Gaza, “abusi sessuali, scosse elettriche, botte”: un report denuncia le “torture sistematiche” delle Idf sui palestinesi
- Postato il 14 maggio 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Arresti arbitrari di massa di civili, compresi bambini e anziani. Detenzione senza accuse formali, in condizioni disumane. Torture fisiche e psicologiche, violenza sessuale. E’ l’atto d’accusa che il Centro Palestinese per i Diritti Umani (PCHR) rivolge alle autorità israeliane in un rapporto di 129 pagine che documenta “l’uso sistematico di torture e trattamenti disumani” inflitti dalle Israel Defense Forces ai palestinesi di Gaza arrestati a partire dal 7 ottobre 2023. Il rapporto, intitolato Tortura e genocidio: il futuro infranto degli ex detenuti palestinesi a Gaza, si basa sulle testimonianze di 100 ex detenuti, tra cui 10 donne, e sulle visite legali ad altre 53 persone ancora in custodia.
L’esercito israeliano, riferisce il rapporto, ha arrestato in massa civili palestinesi di Gaza, “trasferendoli ripetutamente da un centro all’altro e sottoponendoli a condizioni disumane e a forme estreme di maltrattamento fisico e psicologico che equivalgono alla tortura”. La tortura, riferiscono gli autori, “ha seguito un andamento costante in tutti i centri di detenzione e ha interessato tutti i 100 intervistati che hanno subito gravi conseguenze per la salute“. I detenuti sarebbero stati sottoposti a “tecniche di interrogatorio brutali”, “vari metodi ben noti di tortura, tra cui ripetute percosse, sospensione, scosse elettriche, posizioni di stress forzato, violenza sessuale, nonché la violenza psicologica”. Nel corso della detenzione “la stragrande maggioranza delle persone intervistate è stata tenuta in isolamento e tutte sono state rilasciate a Gaza senza alcuna accusa“.
“Siamo arrivati in un sito militare che non riconoscevo – ha raccontato un paramedico di 35 anni arrestato a Gaza City -, sono apparso davanti a un investigatore militare della brigata Golani, che mi ha costretto a prendere una pillola presumibilmente con effetti allucinogeni con una quantità molto piccola di acqua (…). I soldati mi hanno poi messo un pannolino e una tuta color kaki, e mi hanno fatto stendere su un letto. Quindi che mi hanno messo un anello di ferro intorno alla testa e degli anelli di metallo ai piedi, entrambi usati per darmi ogni tanto scosse elettriche in testa e nei piedi. L’investigatore ha iniziato a dire parole specifiche in attesa della mia risposta come ‘armi-Hamas-ostaggi-tunnel-7 ottobre’ e quando non ho risposto o l’investigatore non ha gradito la mia risposta, mi ha dato una scossa. Onestamente, mi sentivo molto strano come se stessi volando nel cielo e non pienamente consapevole di essere in grado di rispondere alle domande. Sono rimasto così per giorni durante i quali sono stato costretto a prendere pasticche allucinogene e sono stato sottoposto a scosse elettriche. Un giorno, ha proseguito il 35enne, “i soldati mi hanno legato i piedi con una catena e mi hanno tirato su fino al soffitto. La mia testa era penzolante verso il basso, e hanno sommerso la mia testa in un secchio d’acqua. Ero estremamente assetato, così ho bevuto una grande quantità di acqua. Hanno premuto la mia testa nell’acqua per un po’ di tempo e incatenato le mie mani e i miei piedi, così ho a malapena toccato il terreno […] per diverse ore”.
Agghiacciante anche il capitolo degli abusi sessuali “sottodimensionati – scrivono gli autori – a causa della normale riluttanza delle vittime nel fornire informazioni tanto sensibili”. “Stavo bevendo da un rubinetto quando uno dei soldati mi ha visto e mi ha dato calci così forti allo stomaco che mi ha fatto vomitare – è il racconto di un 33enne arrestato nel corridoio di Netzarim -. Poi mi ha trascinato in una stanza, mi ha ordinato di spogliarmi nudo, mi ha afferrato i genitali e mi ha sollevato, così sono svenuto. Mi sono svegliato per le botte che mi stavano dando mentre ero incosciente”. “Il giorno del mio arresto – ha raccontato un altro detenuto, un 30enne arrestato nella stessa zona – sono stato spogliato di tutti i miei vestiti tranne i miei boxer al posto di blocco di Netzarim, davanti a decine di giovani uomini e soldati israeliani (…). Dopo di che, dentro la prigione, ogni giorno gli ufficiali di servizio ci ordinavano di abbassare i pantaloni fino alle ginocchia. In un’occasione, dopo che mi era stato chiesto di abbassare i pantaloni e boxer, uno dei soldati ha tentato di infilarmi un bastone nel retto, causandomi una lesione significativa “.
“Soldati maschi mi hanno portato in una delle stanze e mi hanno ordinato di togliermi i vestiti, ma ho rifiutato, così hanno portato tre donne che mi hanno perquisito”, ha raccontato una ragazza di 29 anni arrestata a Gaza Nord. Uno dei soldati “mi ha chiesto perché non ero ancora sposato e io ho risposto: “È la volontà di Dio”. Lui ha riso e mi ha chiesto se ero ancora vergine, e che lo avrebbe saputo attraverso i soldati. Mi stavano interrogando mentre ero circondato da soldati e sotto la minaccia di armi (…). Ci accompagnarono in un edificio vuoto, dove picchiarono duramente gli uomini mentre tentavano di toccare le zone sensibili del mio corpo, e io cercai di muovermi per evitare che mi toccassero”.
“Gli atti di tortura – conclude il PCHR – costituiscono atti di genocidio, vale a dire ‘causare gravi danni fisici o mentali ai membri del gruppo’ e ‘infliggere deliberatamente al gruppo condizioni di vita calcolate per provocare la sua distruzione fisica in tutto o in parte'”. “Le dichiarazioni e i modelli di comportamento dei diretti autori mostrano la loro piena consapevolezza del danno che stavano infliggendo e la loro intenzione che esso avesse conseguenze durature per i palestinesi di Gaza, ben oltre il periodo della loro detenzione. Di conseguenza, il PCHR conclude che queste azioni sono state eseguite con l’intento di distruggere la popolazione palestinese di Gaza”.
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