causato decine di migliaia di vittime palestinesi, oltre 68mila secondo il governo della Striscia retto da Hamas, un bilancio che ha sollevato un’accusa internazionale di azioni sproporzionate e potenzialmente illegali. Secondo il rapporto, le denunce sono così numerose da rendere il processo di revisione “un compito che può durare anni”. Ma, soprattutto, la verifica per Israele segue una procedura “speciale”: la cosiddetta “Israel Leahy Vetting Forum“, in cui le segnalazioni passano per più livelli di analisi interna e richiedono il consenso finale del Segretario di Stato. In altri casi, invece, basta l’obiezione di un solo funzionario per bloccare l’assistenza militare.

A fare da cornice normativa a queste rivelazioni è il “Report to Congress under Section 2 of the National Security Memorandum on Safeguards and Accountability with Respect to Transferred Defense Articles and Defense Services”, pubblicato nel maggio 2024.
Il documento, trasmesso al Congresso, stabilisce che gli Stati Uniti devono garantire che i paesi destinatari di armi e assistenza militare — Israele incluso — forniscano garanzie credibili e verificabili circa l’uso conforme al diritto internazionale umanitario. Le condizioni chiave sono due: che le armi statunitensi non vengano usate in modo contrario alle leggi di guerra e che l’assistenza umanitaria non sia ostacolata nei territori coinvolti nel conflitto. Nel caso di Israele, il rapporto NSM-20 parla di “seri dubbi” circa la compatibilità di alcune operazioni israeliane con gli standard internazionali, e invita l’esecutivo Usa a migliorare i meccanismi di “civilian harm mitigation”, la riduzione dei danni ai civili, nei programmi di assistenza militare.

Il rapporto OIG, letto alla luce del NSM-20, rivela quindi il cuore del problema. Nonostante “centinaia” di segnalazioni di possibili abusi, nessuna unità dell’Idf è stata dichiarata inammissibile per l’erogazione dei fondi o l’assistenza militare. Il NSM-20 aggiunge un livello di complessità ulteriore: i meccanismi di “end-use monitoring” — cioè il controllo sull’uso finale delle armi — risultano difficili da attuare in contesti di guerra attiva. I funzionari statunitensi, ammette il rapporto, “non dispongono di pieno accesso o visibilità operativa” nelle aree di Gaza più colpite. In altre parole, anche se il sistema di regole esiste, manca la capacità pratica di farle rispettare. “A oggi gli Stati Uniti non hanno sospeso alcun sostegno alle unità israeliane nonostante prove chiare”, ha spiegato al Washington Post un ex funzionario del Dipartimento di Stato.

Un caso emblematico è quello di Omar Assad, cittadino statunitense deceduto nel 2022 dopo essere stato trattenuto da soldati israeliani a un checkpoint in Cisgiordania. Neanche la sua morte ha comportato la sospensione dell’assistenza: la soglia applicativa e le variabili diplomatiche incidono fortemente. Washington fornisce a Israele almeno 3,8 miliardi di dollari l’anno in aiuti militari e nel corso del tempo decine di miliardi di dollari in costi legati agli scontri. In questo quadro i due rapporti — quello dell’OIG e quello NSM-20 — delineano un quadro coerente e inquietante: un sistema di controllo sofisticato, ma bloccato dal peso politico delle alleanze.

L’emergere di queste conclusioni segnala un cambio di registro: per la prima volta Usa riconoscono tramite un proprio organismo che un alleato centrale come Israele è coinvolto in potenziali abusi nel quadro delle Leahy Laws. Il quadro che emerge è di una alleanza strategica che prevale sulle norme giuridiche, con conseguenze rilevanti per la credibilità internazionale degli Stati Uniti e per il futuro della protezione dei diritti umani nei teatri di guerra.

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