Gaza, gli imam italiani aderiscono all’appello dei rabbini: “Crimini di Hamas non legittimano la fame”

  • Postato il 23 agosto 2025
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Ottanta rabbini da tutto il mondo (anche da Israele) hanno lanciato un duro appello “per invocare” una “risposta” di fronte alla “crisi umanitaria” nella Striscia di Gaza. “I peccati e i crimini di Hamas – scrivono i rabbini – non esonerano il governo di Israele dal suo obbligo di compiere tutti gli sforzi necessari per prevenire la fame di massa”. A scendere in campo al loro fianco sono ora anche gli imam italiani membri del Consiglio delle guide religiose della Coreis, la comunità religiosa islamica del nostro Paese. A creare questo ponte è il fronte liberal della corrente “modern orthodox”, la parte più moderata dei religiosi ortodossi ebraici. Tra i rabbini che hanno promosso e sottoscritto la lettera vi sono Yosef Blau, esponente di primo piano del seminario teologico “Rabbi Isaac Elchanan” dell’università “Yeshiva” a New York, da poco in pensione e trasferitosi in Israele; il capo della “Yeshivat Maale Gilboa” in Israele; i rabbini capo di Polonia, Danimarca e Norvegia, oltre all’ex rabbino capo d’Irlanda, David Rosen – voce ebraica tra le più significative nell’ambito del dialogo interreligioso – unitamente a rabbini anziani di importanti congregazioni ortodosse di Los Angeles e Washington.

“Vi sono stati mesi in cui Israele ha bloccato i convogli umanitari, partendo dal presupposto errato che aumentare le sofferenze avrebbe portato alla resa di Hamas – è scritto nell’appello dei rabbini –. Il risultato è stato invece un aggravarsi della disperazione. La giustificata rabbia nei confronti di Hamas è stata pericolosamente amplificata da alcuni estremisti fino a trasformarsi in un sospetto generalizzato nei confronti dell’intera popolazione di Gaza, compresi i bambini, bollati come futuri terroristi. Nel frattempo, a Yehuda e Shomron (Giudea e Samaria, il nome ebraico della Cisgiordania, ndr) la violenza dei coloni estremisti ha provocato l’uccisione di civili e costretto gli abitanti dei villaggi palestinesi ad abbandonare le loro case, destabilizzando ulteriormente la regione”. Un richiamo alla responsabilità del governo israeliano senza se e senza ma: “In mezzo a questa devastazione – prosegue l’appello –, l’assenza di una chiara visione postbellica da parte del primo ministro Netanyahu ha permesso alle voci più estreme del governo israeliano, compresi i ministri della comunità sionista religiosa, di riempire il vuoto con proposte inquietanti. Fra queste vi sono anche l’esilio “volontario” forzato dei palestinesi da Gaza e il sacrificio degli ostaggi israeliani rimasti, nel perseguimento di una sfuggente “vittoria totale”. Questo momento richiede una voce diversa, fondata sui nostri valori ebraici più profondi e informata dalla nostra traumatica storia di vittime di persecuzioni”.

Dall’Italia è arrivata immediatamente una risposta firmata dagli Imam Yahya Pallavicini; Abd al-Basit Ouro; Ahmad Tabakovic; Mamadou Penda Thiam; Mokhtar Diop; Sajjad Hussein Shah e Tanveer Asghar (associazione Muhammadiah); Md Zahirul Haque; Abd al-Wadoud Gouraud; Hamid Abd al-Qadir Distefano; Mustafa Abd al-Adil; Mikail Mocci; Karima Dispoto; IlhamAllah Ferrero e Halima Rubbo. “Abbiamo ricevuto questa mattina – scrivono i rappresentanti del mondo islamico italiano – il testo di un appello scritto da alcuni rabbini ortodossi internazionali con un richiamo coraggioso e coerente sulla crisi umanitaria di Gaza. Sosteniamo questo dovere comune di testimonianza alla chiarezza morale dei religiosi proposto da alcuni maestri dell’ebraismo contemporaneo tra i quali salutiamo con fratellanza gli amici rabbini Melchior, Rosen e Schudrich, compagni storici di dialogo tra ebrei e musulmani in Europa e nel mondo. Oggi nel nostro sermone del venerdì nelle moschee d’Italia preghiamo per la sopravvivenza delle famiglie palestinesi a Gerusalemme e a Gaza e per il rilascio incondizionato degli ostaggi israeliani mentre chiediamo ai politici di disarmare i terroristi senza mai sterminare militarmente la dignità e la vita di qualsiasi popolo”.

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Il Fatto Quotidiano

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