Gas, gli Usa stringono accordi con Cipro, Grecia e Israele in chiave anti-Russia: “Ridurre la dipendenza da attori ostili”

  • Postato il 13 novembre 2025
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Gli Stati Uniti intendono esercitare un ruolo egemonico sul mercato energetico europeo, e per riuscirci vogliono realizzare un piano strategico incentrato sul Mediterraneo Orientale. Un summit a quattro svoltosi ad Atene tra i ministri dell’Energia di Cipro, Grecia, Israele e Stati Uniti si è chiuso con una dichiarazione congiunta, riportata da Ynet, che condanna la Russia e ribadisce l’impegno per raggiungere l’obiettivo di “diversificare le fonti energetiche regionali” e “ridurre la dipendenza da attori ostili”. Nelle mire di Washington ci sono le (residue) esportazioni energetiche russe dirette verso l’Europa, una fonte di preoccupazione geopolitica a causa delle rivalità in Ucraina ma soprattutto economica perché ostacola la piena penetrazione di Washington nel Vecchio Continente.

Al centro degli interessi americani c’è la Grecia, che ha siglato un accordo ventennale con Washington per potenziare le importazioni di gas naturale statunitense e trasferirlo nel resto dell’Europa Orientale. Gli Stati Uniti invieranno, a partire dal 2030, 700 milioni di metri cubici di gas naturale liquefatto ad Atene che lo redistribuirà poi agli altri Stati membri dell’Unione Europea sfruttando i gasdotti già esistenti. L’accordo rafforza l’intesa siglata, lo scorso luglio, tra Washington e Bruxelles che impegna l’Unione Europea ad acquistare 250 miliardi di dollari annui di petrolio, gas naturale e tecnologia nucleare americani per i prossimi tre anni.

Durante l’incontro di Atene è stato siglato un ulteriore accordo bilaterale tra Atene e Washington. Questa intesa consentirà alle compagnie ExxonMobil, Energean ed Helleniq Energy di esplorare i giacimenti offshore di gas situati a 30 chilometri dall’isola di Corfù, un tesoro che potrebbe valere circa 200 miliardi di metri cubici di gas naturale e che non è mai stato esplorato in precedenza. Il progetto, che prenderà vita tra la fine del 2026 e l’inizio del 2027, richiederà l’investimento di una cifra compresa tra i 50 ed i 100 milioni di dollari mentre il 60 per cento dei proventi spetteranno all’americana Exxon. Washington potrà, in questo modo, rafforzare le proprie posizioni in una regione strategica.

Il quadro geopolitico plasmato dagli americani in Medio Oriente sta, poi, facilitando la nascita di un un progetto che si trova ancora sulla carta. Si tratta di un gasdotto da 400 milioni di dollari che collegherà Israele, Cipro e Grecia e che rafforzerà la cooperazione energetica regionale contribuendo allo sviluppo del settore nel Mediterraneo Orientale. Il progetto, come ricordato da Formiche, rappresenterà un passo in avanti per l’integrazione energetica regionale rafforzando i legami energetici tra Israele e l’Europa e riducendo la dipendenza di Bruxelles dal gas naturale di Mosca. La volontà di esportare gas israeliano verso l’Europa mediante un gasdotto, conosciuto come EastMed, è sulla carta da anni ma una serie di ostacoli tecnici ed economici ne avevano impedito la realizzazione. Il progetto potrebbe provocare un marcato peggioramento dei rapporti tra Stati Uniti, partner regionali e Turchia. Ankara, non coinvolta nell’iniziativa, si è opposta e continua ad opporsi alla realizzazione del gasdotto. L’infrastruttura dovrebbe attraversare le acque territoriali rivendicate da Turchia e Grecia e la sua realizzazione pratica potrebbe inserirsi in un quadro regionale già segnato dalle tensioni tra Atene, Nicosia ed Ankara.

Il Mediterraneo Orientale è ricco di risorse energetiche ma il loro sfruttamento è ostacolato da un quadro legale complicato. I Paesi che vi si affacciano rivendicano Zone Economiche Esclusive che si sovrappongono le une alle altre e non è mai stato raggiunto un accordo che abbia portato ad una risoluzione della questione. La Turchia, come ricordato da Bee Magazine, rivendica ampie aree del Mediterraneo Orientale ed ha intensificato la sua presenza navale in aree contese sfidando Cipro e Grecia e portando ad un aumento delle tensioni regionali.

Cipro ha avuto difficoltà nello sfruttare le proprie risorse energetiche offshore proprio a causa degli interventi della Turchia, che può contare sulla sponda della Repubblica Turca di Cipro Nord, una nazione non riconosciuta da alcun Paese al mondo che controlla la porzione settentrionale dell’isola mediterranea ed è politicamente vicina ad Ankara. La Turchia ha, inoltre, un buon rapporto con la Russia e la vicinanza tra i due Stati non può che preoccupare le controparti. Cipro e Grecia si sono, invece, avvicinate ad Israele mentre gli Stati Uniti muovono le redini di un quadro generale che dovrà, in prima battuta, generare vantaggi proprio per Washington. La complessità delle dinamiche regionali potrebbe rivelarsi fonte di difficoltà per la Casa Bianca, che dovrà cercare di conciliare le capacità di mediazione e di calmierare gli interessi e le pretese di nazioni contrapposte ma formalmente inserite nell’Unione Europea e/o nell’Alleanza Atlantica.

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