Garlasco, sull’omicidio Poggi la Procura prova a stringere
- Postato il 19 maggio 2025
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Il Quotidiano del Sud
Garlasco, sull’omicidio Poggi la Procura prova a stringere
La procura della Repubblica si avvia a stringere il cerchio delle nuove indagini sull’omicidio di Chiara Poggi avvenuta a Garlasco il 13 agosto 2007
C’è un prima e un dopo lungo ben 18 anni nelle indagini sul delitto di Garlasco. Il prima ha il volto di Alberto Stasi, condannato a 16 anni per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto del 2007. Il dopo ha tanti volti su cui gli investigatori concentrano l’attenzione: il primo è quello di Andrea Sempio, unico indagato ufficiale nel nuovo filone di inchiesta, accompagnato dalla cerchia di amici di Marco Poggi, fratello della vittima – non indagati ma sottoposti a esame del Dna – che frequentavano la villetta di via Pascoli, e le cugine, le gemelle Cappa tornate sotto i riflettori ma al momento non iscritte nel registro degli indagati. Dopo giorni di ritrovamenti, perquisizioni e il maxi incidente probatorio, domani potrebbe esserci una giornata chiave per le nuove indagini sull’uccisione di Chiara.
La Procura prova a stringere il cerchio: non solo il nuovo indagato Andrea Sempio. Anche Alberto Stasi domani sarà sentito dai magistrati nel primo pomeriggio, come testimone assistito, ossia accompagnato dai difensori, Giada Bocellari e Antonio De Rensis. Sempio è convocato a Palazzo di giustizia alle ore 14 e non è escluso che i due si possano, anche se solo casualmente, incrociare. Visto che l’intenzione del pool inquirente è stringere il cerchio intorno a Sempio, le domande ‘incrociate’ potrebbero servire a ricostruire i rapporti tra la vittima e altri personaggi tirati in ballo in questi anni a Garlasco, e magari definire chi possa essere Ignoto 2 visto che Sempio è indagato per omicidio in concorso con altri.
Se la strategia di Stasi, deciso a riscrivere una nuova storia su quanto avvenne 18 anni fa in quella villetta è intuibile, quella di Sempio è meno evidente. L’ex bocconiano con tutta probabilità risponderà, visto che ha quasi finito di scontare la sua condanna definitiva nel carcere di Bollate, mentre il nuovo indagato potrebbe decidere di non rispondere, in attesa della chiusura delle indagini, per avere il quadro completo delle accuse che i magistrati gli muovono.
L’indagato, accompagnato dai suoi avvocati Angela Taccia e Massimo Lovati, ha la facoltà di non rispondere o rendere dichiarazioni spontanee, ma per ora non svela le mosse. Il dispiegamento di forze messo in campo dalla Procura e dai carabinieri di Milano è notevole e domani, dopo giorni di mosse a sorpresa, sul tavolo dei magistrati potrebbe spuntare un asso dalla manica. Non è tutto.
Sempre domani, verrà sentito a Venezia come testimone – da tempo si è trasferito a Mestre – Marco Poggi, fratello della 26enne uccisa.
Era in vacanza in Trentino quando è avvenuto il delitto della sorella. Ed è la contemporaneità delle tre convocazioni che fa pensare ad un chiaro segnale sulla volontà della Procura di stringere i tempi. Gli ultimi giorni prima del faccia a faccia con i vecchi e nuovi protagonisti della vicenda sono stati frenetici, sempre avvolti dalla grande attenzione mediatica che c’era in quell’estate del 2007. L’iscrizione nel registro degli indagati di Sempio dopo tanti anni, l’analisi del Dna sulla comitiva di amici di casa Poggi, l’sms di una delle gemelle Cappa, cugine di Chiara, il ritrovamento di oggetti e di una presunta arma del delitto nel canale Tromello.
E se Gian Luigi Tizzoni, legale dei genitori di Chiara, difende la prima verità processuale sul delitto di Garlasco, “Lo Stato ai Poggi ha consegnato la verità, ma oggi quella verità non la difende”, gli inquirenti vogliono vederci chiaro.
Per i risultati informatici acquisiti ci vorrà tempo, mentre appare più suggestivo che preoccupante il vecchio tema sull’omicidio di Chiara Poggi scritto nel 2013 come prova in un corso di giornalismo svelato dallo stesso Sempio ai carabinieri che hanno bussato alla sua porta di Voghera. E il rinvenimento della possibile arma arenata da anni sul fondale melmoso del canale non sembra dare rapide certezze. Servirà probabilmente una comparazione tra i possibili oggetti ripescati – un attizzatoio, una mazzetta da muratore e la testa di un’ascia – con le foto delle ferite della vittima ed esami specifici per capire da quanti anni quegli strumenti sono rimasti nell’acqua per avere risposte. L’avvocato Tizzoni ha detto di non sapersi esprimere “sull’attendibilità di questo ritrovamento, peraltro pilotato”. Ma di certo dopo anni in acqua non si potrà trovare dna “ed è abbastanza certo che non si potrà individuarlo come arma del delitto”.
Nel frattempo, dopo che nei giorni scorsi aveva fatto notizia un presunto sms mandato da Paola Cappa ad un amico, in cui era scritto “Mi sa che abbiamo incastrato Stasi”, il destinatario di quel messaggio esce allo scoperto. “Se la Procura me li chiede, li fornisco”: Francesco Chiesa Soprani, ex manager dello spettacolo, su Repubblica ha parlato dei messaggi locali che ha detto di avere ricevuto da Paola Cappa il giorno del prelievo del dna di Andrea Sempio. Su quel messaggio chiarisce che “non è come è stato raccontato. Chi lo ha riportato deve avere letto il titolino indicativo che avevo dato io nella fotografia-memo a un vocale: ‘Incastrare Stasi’. Ed è venuta fuori sta cosa”. Del contenuto dei vocali non parla se non per dire che “ce n’è uno in cui Paola smentisce alcuni racconti della gemella Stefania, ma non voglio parlare”. I colpi di scena potrebbero non essere finiti.
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Garlasco, sull’omicidio Poggi la Procura prova a stringere