Garlasco, su «ignoto 3» è scontro tra accusa e difesa: ecco su cosa si discute

  • Postato il 15 luglio 2025
  • Di Panorama
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È un uomo. Non è né Alberto Stasi né Andrea Sempio. Per la seconda volta, le analisi genetiche hanno confermato la presenza di “Ignoto 3” nella bocca di Chiara Poggi. Un colpo di scena che alimenta nuove tensioni tra accusa e difesa nel caso Garlasco.

La seconda prova scientifica ha confermato quanto già emerso: il profilo biologico identificato come “Y947” appartiene a un uomo ancora senza nome. Il DNA rilevato sul tampone orofaringeo eseguito nella bocca di Chiara Poggi ha restituito lo stesso risultato del primo esame. Si tratta dell’ormai noto “Ignoto 3”, un soggetto di sesso maschile sul quale ora si concentrano le indagini dei carabinieri del nucleo investigativo di Milano e della procura di Pavia.

Chi è Ignoto 3? Le ipotesi restano aperte: potrebbe essere l’assassino di Chiara, il complice del nuovo indagato Andrea Sempio – secondo la pista seguita dai pm guidati dal procuratore aggiunto Fabio Napoleone – oppure, più banalmente ma non meno inquietante, un operatore (medico, investigatore o tecnico) che avrebbe toccato il corpo senza le necessarie precauzioni durante i rilievi, l’autopsia o la raccolta dei campioni.

Proprio su questo punto si è mossa Denise Albani, genetista incaricata dalla giudice Daniela Garlaschelli per l’incidente probatorio. Albani ha annunciato ai consulenti l’intenzione di «relazionarmi con il dottor Ballardini», il medico legale che eseguì l’autopsia, per «avere qualche specifica in più» su come «è stato eseguito il tampone». Al momento, i periti si sono limitati a trasmettere i risultati del secondo test, perfettamente sovrapponibile al primo.

Un nodo non da poco riguarda proprio le modalità con cui venne effettuato quel prelievo. Negli atti dell’indagine che condusse alla condanna definitiva a 16 anni per Alberto Stasi, non è specificato chi partecipò al prelievo, né come fu eseguito. E soprattutto, resta inspiegabile il motivo per cui quel tampone orale non fu mai analizzato prima. Di certo, oggi, si sa che quel profilo genetico non appartiene né ad Alberto Stasi né ad Andrea Sempio. Un dato che la difesa considera potenzialmente decisivo.

Ma non per tutti. Il consulente di parte Luciano Garofano, ex comandante dei RIS che all’epoca seguì le indagini scientifiche sul caso e oggi difende l’indagato nell’incidente probatorio, liquida l’ipotesi di un ignoto assassino: «Quella garza non è un tampone orale (il medico legale lo definì così nella relazione), ma serviva a raccogliere il materiale di Chiara per poi confrontarlo con gli esiti delle analisi delle tracce ematiche trovate sulla scena del crimine». In altre parole, per Garofano, si tratterebbe di un’anomalia nella prassi: una garza non sterile, utilizzata solo come materiale di confronto e inserita nella bocca della vittima.

Una tesi, quella della contaminazione, condivisa anche da Gian Luigi Tizzoni, legale della famiglia Poggi, che da sempre rifiuta la necessità di una nuova inchiesta. Per Tizzoni, la quantità di materiale biologico rinvenuto è «infinitesima», e non sufficiente a fondare nuove piste investigative.

Anche la procura di Pavia non esclude la possibilità di una contaminazione, pur considerandola una circostanza assai anomala. Ma i numeri raccontano una storia più complessa: sul campione di garza dove era già stata accertata una contaminazione da parte dell’assistente di Ballardini, sono stati rilevati «1.2 picogrammi per microlitro» di materiale genetico, con un profilo parziale di «10 marcatori». Sul campione associato a “Ignoto 3”, invece, i valori sono raddoppiati: «2.4 picogrammi» e un profilo più completo, con «22 marcatori». Per gli inquirenti, un quantitativo tale da suggerire un contatto diretto con la bocca della vittima.

Per questo, l’indagine prosegue su due fronti: da un lato, si lavora per ricostruire l’elenco completo di tutte le persone che potrebbero aver toccato il corpo di Chiara Poggi nei giorni successivi all’omicidio, per interrogarle e raccogliere i loro profili genetici; dall’altro, si approfondiscono le relazioni di Andrea Sempio, che resta comunque al centro dell’inchiesta.

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Panorama

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