Garlasco, spunta un secondo scontrino: il nuovo colpo di scena che coinvolge Andrea Sempio
- Postato il 4 ottobre 2025
- Di Panorama
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Il delitto di Garlasco continua a produrre sorprese. Nella puntata del 3 ottobre di Quarto Grado è stato mostrato in esclusiva uno scontrino della famiglia Sempio datato 14 agosto 2007, il giorno successivo all’omicidio di Chiara Poggi. La ricevuta proviene dal parcheggio vicino alla libreria di Vigevano, lo stesso luogo in cui Andrea Sempio aveva dichiarato di essersi recato il giorno prima, trovandola chiusa.
La famiglia Sempio non ricorda con precisione chi utilizzò quel parcheggio in quella data, ma ipotizza che fosse stato proprio Andrea, tornato in libreria dopo il tentativo fallito del 13 agosto. Un dettaglio che rischia di cambiare la percezione sull’ormai celebre “scontrino del giorno dell’omicidio”, conservato dalla madre di Sempio e consegnato agli inquirenti come possibile alibi.
Le polemiche sugli indizi
Da anni il peso dello scontrino è al centro di critiche, interpretazioni e contestazioni. L’emergere di una seconda ricevuta, datata 24 ore dopo l’omicidio, potrebbe ridimensionare le accuse di manipolazione e restituire coerenza alla versione dei Sempio. Ma la vicenda resta intrisa di sospetti, con ogni documento letto come indizio o depistaggio.
Lo sfogo dell’ex maresciallo Spoto
Nella stessa puntata, a parlare è stato Giuseppe Spoto, maresciallo oggi in pensione, chiamato in causa per il suo ruolo nelle fasi investigative. La sua abitazione è stata perquisita di recente: «È stato uno shock, ma non ho nulla da nascondere», ha dichiarato.
Spoto ha ricostruito la telefonata dell’8 febbraio 2017 ad Andrea Sempio, quando gli notificò l’invito a comparire per un interrogatorio. Gli viene contestato il tono troppo colloquiale — quel “fare due chiacchiere” che nelle intercettazioni suona ambiguo. «Per me significava semplicemente consegnare la notifica, niente altro», ha ribattuto.
La microspia e i verbali contestati
Lo stesso Spoto ha ammesso che l’incontro con Sempio durò oltre un’ora perché, in quei minuti, un tecnico stava installando una microspia sull’auto dell’indagato. «Dovevo guadagnare tempo perché Andrea non si avvicinasse alla macchina», ha spiegato.
Un altro punto critico riguarda le trascrizioni parziali delle intercettazioni. Spoto respinge l’accusa di omissioni intenzionali: «Gli audio erano disturbati, se una frase non era chiara non la riportavo. Non per scelta, ma per correttezza».
I soldi e le accuse respinte
Tra le intercettazioni, la frase “dobbiamo pagare quei signori lì” è stata interpretata come sospetta. Spoto la chiarisce: «Si parlava degli avvocati, non certo di denaro a me». Alla domanda se abbia mai preso soldi dai Sempio, risponde netto: «Mai. Ho la coscienza cristallina».
Un caso che non si chiude
Il ritrovamento del secondo scontrino e le dichiarazioni di Spoto non chiudono nulla, ma riaprono tutto. Ogni nuova tessera sembra aggiungere complessità invece che spiegazioni. Il caso Garlasco resta un enigma che, a distanza di diciotto anni, continua a dividere opinione pubblica, investigatori e magistratura.