Garlasco, spunta un pc “fantasma” a casa Sempio: il nuovo tassello che agita l’inchiesta

  • Postato il 5 ottobre 2025
  • Di Panorama
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Il delitto di Garlasco è diventato, nel tempo, molto più di un cold case. È un enigma che ha già avuto una sentenza definitiva – quella che ha condannato Alberto Stasi – ma che non smette di produrre scosse di assestamento. La procura di Pavia, con la nuova indagine che coinvolge Andrea Sempio, ha scelto una strada chiara: non lasciare zone d’ombra, anche a costo di riaprire ferite che sembravano chiuse.

Il calendario parla chiaro: l’udienza per la conclusione dell’incidente probatorio è fissata per dicembre, ma le indagini continuano a stratificarsi giorno dopo giorno. E la sensazione è che ogni perquisizione aggiunga un capitolo, invece di chiuderne uno.

Il ritorno a casa e il “pc fantasma”

Andrea Sempio, tornato a vivere dai genitori dopo anni di distanza, è finito di nuovo al centro dell’attenzione. A maggio gli investigatori avevano già rovistato in quell’abitazione, trovando chiavette Usb e hard-disk. Ma a settembre è spuntato altro: un computer “fantasma”, non emerso durante la prima perquisizione, e che ora diventa il nuovo oggetto del mistero.

Secondo quanto dichiarato, si tratterebbe di un pc aziendale, fornitogli dalla società per cui lavora. Nulla di strano, sulla carta. Ma l’inchiesta di Garlasco ci ha abituato a diffidare delle spiegazioni lineari. Quel computer è stato sequestrato, e presto verrà analizzato: file, cronologia, accessi, tutto sarà setacciato. Perché in una vicenda dove ogni dettaglio si ribalta, anche un laptop può diventare un detonatore.

Un biglietto che apre scenari inquietanti

Il computer non è l’unico elemento raccolto nell’ultima tornata di perquisizioni. Su un foglietto, a casa Sempio, sono comparse due parole: “archiviazione” e “Venditti”. Non un dettaglio da poco. Perché è da lì che sono partiti gli accertamenti bancari sulla famiglia Sempio, culminati con la scoperta di movimenti sospetti sui conti.

Ed è così che, come in un domino, l’indagine pavese si è intrecciata con quella bresciana. L’ex pm Mario Venditti è finito sotto inchiesta, accusato di rapporti poco chiari con la famiglia Sempio. E le perquisizioni si sono allargate fino a coinvolgere due ufficiali di polizia giudiziaria dell’epoca.

La difesa di Spoto e la catena dei sospetti

Tra i nomi tornati in scena c’è quello di Giuseppe Spoto, maresciallo dei carabinieri in prima linea nelle indagini del 2007. Lui ha respinto con forza ogni addebito: “Non ho mai preso soldi dalla famiglia Sempio, non lo avrei mai fatto”. Ma il semplice fatto che il suo nome sia riemerso dice molto del clima che aleggia intorno a questo nuovo filone: nessuno sembra al riparo, nemmeno chi era dall’altra parte del tavolo delle indagini.

Diciotto anni di silenzi e nuove verità

L’omicidio di Chiara Poggi, il 13 agosto 2007, ha segnato l’Italia. E continua a farlo. Diciotto anni dopo, il tempo sembra non aver cancellato nulla, anzi: ogni nuova scoperta riapre vecchie domande e aggiunge nuove crepe. Per la legge, un colpevole c’è: Alberto Stasi, condannato in via definitiva. Ma per la società, per i giornali, per chi cerca ancora coerenza tra i fatti, la sensazione è che la storia sia incompleta.

Ecco perché la procura di Pavia vuole andare fino in fondo. Per provare a scrivere la parola “fine” su un caso che di definitivo, finora, ha avuto solo la capacità di tornare ciclicamente a galla.

La domanda che resta sospesa

E allora, diciotto anni dopo, la scena è questa: un computer sequestrato, un biglietto che pesa più di cento pagine di verbali, e un’indagine che si allarga come un cerchio nell’acqua.

Ma il centro resta sempre lo stesso: cosa è accaduto davvero a Chiara Poggi quella mattina di agosto? Una domanda che non ha ancora trovato risposta, e che continua a tenere l’Italia con il fiato sospeso.

Autore
Panorama

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