Gaza, c'è una sola rivoluzione: contro il Papa e contro Israele
- Postato il 6 ottobre 2025
- Italia
- Di Libero Quotidiano
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Gaza, c'è una sola rivoluzione: contro il Papa e contro Israele
Nell’oltraggio alla statua di san Giovanni Paolo II, compiuto non casualmente a Roma, c’è più significato di quanto la vernice spray o la kefiah abbiano potuto esprimere. Sono trascorsi oltre 500 anni dalle tesi di Wittenberg con cui Martin Lutero prendeva come bersaglio il ruolo del Papa. E benché naturalmente, poiché Dio è soprannaturalmente immune alle offese, non si sia potuto realizzare lo sforzo utopico di dare l’assalto all’Onnipotente attraverso il Vicario di Cristo, è emersa visibilmente la linea continua della rivoluzione di cui Papa Pio XII disse che «ha voluto la natura senza la grazia; la ragione senza la fede; la libertà senza l’autorità; talvolta l’autorità senza la libertà».
Si avanza per tappe successive: prima va destituito il Pontefice (perché fa da ponte fra il cielo e la terra) con la pseudo-riforma protestante, poi si decapita il re con la ghigliottina durante la Rivoluzione francese, per proseguire abolendo i corpi sociali intermedi e sostituendo il collettivismo alla proprietà privata con il tragico esperimento comunista, che prepara la strada al totalitarismo nazionalsocialista. È un accerchiamento: l’ultimo a essere colpito è il padre, identificato con il patriarcato, la mascolinità tossica, il femminicidio. Così l’individuo, che la Chiesa, il trono, la corporazione, la famiglia, con i limiti delle imprese umane, provvedevano a difendere, si trova nudo di fronte allo Stato onnipotente. Infine ci si aggrega per abbattere anche le istituzioni residue, accusate di razzismo, omofobia o addirittura di complicità con genocidi. Il giudizio è senza appello: i governi sono repressivi, antidemocratici e liberticidi. È il caos, obiettivo ultimo della Rivoluzione.
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C’entra l’odio antisemita esploso nelle manifestazioni antifa e pro-Pal, in tutto quel secolare sforzo nichilista e distruttivo? Eccome. Ce lo ha spiegato Eric Voegelin nella sua opera Ordine e Storia, indicandoci «la creazione della storia da parte di Israele», non semplicemente la storia di un popolo o di una civiltà, ma la «storia universale» e «di una nuova verità nella storia», come «un nuovo genere di società, separato per elezione divina dalle civiltà dell’epoca». E ciò avvenne «attraverso il salto nell’essere, cioè la scoperta dell’essere trascendente come fonte dell’ordine nell’uomo e nella società».
Ecco perché «la preoccupazione per il declino della civiltà ha le sue radici nel timore sollevato dalla possibilità che la forma storica, così come è stata conquistata, possa anche andare perduta quando gli uomini e la società invertissero il salto nell’essere e rifiutassero un’esistenza sotto Dio». Qualcuno ora vorrebbe cancellare Israele e i suoi abitanti dalla storia oltre che dalla geografia. Senza capire che disconoscere il contributo dato dal popolo ebraico al patrimonio della cultura giudaico-greca-cristiana che abbiamo ereditato comporta automaticamente la rinuncia all’identità dell’Occidente.
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